ESCLUSIVA - Benitez: "Napoli? Non ho sentito De Laurentiis, ho una priorità. Peccato per lo scudetto, per battere la Juve devi essere perfetto. Su Sarri in Premier..." [VIDEO]

Esclusive fonte : dai nostri inviati a Newcastle, Claudio Russo ed Alessandro Marrazzo
Rafa Benitez, allenatore del NewcastleRafa Benitez, allenatore del Newcastle

NEWCASTLE UPON TYNE (Inghilterra) - “Napoli? Certo che me la ricordo”. A distanza di un anno, Rafa Benitez ci apre di nuovo le porte del centro

NEWCASTLE UPON TYNE (Inghilterra) - “Napoli? Certo che me la ricordo”. A distanza di un anno, Rafa Benitez ci apre di nuovo le porte del centro sportivo di Benton - immerso nel verde a qualche fermata di metro dal centro di Newcastle. L'anno scorso lo incontrammo alla vigilia dell'ultima partita di Championship contro il Barnsley, stavolta l'avversario è di Premier League ed è il Chelsea di Antonio Conte.

Newcastle salvo da cinque giornate prima dell'ultimo match, una stagione positivissima viste le aspettative dei media inglesi - che non avevano molto ottimismo sui Magpies: tanti scalpi conquistati durante la stagione, con quello del Chelsea di Conte che termina il trittico assieme a quelli del Manchester United di Mourinho e dell'Arsenal di Arsene Wenger.

Rafa Benitez ci accoglie col sorriso, è attento e a distanza di tre anni dal suo addio continua a chiedere informazioni su ciò che succede a Napoli e nel Napoli. Una lunga intervista esclusiva con CalcioNapoli24, quella con lo spagnolo, che racchiude di tutto: la stagione appena terminata al Newcastle, i rumors che vorrebbero il suo erede a Napoli - Maurizio Sarri - in Premier League nella prossima stagione, l’addio del 'suo' Pepe Reina al termine dell’anno. E l’ipotesi, che vivacchia ormai da settimane, che lo vorrebbe di nuovo sulla panchina del Napoli.

LE DICHIARAZIONI DI BENITEZ

Allora Rafa, un anno fa parlavamo di Rafalution dopo un campionato di Championship e relativa promozione: stavolta parliamo di una salvezza tranquilla, da neopromossa in Premier League non è semplice. Come è cambiato in quest'anno?

"Abbiamo fatto un grandissimo campionato, una squadra che arriva dalla Championship deve lottare con chi ha molti più soldi: tutti credono che le società di Premier guadagnino parecchio, in realtà non è così. Non tutti li ricevono, e per una società che sale in Premier fare ciò che abbiamo fatto - lavorare di squadra, essere salvi a cinque turni dalla fine - è quasi un miracolo. Alla fine il lavoro ha pagato: gran parte della rosa di quest'anno era con noi in Championship. Difensivamente la squadra si è mossa bene, in attacco la manovra ha funzionato sino all'area di rigore ma alla fine, come in tutti i campionati, conta la qualità"

Il momento più bello della stagione?

"Ce ne sono tanti, i tifosi ci sono stati sempre vicini. Ne scelgo uno: è stata fondamentale la vittoria contro il Manchester United, è stata la partita che ci ha dato fiducia e ha coinvolto tutti: tifosi, calciatori, società. Dopo la vittoria, in fin dei conti, tutti ci hanno creduto di più"

Il Newcastle è arrivato davanti a squadre più ricche e quotate: è azzardato dire che è la vittoria delle idee sul fatturato?

"Arrivare davanti a così tante squadre è difficile, perciò va detto che i miei calciatori hanno un merito 'tremendo'. Parlo sempre di fatturato, sì, è importante tanto quanto il lavoro di squadra. Qui le televisioni permettono alle società di guadagnare 110-120 milioni di euro, mentre chi sale dalla Premiership non ha a disposizione tutto questo denaro. Sul mercato si riflette tutta questa differenza, quando vorresti comprare giocatori di qualità"

In Italia c'è stato un gran discorso su questo argomento: è più importante la vittoria oppure il gioco? E' vincente solo chi porta un trofeo a casa, oppure chi fa oltre i propri mezzi? Il suo Newcastle come il Napoli, insomma...

"E' un discorso fatto già tanti anni fa in Argentina, da Menotti e Bilardo: si parlava del bel gioco e del vincere a tutti i costi. E' una domanda con un po' di trappola, secondo me: devi vincere, certo, ma giocando bene hai maggiori possibilità di farlo. Giocare bene e vincere è l'ideale, parlare di giocare bene e non vincere non piace a nessuno. Giocare male e vincere, invece, ha una sua scadenza: giocando male non si vince sempre. Poi è ovvio, la cosa più importante sarebbe vincere e giocare bene"

Impossibile non chiederle se ha seguito la stagione del Napoli...

"Guardo molto il calcio italiano, ho tanti amici lì: penso a Fabio Pecchia al Verona, che ha sofferto fino alla fine, così come Riccardo Bigon al Bologna. E' chiaro, il Napoli l'ho visto: ho tanti amici tra i giocatori, ho un forte rapporto con la città. Abbiamo seguito il campionato, abbiamo visto il gol di Koulibaly contro la Juventus: la squadra ha giocato ad un livello molto alto, è un peccato che non possa essere arrivato un titolo"

Proprio Koulibaly è stato uno dei suoi acquisti: che effetto le ha fatto quel gol? Il Napoli ha fatto la stagione migliore della sua storia, eppure non è riuscito a vincere lo scudetto: ma la Juventus come si batte?

"Tanti calciatori del Napoli che stanno assieme da cinque anni hanno il vantaggio di capirsi senza nemmeno guardarsi. Questo è un vantaggio, e con il lavoro di Sarri la squadra ha fatto un bel calcio sebbene le sia mancata la vittoria. Forse perchè la Juventus è forte, certo: noi contro di loro abbiamo vinto un titolo, e non è facile però loro hanno la capacità di migliorarsi tramite il mercato. Rimangono sempre al top, mentre al Napoli è diverso: sul mercato devi rischiare per acquistare la qualità. Quest'anno sono rimasti vicini, ma la Juventus è molto forte e per batterla devi essere vicino alla perfezione. Devi avere poi la cosiddetta mentalità vincente, perchè quando sei sotto pressione chi ha più esperienza può fare la differenza"

Il Napoli quest'anno ha messo da parte le competizioni europee per pensare allo scudetto, eppure dopo esser uscito dall'Europa League in tanti hanno ricordato la sua avventura europea...

"Mi fa piacere che la gente ricordi ciò che abbiamo fatto in quei due anni: da questo punto di vista ho parlato con alcuni miei giocatori sul numero di partite che facemmo al Chelsea quando vincemmo l'Europa League. Furono ben sessantanove. Vincere anche in Europa significa gestire bene la rosa, noi lo facemmo ed arrivammo, con il Napoli, alla semifinale di Europa League contro il Dnipro. Pensa, ai tempi del Valencia mi capitava di cambiare anche sette giocatori ma finivamo col vincere ugualmente: se poi andava male, si finiva a parlare della 'rotazione'. Credo che si debba avere un'idea, e si debba perseguirla essendo convinti che sia quella giusta. Dicevo sempre di 'nuotare per morire alla spiaggia', l'importante è capirlo: se vai a fare le coppe, sai che devi cambiare qualche giocatore per arrivare fino in fondo. Non è facile, ed è altrettanto difficile per la gente capirlo: quando fai qualche errore, iniziano le critiche ed è più facile concentrarsi solo sul campionato. Se invece hai l'ambizione di fare qualcosa in più, devi gestire e rischiare qualche volta"

Si è fatto il suo nome per la panchina del Napoli, quale sarà il suo futuro?

"Ho sentito tante voci, ma non ho parlato con De Laurentiis: ho un contratto con il Newcastle, sto parlando con loro per il rinnovo. Mi hanno fatto qualche proposta per rimanere qui per più anni, e poi devo gestire la famiglia: se ho deciso di venire al Newcastle e di rimanerci anche in Championship, è anche per via di quest'ultima. La priorità è rimanere in Inghilterra, sto parlando solo con il Newcastle in questo momento"

E' pronto ad ospitare Sarri in Premier League? Si parla tanto del Chelsea...

"Inizialmente non è facile per nessuno: devi avere la capacità di allenare e gestire bene la squadra, però un allenatore serio lo può fare anche qui. C'è più rispetto per il lavoro dell'allenatore, in Spagna ed in Italia si dicono tante cose: quando arrivai in Inghilterra al Liverpool, mi diedero tre anni di tempo per poter vincere qualcosa. Non c'era l'obbligo della vittoria, ma la gestione della squadra per poter arrivare a vincere un trofeo. In Italia ed in Spagna non è possibile, lì devi vincere al primo anno se non già alla prima settimana"

L'addio di Pepe Reina è ormai imminente, e si parla molto della possibilità che altri giocatori - tra quelli che sono arrivati nel suo biennio in azzurro - possano andare via. Sarebbe, sulla carta, una rivoluzione: una cosa giusta? 

"Credo che ogni caso sia diverso: Reina ha il contratto in scadenza e con lui non si poteva fare più niente, mentre con altri calciatori bisogna discutere e capire se siano importanti oppure no. E' un discorso che noi facemmo al secondo anno: Reina era un calciatore fondamentale sia in campo che fuori, la società deve sapere quali sono i calciatori più importanti per mantenere alto il livello e la mentalità per arrivare fino alla fine. Sono dell'idea che se un giocatore vuole andare via, qualche volta è meglio lasciarlo andare perchè non sarebbe 'mentalmente' con la squadra. Ogni caso è diverso, però: bisognerebbe parlare con loro e poi decidere. Cambiare tanti giocatori è un rischio, ma sia loro che gli allenatori hanno un ciclo e qualche volta è meglio cambiare ed andare avanti con altri"

di Claudio Russo - Twitter @claudioruss e Alessandro Marrazzo (@AleMarrazzo1981)

RIPRODUZIONE RISERVATA

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