Nella rosa del Napoli Campione D'Italia, c'è un giovane arrivato dal Sassuolo, che tanto bene ha fatto con quella maglia tanto da arrivare a giocare e vincere l'Europeo con la Nazionale italiana. E' Giacomo Raspadori, oggi attaccante del Napoli, ma dal passato ricco di aneddoti e curiosità. Con 'A casa di Jack' abbiamo provato a raccontarvi tutto, dai luoghi, la sua Castel Maggiore, la scuola e gli amici oltre a chi calcisticamente l'ha fatto crescere. Tra gli ospiti Francesca Benassi, amica di Giacomo e queste sono le sue parole, in esclusiva, a CalcioNapoli24:
Me lo racconti il tuo Giacomo?
“Ci siamo conosciuti da piccoli ma negli anni ci siamo un po' persi di vista. L'ho rivisto da grande, già giocatore di calcio in Serie A ed è rimasto uguale. La preoccupazione che ha per gli altri, è sempre disponibilie ed è simpatico, pungente ed ironico”.
La conoscenza comincia all'elementari
“Stesso Istituto ma sezioni diverse. Ero in classe col suo migliore amico e poi da lì si è creato un gruppetto anche con altri ragazzi del mondo calcistico”.
Lo vedevi giocare nella piazzetta?
“Noi giocavamo da parte e loro a calcio invece, di continuo anche all'oratorio di Via Bondanello”.
Alle scuole medie il contatto si intensifica un po'...
“Diciamo già prima delle medie dove ci siamo un po' persi”.
Eravate piccoli ma era un'amicizia speciale
“Era un'amicizia speciale...”
Arriva al Progresso e poi al Sassuolo...te lo portano via
“Me lo portano via ma sono molto amica di Elisa (la sua fidanzata, ndr) che sento spesso”.
Giacomo cresce e diventa calciatore del Sassuolo, poi capitano. Oggi lo vedi entrare nello stadio Maradona
“Io mi emoziono sempre tanto. Già quando fece l'esordio in serie A mi emozionai: oggi vederlo giocare, seguendolo nel Napoli da tifosa del Bologna mi fa scendere una lacrimuccia”.
Giacomo è stato vicino al Bologna...
“C'è stato, poi ha scelto altre strade. Si vede che doveva andare così, visti i risultati ha fatto bene”.
Tutto quello che ha toccato è diventato oro. L'emozione di Euro 2022...
“Grandissima, ci siamo riuniti in piazza e abbiamo vissuto la sua emozione: uno di noi, a Castel Maggiore era lì”.
Lo scudetto al Napoli?
“Emozione diversa. Lo scudetto è dei napoletani, faceva strano vederlo primo in classifica”.
L'emozione quando segna un gol?
“Seguo sempre i risultati di Giacomo, sperando che possa fare gol. Quando non lo fa penso 'peccato, non ha segnato'. E' sempre una grande emozione vederlo segnare”.
Hai un aneddoto che vi riguarda?
“Un po' personale però fa capire che persona è. La prima volta che si presentò alla mia famiglia, aveva 8-9 anni. Arrivò, strinse la mano a mio padre dicendo di essere l'amichetto speciale di sua figlia e mio padre rimase un po' impietrito, era così piccolo e così educato. Questo fa capire quanto sia educato e posato. Un giocatore di calcio che resta così umili non esiste”.
Cosa ti senti di dirgli?
“Ciao Giak, non sei di ispirazione solo per chi vuol fare il tuo lavoro ma per tutti, anche per me che rincorro un sogno e spero di poterci riuscire”.
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