Vi proponiamo di seguito l'editoriale del collega Antonio Corbo per l'edizione odierna de La Repubblica:
Nelle riflessioni di una domenica resa ancora più dolce dalla sconfitta della Juve affiorano due interrogativi. Il primo: bisogna giocarsi tutto con lo Shakhtar o puntare dritto sul campionato? L’altro: come aiutare Hamsik. Non si rischia, così, l’accanimento terapeutico? Per valutare la vittoria sul Milan conviene tornare al 5 novembre. Il Napoli perde altri due punti col secondo 0-0, l’altro con l’Inter il 17 ottobre. Ma con il Chievo sono evidenti i segnali di stanchezza e inerzia tattica. Con il 73 per cento del possesso palla, il Napoli non riusce a segnare. Comanda la gara, ma senza colpire. Il Chievo, schiacciato, si consolidava in un muro di gomma. Sabato non è andata così. Il Napoli ha vinto senza dominare (Milan 55%) dimostrando che qualche ragione avevano anche gli eretici del possesso palla. Contano di più gli spazi liberi. I micidiali lanci di Jorginho e Mertens hanno raggiunto Insigne e Zielinski dov’erano liberi: in alto a sinistra, in quella terra franca tra il contemplativo Musacchio e Borini che arretrava invano, nel suo ambiguo ruolo: terzino aggiunto o finto esterno. È certo tuttavia che lì si era creato un varco. Più che a Verona il Napoli ha trovato per una ventina di minuti la forza per imporre il ritmo alto e sfondare. Al resto pensa lo stratosferico Koulibaly con Albiol. Sarri non se l’è presa. Si può vincere anche senza attaccare per tutta la vita. Confessa: «Quando abbiamo perso il controllo della gara non abbiamo sofferto in modo particolare, rispetto allo scorso anno siamo cresciuti». È il Sarri che non ti aspetti. Più che il possesso palla contano le ripartenze in profondità, con Insigne protagonista. Ecco perché il Napoli è più maturo e credibile. Prevale senza battere la testa contro le difese chiuse. Divertente pensare che riesca a vincere anche con quella maglia tra carbone e nero cefalo, ma chi l’ha studiata? Proseguire in Champions non è una scelta ma un tentativo doveroso. Se il Napoli cerca davvero una dimensione internazionale, per prestigio e ranking europeo, deve dar fondo a tutte le risorse domani sera per battere lo Shakhtar. L’invito alla Audi Cup in Germania non arriva a tutti: il Napoli lo meritò proprio grazie risultati e fascino del gioco. La Champions è un bancomat. Dà soldi per non vendere i migliori e acquistare buoni giocatori. Accettano volentieri di passare ad un club rispettato all’estero. Il deludente avvio di Hamsik dopo lo fantastica primavera scorsa fa riflettere. Nessuno meglio di Sarri deciderà sul suo impiego domani o domenica con l’Udinese. Hamsik migliora giocando o riposando? Più delicato l’altro tema. Il Napoli in prospettiva cercherà un centrocampista autorevole ( come un tempo Mascherano o Lampard) o attendere che diventi leader uno dei suoi, tra Jorginho, Diawara, Zielinski. C’è tempo per parlarne, calma. Ora basta evitare il disonore di un addio alla Champions e correre, correre, correre verso il terzo scudetto.