Calciomercato - Karl-Heinz Rummenigge, CEO del Bayern Monaco, ha rilasciato una lunghissima intervista al Corriere della Sera. Eccone uno stralcio:
Il fatto che Atalanta-Valencia a San Siro sia stata una possibile «bomba» per il coronavirus l’ha colpita?
«Non ci sono delle prove, ci sono delle voci, ma le voci ogni tanto non sono vere».
Il calcio tedesco come sta affrontando l’emergenza?
«Soffre e aspetta, come tutto il mondo calcistico. Da una settimana abbiamo almeno il permesso di fare allenamento in piccoli gruppi di 4-5 giocatori, dopo le sessioni in teleconferenza che sono state utili per rimettere in forma i ragazzi: quando sono arrivati al centro sportivo e hanno interagito di persona, il loro umore è migliorato molto».
I mini gruppi funzionano?
«Molto bene, perché come Lega abbiamo istituto una task force medica, che è in contatto quotidiano con la politica e controlla che tutto si svolga in modo regolare. Due volte a settimana vengono a fare il tampone ai calciatori».
Le proposte di finire tutta la Premier a Wembley, la serie A a Roma o la Liga alle Canarie, sono credibili?
«Altrove la situazione è molto più pesante che in Germania. Qui la situazione del virus non è controllata al 100% ovviamente, ma ho la sensazione che lo sia un po’ di più rispetto ad altri Paesi. Ognuno deve valutare la propria situazione e trovare soluzioni con la politica, che alla fine è quella che decide se e quando ricominciare».
Fra i club tedeschi c’è unità in questo momento?
«Molta. La Lega comprende anche la serie B e c’è grande solidarietà: credo che siamo un esempio per la politica e per il popolo tedesco».
I giocatori hanno capito la gravità della situazione?
«A nessuno piace perdere una parte del proprio stipendio, ma l’importante è capire che una situazione così, nel mondo, non è stata mai vissuta. La solidarietà in questo momento è la cosa più importante, a tutti i livelli: tra i Paesi e tra le persone».
Il calcio ripartirà con spese meno folli?
«Ciò che conta adesso è finire la stagione. Una volta terminata abbiamo tutti la speranza che esca il sole, dopo una pioggia così grande. Credo che il mercato soffrirà, perché tutti quanti abbiamo speso sempre di più negli ultimi vent’anni, per i cartellini e i salari e questo sarà condizionato in modo abbastanza pesante. È il momento della liquidità. E chi ha liquidi sarà molto prudente».
Anche per la Uefa è importante terminare la stagione?
«La Uefa ha dimostrato sensibilità, stabilendo che prima vanno finiti i tornei nazionali. E poi speriamo tutti che si possano terminare Champions e Europa League in modo accettabile, perché ci sono danni sportivi ed economici. Dobbiamo trovare una soluzione per chiudere questa stagione sportiva».
Una soluzione può essere terminare questa stagione a ottobre-novembre?
«Bisogna aspettare, per avere un quadro più chiaro di quello attuale. Nessuno oggi può dire quando sarà conclusa la stagione, come viene condizionato il calcio, e tutta la nostra vita. Aspettiamo che tutto sia finito e poi discutiamo in modo più chiaro. Questo è il mio consiglio»