Il Fatto Quotidiano ha raggiunto l’ex pm di Torino, Raffaele Guariniello: fu lui a porre all’attenzione generale, negli anni Novanta, il problema del doping:
«Sa quanti processi per doping sono arrivati fino in Cassazione dal 2019 al 2022? Quattro, tre dei quali a livello di sport amatoriale. Significa che su questo tema siamo tornati indietro di 30 anni, a quando si faceva molto poco».
A Guariniello viene chiesto come mai succeda questo, secondo lui. Risponde:
«Perché la giustizia penale in tema di doping – e aggiungo in tema di sicurezza sul lavoro – non fa più paura a nessuno. Pochi processi, piccoli, locali. Un fenomeno così complesso va affrontato nel suo complesso e deve essere anche aggiornato. I nostri studi sulla Sla sono ormai datati».
Non è però un problema normativo, dice Guariniello.
«Assolutamente no, dal 2018 abbiamo anche un articolo dedicato nel codice penale, il 586 bis. Semmai il problema è la disomogeneità normativa tra i vari Paesi che ha effetti devastanti su un fenomeno che non può essere localizzato in un solo posto. Una normativa europea sarebbe utile».
I controlli sono sufficienti?
«Occorre una forte collaborazione tra autorità giudiziaria e autorità sportive. Se manca, è evidente che in una situazione di ignoranza il fenomeno è destinato a perpetrarsi».
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