Notizie Calcio - "Prima eravamo molto forti davanti e soffrivamo dietro, ora le cose si sono capovolte. l calcio è molto strano, fino a una settimana fa si parlava di difesa che prendeva troppi gol, ora si parla dell’attacco. Dobbiamo trovare equilibrio tra le due fasi per tornare ad essere pericolosi e al contempo solidi". Musica e parole di Carlo Ancelotti, il leader calmo che, anche mentre tutti criticano e si lasciano andare al disfattismo, prova ad analizzare con razionale lucidità quello che sta accadendo alla sua squadra. Se prima il problema era la difesa, ora è diventato l'attacco. Se è vero - com'è vero - che in Italia i campionati si vincono con la difesa, è già un passo in avanti. Ma la fase offensiva, nel frattempo, i passi li ha fatti all'indietro e sicuramente più di uno. Il Napoli è passato dall'essere la squadra da tre gol a partita a quella che fa fatica a buttare la palla dentro. Una macchina da guerra che s'è inceppata, alla quale serve la mano attenta del proprio comandante.
Ancora oggi, comunque, il Napoli è il secondo migliore attacco del campionato. Soltanto l'Atalanta ha fatto meglio, tre gol in più, ma le 15 realizzazioni in sette partite (più 2 in altrettanti match di Champions League) vanno analizzate. Nelle ultime quattro partite, dal Cagliari al Torino e contando anche il Genk, la formazione azzurra è rimasta a secco per ben tre volte, andando a segno solo col Brescia. Anche in quel caso c'è stata la firma di Dries Mertens, l'uomo che spesso e volentieri predica nel deserto nell'attacco partenopeo. 5 fin qui i timbri del folletto belga, uno ogni partita e mezza praticamente. Quasi un terzo dell'intera produzione offensiva della banda Ancelotti. Anche lui, però, ha cominciato a rallentare, vittima di una squadra che forse sta smarrendo le sue certezze. Tuttavia, con un Insigne impalpabile nelle ultime uscite, è sempre stato l'ex Utrecht a provare a caricarsi sul groppone il peso dei suoi compagni dalle gambe pesanti.
Sì, adesso 'Ciro', l'idolo della folla, si comporta anche così. Da capitano, in soldoni. Sente la responsabilità degli anni che passano, sette da quando ha sposato l'azzurro, e della mancanza di trofei. Perciò si erge a leader, e prova spingere anche i compagni di reparto che vivono qualche momento di difficoltà. Milik, ad esempio, che dopo un'estate tribolata a causa degli infortuni, è da poco tornato disponibile ma ha già attirato qualche critica a sé per gli errori contro il Genk. Proprio lì, in Belgio, il belga-napoletano l'ha spronato prima, rincuorato poi, anche davanti alle telecamere: "Arek è un gran giocatore, bisogna avere fiducia in lui. Sarà di nuovo importante per questa squadra. L'ha dimostrato e lo dimostrerà ancora". E' da questo che si vedono i campioni. Il polacco vive un momento di difficoltà e Dries gli porge la spalla su cui appoggiarsi. Perché solo così, insieme, compatti, si può tornare ad emergere.