Non è quel bomber famelico, ma è mancato parecchio...

Editoriale  
Non è quel bomber famelico, ma è mancato parecchio...

Osimhen e quel vuoto lasciato nel Napoli

8 novembre 2020. L'ultimo graffio della pantera nera partenopea. Bologna, stadio Dall'Ara. Tre giorni dopo una prestazione incolore ma vicente in Europa contro il Rijeka, la squadra di Gennaro Gattuso trova un successo decisamente più vigoroso e meritato nel capoluogo emiliano. Decide lui, Victor Osimhen. La grande novità di quest'anno nonché, in generale, l'acquisto più costoso della storia del club partenopeo. Non un carrarmato d'area come probabilmente sarebbe servito a questa squadra, ma un centravanti alternativo e moderno che offre profondità, sveltezza e imprevedibilità

Un giocatore che ha cambiato da subito questa squadra. Nella tattica e nella mentalità. Partiamo nello schieramento: addio al vecchio 4-3-3, dentro il nuovo 4-2-3-1 costruito ad hoc attorno al nigeriano. Due i motivi: da una parte per valorizzare appunto un massiccio investimento della società accecchiarlo con una batteria di attaccanti, dall'altra usufruire in contemporanea anche di un riferimento come Dries Mertens. Anche se in un ruolo adattato e che - come poi si è visto - che lo ha limitato non poco. L'ex Lille si rivela presto per quello che è: un giocatore devastante negli spazi aperti, rapido, veloce e con un'intelligenza calcistica non banale. 

Non rappresenta quel centravanti arcigno sopracitato, ma è comunque perfetto per una squadra che ha bisogno di girare all'impazzata come il Napoli. Se poi valesse fare un investimento da 70 milioni di euro per un profilo così, è un'altra storia e saranno i fatti a definirlo. Ma quel che conta è che la squadra, con lui in campo, appare puntualmente più fluida e scattante. I suoi movimenti a tagliare e la sua generosità apre le difese avversarie e crea spazi importanti in cui infilarsi. I problemi al massimo sono due: lavorare quando le difese si chiudono - vedi la gara col Sassuolo - e provare a migliorare tecnicamente per quanto possibile. 

Ma il 22enne di Lagos si è rivelato comunque un valore aggiunto. E la sua assenza, passata addirittura in secondo piano a un certo punto, ha pesato eccome da quel maledettissimo 14 novembre in campo con la Nigeria. Sembrava un banale problema alla spalla per lui, uno di quei fastidi come tanti nel mondo del calcio, e invece si è rivelato un qualcosa di molto più specifico e delicato. Il Napoli si è ritrovato così senza il suo riferimento offensivo, l'uomo su cui è stato appunto costruito tatticamente un'intera squadra e una filosofia calcistica.

Indipendentemente dal fatto che Osimhen non sia un centravanti famelico - e lo abbiamo detto - non è un fattore di poco conto. Soprattutto se si poi ai box si aggiunge anche un Mertens che, per quanto sottotono, è comunque un elemento importante della rosa. Come se all'Inter si togliessero Romelu Lukaku e Lautaro Martinez, oppure come se la Roma fosse orfana in contemporanea di Edin Dzeko e Henrikh Mkhitaryan

E' ovvio: non è un paragone specifico tra i nomi, si parla piuttosto di peso specifico all'interno di un gruppo e in un ambiente. Motivo per cui, anche se non sarà un bomber da 30 gol a stagione, è mancato eccome. L'ampiezza della rosa ha poi permesso al Napoli di tener botta, non sfigurare e, talvolta, anche di giocare bene. Ma Osimhen, in questo Napoli, serve. E ora si spera di vederlo in campo quanto prima... 

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