Raspadori, l'ex allenatore Turrini: "Giacomo vero leader, salvò il Sassuolo contro l'Atalanta. Social? Ama lo studio e la serenità, sulla Nazionale..." | ESCLUSIVA

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Raspadori, l'ex allenatore Turrini: Giacomo vero leader, salvò il Sassuolo contro l'Atalanta. Social? Ama lo studio e la serenità, sulla Nazionale... | ESCLUSIVA

Ultime calcio Napoli 'A casa di Jack' l'ex allenatore al Sassuolo Francesco Turrini parla ai microfoni di CalcioNapoli24

Nella rosa del Napoli Campione D'Italia, c'è un giovane arrivato dal Sassuolo, che tanto bene ha fatto con quella maglia tanto da arrivare a giocare e vincere l'Europeo con la Nazionale italiana. E' Giacomo Raspadori, oggi attaccante del Napoli, ma dal passato ricco di aneddoti e curiosità. Con 'A casa di Jack' abbiamo provato a raccontarvi tutto, dai luoghi, la sua Castel Maggiore, la scuola e gli amici oltre a chi calcisticamente l'ha fatto crescere. Tra gli ospiti Francesco Turrini, ex allenatore di Raspadori nella Primavera del Sassuolo, in esclusiva, a CalcioNapoli24:

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Turrini sulla crescita di Raspadori

'Raspadori mi ha conquistato con l’intelligenza e la disponibilita?', lo hai definito cosi?. Sono le sue qualita? migliori?

“Intelligenza fuori dal campo, ma soprattutto calcistica. Un ragazzo che si adatta a più ruoli e lo fa in maniera propositiva e decisiva. Utilizzarlo in altra posizione, gli consente di fare bene e andare a trovare giocate e spazi giusti per aiutare i compagni. Dietro c'è una grandissima tecnica e vivacità, poca altezza ma forza fisica importante”.

Il tuo Raspadori, che rapporto avevi con lui? Dall'U15 alla Primavera il tuo cammino al Sassuolo, Giacomo lo hai visto crescere in Primavera

“Come me anche altri l'hanno allenato. Io ho avuto la fortuna di averlo in Primavera. Quando ho capito che questo ragazzo si metteva a disposizione della squadra in maniera completa, da leader dentro e fuori dal campo, diventando un trascinatore, ho visto che tutti i compagni lo seguivano e questa fu una fortuna”.

Arrivava da punta centrale, ma in quella Primavera avevi anche Scamacca. Da li? la volonta? di spostarlo esterno. Come gli comunicasti il cambio ruolo?

“Questo rientra nell'intelligenza del calciatore. Ha capito che Scamacca non avrebbe mai potuto giocare da esterno e subito ha capito. Gli ho chiesto la disponibilità di giocare sull'esterno e lui non ha avuto nessun problema”.

Realizzando anche gol pesanti...

“Ci ha dato una grossa mano. E' un finalizzatore, un uomo d'area di rigore pur sapendo fare da raccordo con il centrocampo. Un classico attaccante che quando c'è un cross, 9 su 10 è sulla palla”.

Da Bologna al Sassuolo con i genitori, quanto e? stato importante avere una famiglia solida alle spalle per questo ragazzo?

“Argomento delicato ed importante per due motivi: dietro ad un calciatore che arriva a questi livelli, c'è sempre una situazione familiare corretta, lasciandolo lavorare senza pressioni. Un problema che oggi ancora è più acceso, vedo familiari che arrivano alle risse, anche in categorie inferiori. Un ragazzo, così, è condizionato. Giacomo non ha avuto questa sfortuna, avendo alle spalle una famiglia che l'ha lasciato crescere in un settore giovanile che ti aspetta e ti lacia crescere concretamente. Lui, però, ci ha messo del suo”.

Il Sassuolo l'ha accolto e fatto crescere, anche la societa? l'ha aiutato tanto?

“Prima della Primavera ha avuto tanti allenatori ed istruttori importanti. Dall'Under 18 e Primavera ha incontrato altre persone, come il responsabile del settore Francesco Palmieri che gli ha dato una grossa mano per completare la sua crescita. Poi essere in una società che dà spazio anche in prima squadra ai giovani è stata la svolta. De Zerbi spesso lo voleva con lui negli allenamenti e la sua carriera è cambiata”.

Raccontami un aneddoto che vi riguarda

“E' sempre stato un leader e vuole giocare sempre. Tanti ragazzi soffrono un po' troppo la pressione, compresa la retrocessione e non riescono ad esprimersi al meglio. Giacomo voleva, invece, sempre giocare, in qualsiasi condizione fisica. Gli altri riconoscevano in lui queste qualità, dando il suo contributo alla squadra. Tanti ragazzi subiscono la pressione che lui non sentiva”.

Giacomo vive per il calcio, si prepara benissimo ed e? un costante esempio anche per i compagni di squadra in campo e fuori. La scelta di dargli la fascia da capitano non fu difficile...

“Assolutamente si. La si dà ad un giocatore che ha queste caratteristiche e per lui era normale indossarla”.

Racchiudi la stagione di Giacomo con te in un'azione o una giocata

“Difficile dirlo. Terzultima partita di campionato, eravamo quasi retrocessi, avevamo perso a Napoli e giocavamo a Torino. La situazione era complicata, giocammo con l'Atalanta e nella rifinitura mi fermai a parlare con lui. Gli chiesi quasi a cuore aperto di provarci. Era una sfida impossibile giocare contro quell'Atalanta, ma capii che, quando mi rispose che ce l'avremmo fatta, avremmo vinto la gara. Davide batte Golia, con un calcio di rigore suo alla fine della partita. Ci diede la possibilità di andare a Torino e vincere e giocare col Genoa e salvarci. Un particolare vero ed emozionante”.

Come giudichi la sua stagione al Napoli?

“Ha iniziato bene, giocando e facendo gol soprattutto in Champions, mostrando a Spalletti la sua duttilità in area di rigore oltre che incisività. Gli attaccanti del Napoli hanno fatto bene ma lui aveva messo in conto di poter trovare meno spazio del solito. Poi è arrivato un infortunio e aveva messo in conto la situazione. Sa stare al suo posto e ha sfruttato la situazione”.

Nessun italiano come lui: quattro gol consecutivi nelle prime tre gare disputate in Champions League

“Impatto devastante, gol bellissimi. Ha avuto un impatto non prevedibile, non era facile e questo dice tutto su quanta abnegazione mette negli allenamenti e nelle partite. Continua a studiare, conduce una vita serena e tranquilla, un po' al di fuori della norma. Molti ragazzi vivono la fama sui social, lui ha una serenità che lo rende forte ancora di più”.

Qualcuno l'ha paragonato a Mertens, e? un paragone che regge?

“Prima di paragonarlo ad un giocatore così importante, Giacomo deve lavorare ancora tanto. Ci può stare, ha caratteristiche simili”.

Il fratello Enrico, rapporto stretto. Anche questo l'ha aiutato nella tranquillità e nella crescita?

“Si, spesso tra fratelli c'è rivalità ma tra loro non è stato così. Questo ha dato una mano a Giacomo. Sapeva di poter contare su di lui e l'ha aiutato”.

Se dovessi racchiuderlo in 3 aggettivi?

“Lo definirei umile, potente ed incisivo”.

Dove può arrivare?

“Ha davanti un grande futuro anche in Nazionale con Mancini che l'ha voluto anche all'Europeo ed era un azzardo. Sicuramente non ha limiti e ha davanti una carriera importante sia a Napoli che in Nazionale. A soli 23 anni ha vinto un Europeo e uno Scudetto e onorificenza da parte del capo dello stato”.

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