Titoli di coda in arrivo e questioni che non tornano

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Titoli di coda in arrivo e questioni che non tornano

Gattuso-ADL, rapporto ormai compromesso

Travolto e asfissiato dalle pressioni. Forse come mai nessuno prima. Appare così Gennaro Gattuso. Sofferente, iracondo, deluso e quasi esausto. I punti al centro della sua amarezza sono almeno tre: le offese personali, quelle rivolte all'uomo e non all'allenatore, i mancati riconoscimenti per quanto fatto finroa e una serie di situazioni strane annusate in questi giorni.

Non c'è nemmeno bisogno soffermarsi  sul primo punto: 'non ti curar di loro, ma guarda e passa', direbbe Dante. Del resto non ci sono parole per chi, piuttosto che contestare sul piano tecnico come sarebbe giusto e lecito fare, tocca le corde di una malattia che lascerebbe un segno nella vita di chiunque o una qualsiasi situazione extracampo. Dalla pescheria di proprietà passando per altri riferimenti che offendono la persona e il professionista: no comment. 

Non è piaciuto nemmeno il 'devi dimetterti' tuonato da qualcuno: sproporzionato persino per il bollente e caotico post partita di Verona-Napoli, ma in questo caso (lato tecnico) i mormorii e le stoccate eccessive sono tipiche di piazze come Napoli e Roma. Nulla di cui stupirsi, insomma. E fa specie che un uomo di mondo come Rino le accusi tanto. 

Per quanto riguarda il secondo aspetto, Gattuso ora si trova semplicemente dall'altra parte della barricata. Capiamoci: come allenatore salva-stagione è stato promosso ad ampissimi voti, ma come uomo progetto ci si aspettava di più. Ha ridato spirito e dignità a una squadra che aveva raggiunto l'indecenza, nonché il punto più basso dell'era De Laurentiis, e  ha salvato una stagione con una Coppa Italia. Tuttavia, nella fase 2, quella a tratti più impegnativa e meno emozionale, l'asticella non si è alzata come avrebbe dovuto.

Il merito è di essere in corsa per la Champions e per Coppa Italia ed Europa League, ma alla squadra manca una chiara identità tattica così come un gioco. Senza dimenticare un'intermittenza irritante sia nei risultati che nelle prestazioni e una corsa per il titolo già ampiamente sfumata in un anno che avrebbe potuto vedere il Napoli protagonista più che mai. 

Infine la questione allenatore. Gattuso non ha gradito i contatti di De Laurentiis con altri colleghi come Rafa Benitez e non solo. Di fatto, definendosi "corretto" per non aver trattato con altre squadre in virtù di un contratto col Napoli, lo ha considerato un gesto non pulito. Comprensibile l'amarezza, ma il mister dovrebbe sapere più di tutti che il calcio - giusto o sbagliato che sia - è questo. Lo ha assaporato esattamente un anno fa quando De Laurentiis lo contattò in segreto per un possibile cambio in panchina col suo maestro Carlo Ancelotti.

Lui fu scorretto in quella circostanza? Assolutamente no. Lo ribadiamo: è semplicemente il mondo del calcio. E allora non lo è stato nemmeno ADL che, da imprenditore e presidente, anche se la scelta può essere considerata ingenerosa e non condivisibile, si è in qualche modo cautelato per un eventuale scenario apocalittico. Cosa avrebbe dovuto fare, allora, Stefano Pioli ora primo in classifica quando Ralf Rangnick era praticamente già a Milanello?

Se poi il tecnico si riferisce ad altro - come notizie inviate a comando a parte della stampa o altre mosse per agirare un po' le acque - allora è un'altra storia. Quel che certo è che l'era Gattuso, che si a stretto giro o a fine stagione, si avvia ineluttabilmente verso la sua conclusione. Il rapporto è ormai ai minimi termini. E la sparata di ieri in diretta, una vera e propria bomba, segna probabilmente un punto di non ritorno. 

di Pasquale Edivaldo Cacciola 

©RIPRODUZIONE RISERVATA 

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