Mosca, 25 anni dopo Alvino grida vendetta: "Io, Maradona e quella notte in cui accadde l'impossibile"

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Mosca, 25 anni dopo Alvino grida vendetta: Io, Maradona e quella notte in cui accadde l'impossibile

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Alessandro Marrazzo - Twitter: AleMarrazzo1981

L'urna di Nyon, ha emanato il suo verdetto: Il Napoli affronterà la Dinamo Mosca. Dopo 25 anni, gli azzurri torneranno in Russia per disputare una competizione europea. Un quarto di secolo fa, lo Spartak Mosca eliminò la compagine di Bigon ai calci di rigore. Un giovane Carlo Alvino, adesso a Canale 8, seguì la squadra priva di Maradona in Russia. Il collega partenopeo fu testimone di un colpo di scena inaspettato che ebbe dei risvolti tanto inattesi quanto emozionanti. Il protagonista di tutto ciò, non poteva che essere proprio il Pibe de Oro. Ecco il racconto di quella serata per i lettori di CalcioNapoli24: 

"Correva l'anno 1990, precisamente il 7 di novembre.  Il Napoli era impegnato in trasferta proprio con la Spartak Mosca negli ottavi di quella che allora era chiamata Coppa dei Campioni . Stiamo parlando di 25 anni fa, ed allora le parole come 'internet' o 'cellulare' nemmeno erano state coniate. Si lavorava tra mille difficoltà a differenza di oggi. Prima della partenza, Moggi aveva dichiarato che chi non fosse partito con la squadra non avrebbe giocato. Manco a dirlo, mancava proprio Maradona che aveva deciso di disertare quella trasferta. 

Arrivati a Mosca, alloggiammo all'Hotel Cosmos, a poca distanza dall'Hotel di lusso dov'era invece la squadra. In serata, nella hall dell'albergo azzurro, ero impegnato a chiacchierare con Luciano Moggi, al tempo ds azzurro, suo padre e il presidente Corrado Ferlaino. Tra loro continuavano a ribadire ciò che il direttore sportivo aveva conclamato prima della partenza mentre da Napoli arrivavano voci che Diego avrebbe raggiunto la squadra.

Verso le 0.30 dissi al mio operatore, Stefano Traditi, di sistemare il tutto perchè di li a poco, avremmo preso un taxi e saremmo tornati in albergo a riposare. A quel punto mi si avvicinò Carlo Iuliano, addetto stampa del club, e mi disse testuali parole: "Fossi in te, non me ne andrei". Sentito queste parole, senza chiedere altro, cambiai il programma ed insieme al mio operatore, ci sistemammo alla meglio sui divani della hall. Eravamo in attesa che succedesse qualcosa, qualsiasi cosa. 

L'orologio segnava la 1.30 di notte quando, incredulo, vedo le porte dell'albergo spalancarsi, e Diego Maradona fare il suo ingresso seguito dal suo procuratore Marcos Franchi e dalla sua compagna Claudia Villafane. Strabuzzai gli occhi incredulo, era proprio lui. Indossava una pelliccia di lupo bianco, aveva deciso di essere della partita e raggiunse i compagni con un volo privato per la Russia. Ovviamente non rilasciò dichiarazioni, abbracciò calorosamente il suo amico Iuliano e gli chiese se potesse fargli portare del cibo in camera, poi sparì dietro la porta dell'ascensore. 

Fu un vero colpo di scena, Carlo Iuliano mi guardò e con la sua voce inconfondibile disse:  "Adesso puoi andare, non c'è altro". La sua voce diceva una cosa ma il mio intuito mi diceva l'esatto opposto. Pensai: "Ormai sono le 2.00, cosa vuoi che sia se si fanno le 3.00?". Mi alzai e passai davanti all'ascensore, le porte si aprirono e mi ritrovai nuovamente al cospetto di Maradona. Ci guardammo, accennò un sorriso e si avviò verso l'uscita in compagnia di coloro con cui aveva viaggiato. Avevo un ottimo rapporto con Diego e decisi di non infastidirlo con delle domande.

Decisi di aspettare che uscisse dall'hotel, e mi lanciai al suo inseguimento a debita distanza. Dissi all'operatore di non accendere la telecamera ed attendere gli sviluppi degli avvenimenti. Maradona si avviò verso la Piazza Rossa, poco distante da dove alloggiavano gli azzurri. La piazza era quotidianamente luogo di manifestazioni, era il tempo della Perestrojka del Presidente dell URSS, Michail Gorbaciov. Per questo motivo, il luogo era costantemente presidiato da poliziotti che ne vietavano l'accesso. La piazza era completamente transennata con filo spinato. 

Diego non se ne fece un problema, voleva visitare la storica piazza e cominciò a parlare con delle guardie per avere il permesso. Decidemmo di riprendere il momento, ma la luce intensa della telecamera attirò su di noi l'attenzione di Maradona e non solo. Diego non se ne fece un problema e perseverò nel suo intento ricevendone un rifiuto. Mi uscì spontaneo dire: "Oh, ma questo ha capito che sta parlando con Maradona?". La guardia si voltò verso di me stupita, non aveva capito nulla di ciò che era uscito dalla mia bocca, se non quel 'Maradona', e non serviva intendere altro.
Stupito, corse ad aprire un varco nel filo spinato per far passare el Pibe de Oro. Lasciò passare anche noi convinto che fossimo un solo gruppo.

Ebbi incredibilmente la possibilità di filmare Maradona in visita al Mausoleo di Lenin e alle bellezze della Piazza Rossa. Eravamo in cinque, in completa solitudine, immersi in un'atmosfera surreale. Diego Si limitò a trasmettere le emozioni che provava in quel momento lasciandosi filmare tranquillamente. Mi chiese solo la cortesia di non chiedergli nulla sulla partita, evitai.

Tornati in albergo verso le 3.00, incontrai di nuovo Carlo, stupito di trovarmi ancora li. Ricordo che mi prese sotto braccio e mi chiese cosa fosse successo. Ovviamente, gli raccontai tutto.

Il giorno dopo Maradona scese in campo. Diego entrò nella ripresa ed ebbe la meglio su i proclami di Moggi. Purtroppo il Napoli perse.

E' un ricordo emozionante che porterò sempre con me. Un esperienza dura, stancante, ma di grande soddisfazione e che ho avuto la fortuna di condividere con due colleghi davvero speciali: Gianfranco Lucariello e Ciccio Marolda. Dopo un quarto di secolo abbiamo la possibilità di prenderci una bella rivincita: la vendetta è un piatto che va servito freddo".

GUARDA LE FOTO INEDITE IN ALLEGATO DI UN GIOVANISSIMO CARLO ALVINO

GUARDA LA SINTESI DI QUELLA SERATA INDIMENTICABILE IN RUSSIA

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