Raspadori, l'ex allenatore Filippini: "Il mio Jack era centrocampista ma aveva una pecca. Saltò una finale per il mare. Ricordo che lui e sua nonna..." | ESCLUSIVA

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Raspadori, l'ex allenatore Filippini: Il mio Jack era centrocampista ma aveva una pecca. Saltò una finale per il mare. Ricordo che lui e sua nonna... | ESCLUSIVA

Ultime calcio Napoli 'A casa di Jack' Francesco Filippini ex allenatore di Raspadori al Progresso Calcio ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24

Nella rosa del Napoli Campione D'Italia, c'è un giovane arrivato dal Sassuolo, che tanto bene ha fatto con quella maglia tanto da arrivare a giocare e vincere l'Europeo con la Nazionale italiana. E' Giacomo Raspadori, oggi attaccante del Napoli, ma dal passato ricco di aneddoti e curiosità. Con 'A casa di Jack' abbiamo provato a raccontarvi tutto, dai luoghi, la sua Castel Maggiore, la scuola e gli amici oltre a chi calcisticamente l'ha fatto crescere. Tra gli ospiti Francesco Filippini, suo ex allenatore al Progresso Calcio, in esclusiva, a CalcioNapoli24:

 

Raspadori, l'ex allenatore Filippini

Mister, il tuo Giacomo al Progresso?

“Il mio Giacomo era un ragazzo che era uscito dai Pulcini e poi, nel 2010/2011, cominciò a giocare con i più grandi. Ha sempre dato disponibilità al lavoro, puntuale agli allenamenti ed è sempre stato esemplare”.

Mister, con te Giacomo era nella categoria Pulcini/Esordienti, ma eè vero che portava il 5? Anche se si giocava soltanto in 7

“E' vero, portava il 5 come negli anni precedenti”.

E' vero che giocava da centrocampista? Un vero e proprio tessitore di gioco

“Con le proprie doti era in grado di fare girare la squadra ai suoi ritmi. Si giocava a 7 e si cominciava a parlare di reparti, da centrocampista centrale dettava i tempi in fase difensiva e offensiva”.

In pratica vinceva le partite da solo, tanto da portarlo a giocare nelle categorie superiori

“Quando ci si metteva, senza dubbio. Poi è chiaro che la categoria ti portava ad affrontare anche avversari di un certo livello e, se posso muovere una pecca in quel ruolo, gli contestavo la poca propensione alla difesa. Non gli mancava la grinta, l'intensità e la dedizione. In quell'anno, insieme alla società, pensammo ad una staffetta nell'utilizzo del ragazzo. Per la propria fascia di età era già superiore e, spesso, veniva mandato a giocare con ragazzi di un anno più grande”.

Era molto piccolo ma un vero leader dentro e fuori dal campo anche con i compagni. Queste le parole di un giovane Raspadori in Serie A sui giovani: “La cosa importante per un giovane è permettergli di sbagliare, non vanno accantonati i ragazzi al primo errore. E sta a noi giovani non buttarci giù alla prima difficoltà Bisogna credere in sè stessi. Le occasioni, prima o poi, arrivano per tutti”.

“Lo era, ma il bimbo che ha qualcosa di più, viene letto dai propri compagni di squadra come il leader. Non ha mai fatto mosse particolari per rendersi tale nei confronti dei suoi compagni e questo ha fatto la differenza. C'è molto di lui i queste parole. Il suo cammino è coerente con quello che ha fatto nel corso del tempo”.

Gli aneddoti su Raspadori

A microfoni spenti mi raccontava dei palloni posati nella buca, in pratica non voleva mai lasciare il campo

“Giacomo era sempre il primo che andava a raccogliere i palloni e tutto il materiale. Non era corretto per un discorso di gruppo e gli si diceva che anche gli altri avrebbero dovuto farlo”.

Un aneddoto pensando a Giacomo?

“Giacomo non ha una situazione particolare, nell'annata con me è stato normale, partecipava insieme ai compagni ed era molto presente. Ci ha fatto vincere dei tornei e faceva la differenza, però non ha mai creato situazioni particolari. Un rammarico, però, a fine stagione c'è stato: la Federazione Scuole Calcio radunava le migliori scuole calcio delle province e organizzava un torneo. Andiamo a fare le finali, come scuola calcio regionale ma mi dissero che Giacomo non era a disposizione. Rimasi di stucco, ma i suoi genitori decisero che in quel fine settimana si doveva andare al mare e noi giocammo senza di lui”.

Molto disponibile anche con chi non aveva grandi qualita?

“Era nell'ottica del costruttore di gioco. Una volta risolta la partita, i suoi compagni di squadra erano oggetto delle sue attenzioni e metteva in porta anche chi aveva meno qualità di lui”.

La famiglia di Jack

La famiglia alle spalle è stata la sua forza. Mi racconta cosa faceva la nonna prima degli allenamenti? (giocava a pallone con lui in campo facendo tiri in porta)

“Arrivavo al campo e lui era qui con la nonna che gli faceva i tiri in porta. La nonna era un vulcano, mai vista una persona così partecipe dal punto di vista sportivo. Tirava di punta, ma tirava forte”.

I valori familiari quanto hanno pesato nella sua carriera?

“Se tu hai delle doti eccelse e vieni fuori, è facile. Ma quando non sai di averle e vengono fuori un po' alla volta, ecco che l'aiuto di chi ti sta intorno, diventa fondamentale”.

Giacomo al Sassuolo, anche per la presenza di Enrico che ha allenato qualche anno

“Il fratello, che ho allenato (Enrico, ndr), diverso da lui fisicamente. Rapporto bellissimo, una famiglia già che trasmette certi valori ai propri figli. Si crea un terreno fertile dove seminare e si arriva dove si può arrivare ma con la massima serenità”.

Inter, Roma, Bologna, poi va al Sassuolo ma c'erano anche Cesena, Reggiana e Spal interessate a lui. C'era anche una spagnola?

“Non saprei quello, ma le altre si. Ha vinto il Sassuolo, c'erano anche motivazioni di ordine logistico che aveva un senso rispettare".

Intanto è stato riferimento per Mancini e Spalletti

“Spalletti ha avuto tanti calciatori che ha gestito in maniera oculata e utilizzandoli con dovuti tempi e modi corretti. Quando sei consapevole delle tue qualità, anche se vai in panchina non sei preoccupato. Lo stesso discorso di Mancini, sa che lui è lì e quando ce n'è bisogno lo chiama in causa. Quando hai la stima degli allenatori vai in campo e dai anche di più”.

Sognava la Champions League?

“Certo che si, in quegli anni poi l'Inter era vicina e Eto'o è stato il suo riferimento”.

Cosa prova ad ogni suo gol?

“Sono felice, perchè da un lato per lui è importante. Poi per l'attaccante è il pane. Da allenatore, dico, andando in giro, che è stato un mio giovane calciatore”.

Lo hai messo a centrocampo e Spalletti a dicembre lo colloca mezzala. Mister Filippini ha pensato di aver avuto ragione?

“Non oserei mai andare a fare mie scelte del genere. Siamo tutti allenatori in Italia, posso dirlo anche io...”.

Davanti a te c'è Giacomo, cosa ti senti di dirli?

“Innanzitutto lo ringrazio per quanto ha fatto. Ci hai messo tanto di tuo e devi continuare così. Hai imboccato la strada giusta e proseguendo avrai tante altre soddisfazioni”.

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