Raspadori, la simpatia da bambino per l'Inter e quella volta che: "Volevo rovinare la festa scudetto del Milan"

Nel Napoli che si avvicina alla vittoria dello Scudetto, dopo 33 anni, tutti si esaltano. Luciano Spalletti ha creato una sinergia col suo gruppo che è tale da mettere in mostra ogni singolo talento. Tra questi, ce n'è uno nato il 18 febbraio 2000 e che ha vissuto da sempre a Castel Maggiore, in provincia di Bologna, ed è Giacomo Raspadori. Voleva il 18 come numero di maglia, ma era occupato, l'aveva scelto il Cholito Giovanni Simeone. Allora ha optato per l'81, invertito rispetto al 18 e che ricorda lo 081, prefisso di Napoli. Quel Napoli che lo sta portando sul tetto d'Italia, anche grazie al suo contributo. Oggi è tifoso del Napoli, la squadra per la quale gioca, così come lo era per il Sassuolo, ultima squadra di appartenenza. Giak inizia a giocare a calcio da piccolissimo, insieme agli amici, con il fratello Enrico, di qualche anno più grande di lui, mettendo in mostra una passione per i colori neroazzurri dell'Inter:

Raspadori e la simpatia da bambino per l'Inter

“Il mio primo pallone era nerazzurro, un regalo di mamma e papà al mio primo compleanno. Scelsero i colori a caso, nessuno in famiglia tiene all’Inter, ma è così che sono diventato simpatizzante”.

Alla Gazzetta dello Sport, qualche tempo fa, Giacomo Raspadori parlò dei motivi del suo tifo per l'Inter:

“Quando a 14 anni mi volevano Inter e Roma, i miei genitori mi hanno lasciato la libertà di dire sì o no. A 10 anni mi innamorai di Eto’o nell’Inter del Triplete, mi piaceva perché in campo era un leader silenzioso: non parlava tanto, ma trascinava i compagni con l’esempio. Un po’ mi ci rivedo. Avevo fatto un provino con l’Inter e mi diedero i biglietti per la partita col Palermo, andai a San Siro con mio papà”, tutto iniziò così aggiungendo che, ai tempi del Sassuolo, nella passata stagione: "Volevamo rovinare la festa Scudetto al Milan..."

Un gioco tra bambini, una sfida tra fratelli, un derby in famiglia e Giacomo rivela che:

“Facevo derby con mio fratello, lui tifava Milan. Era più per andare contro mio fratello ma adesso non sono più tifoso. Quando porti questa tua passione ad essere anche lavoro, il tifo si va a perdere”.

Quello che è certo, però, è che oggi difende i colori azzurri, quelli che gli sono entrati da subito nel cuore e sono diventati importanti nel suo cammino, verso importanti successi.

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