Tanta rabbia, forse troppa, per un’operazione che non modifica nulla nell’ambito del rapporto tra Aurelio De Laurentiis e Napoli. Bari resterà un bene secondario, De Laurentiis affiderà la rinascita del club al figlio Luigi ma c’è una parte di Napoli che non ne vuole sapere, che non vuole accettare l’impegno del presidente in una realtà diversa e, peraltro, ostile, come quella barese. Ne parla ampiamente l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport.
"La città s’è svegliata con l’ennesimo colpo di scena: uno, due, tre e tanti altri striscioni esposti nelle zone più popolari, tutti contro Aurelio De Laurentiis. Una forma di contestazione che non lascia nulla all’immaginazione: i contenuti sono chiari, offendono il presidente del Napoli e lo invitano a mollare il club. Toni aspri, dunque, usati dallo zoccolo duro del tifo. A De Laurentiis le due curve hanno chiesto spesso di investire di più, di rendere maggiormente competitivo il Napoli. Cosa che la dirigenza ha sempre fatto, altrimenti squadra, città e tifo non sarebbero in pianta stabile, da 10 anni, nelle due competizioni europee. Ma non saranno i pochi milioni stanziati per rilevare il Bari a rendere più debole il Napoli. Non è stata la prima quella di ieri mattina e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultima"