L'ex Juve Aleinikov: "Mai avuto paura di Maradona! Napoli? La sosta può rompere gli equilibri"

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Sergej AleinikovSergej Aleinikov

Parla l'ex giocatore della Juventus Sergej Aleinikov

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Sergej Aleinikov, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Lecce e Juventus. Di seguito, un estratto delle sue dichiarazioni.

Giudizio sul percorso degli azzurri? “C’è poco da dire. Il Napoli sta stravincendo il campionato. Spalletti è riuscito a costruire un grandissimo gruppo, che rimarrà nella storia del Napoli. Tuttavia, resta l’incognita della conferma anche nelle prossime stagioni”.

Ritiene sia difficile aprire un ciclo? “Sarebbe un peccato, dopo un anno fantastico, non potersi ripetere. Aprire un ciclo è difficilissimo, ma costituirebbe un risultato notevole non soltanto per i napoletani, ma per tutto il sistema”.

Sta cambiando la percezione all’estero del calcio italiano grazie alla squadra di Spalletti? “Credo sia prematuro. Bisognerebbe aspettare la fine delle competizioni europee. Per un anno il calcio italiano sta dimostrando il suo spessore, ma serve continuità nei prossimi anni”.

Ritiene che la Juventus possa vincere l’Europa League? “Bisognerebbe utilizzare il condizionale. La Juventus ne ha tutte le capacità. Tuttavia, andranno giocate tutte le gare che la competizione riserva, ed attenderne l’esito per poter davvero vedere i bianconeri alzare il trofeo”.

Crede che il Lecce riuscirà a salvarsi? “Credo di sì. Nonostante qualche momento di difficoltà, la squadra gioverà soprattutto dell’incostanza delle contendenti. Il Lecce, dunque, conserverà il margine di vantaggio sino al termine della competizione”.

Quale è il ricordo che la lega maggiormente all’Italia? “Il primo anno alla Juventus sicuramente. In squadra riuscimmo a creare un bel gruppo. Ricordo, infatti, la grande atmosfera, con Tacconi che raccontava sempre barzellette”.

Il collettivo è dunque elemento fondamentale di ogni squadra? “Il calcio è un gioco collettivo, e senza una squadra, soprattutto unita, è difficile raggiungere il risultato. L’egoismo è il male della squadra in tal senso. L’adeguamento ad esso, invece, è decisivo”.

Cosa deve fare il calcio italiano per lo step definitivo? “Tutto parte dal settore giovanile. Tutti ne sostengono la necessità, senza che però si riesca a fare qualcosa nel concreto. Il calcio italiano non riesce più a produrre i talenti di un tempo. Nel sistema del calcio è necessario che tutti i fattori contribuiscano al risultato finale, ed i settori giovanili devono essere inclusi in quanto elemento fondamentale. Basti pensare alla Spagna, ed a quanti giovani riescono a giocare con la maglia della Roja. Mi chiedo, perché in Italia non si riesce a fare lo stesso?”.

Quale era l’emozione e lo spessore che Maradona trasmetteva in campo? “C’è una differenza tra tifosi e giocatori. Da calciatore reputavo Diego un avversario sicuramente temibile, ma da affrontare in quanto parte di un collettivo. Per i tifosi, invece, era un vero ed inimitabile maestro. Da giocatore non temevo nessuno. Pensavo soltanto alla squadra avversaria, da battere con il collettivo di cui mi avvalevo”.

Aprile mese decisivo per il Napoli? “Non vorrei che le soste possano rompere equilibri e continuità. Quando una squadra acquisisce un certo ritmo, possono risentire degli stop imposti dal calendario. Il Napoli, però, ha grandi possibilità di vincere tutto ciò che rimane ancora in palio”

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