Il Fair Play Finanziario arriva in Serie A: come funziona l’obbligo di pareggio di bilancio

Editoriale fonte : Calcioefinanza.it
Il Fair Play Finanziario arriva in Serie A: come funziona l’obbligo di pareggio di bilancio

Fair Play Finanziario Serie A, dal 2018/19 dovranno quadrare tutti i conti nella massima divisione. Il campionato italiano si prepara ad una vera e propria rivoluzione: niente più bilanci in disordine, tutti dovranno raggiungere almeno il pareggio. Anche perché le sanzioni non mancano.

La Figc ha infatti introdotto dallo scorso novembre una novità nelle norme per ottenere la Licenza Nazionale (quella che serve cioè per partecipare al campionato): l’obbligo del pareggio di bilancio, uno degli strumenti del presidente Tavecchio per evitare nuovi “casi Parma”. Le regole sono state spiegate dalla stessa federcalcio nel “Manuale applicativo del Pareggio di Bilancio per le Società di Serie A”, pubblicato nei giorni scorsi.

Qual è l’elemento fondamentale di cui la Figc terrà conto per il Fair Play Finanziario Serie A? Il risultato di bilancio delle società calcistiche (o nel caso di un club che faccia parte di un gruppo, si considererà il bilancio consolidato della società controllante il “gruppo sportivo”), che è costituito dalla differenza tra i ricavi rilevanti e i costi rilevanti. Quali sono questi elementi rilevanti? Per quanto riguarda i ricavi, verranno tenuti in considerazione ricavi da gare, proventi da diritti televisivi, proventi da sponsorizzazioni e pubblicitari, ricavi da attività commerciali e royalties, altri ricavi operativi, ricavi/proventi/plusvalenze da gestione dei calciatori e proventi finanziari, mentre restano esclusi i ricavi non monetari e quelli non derivanti dall’attività tipica.

I costi rilevanti saranno invece i costi dell’attività sportiva e costi amministrativi, costi del personale e relativi oneri sociali, ammortamenti dei diritti pluriennali dei calciatori, costi/minusvalenze da gestione dei calciatori, interessi ed oneri finanziari. Non verranno conteggiati i costi non monetari, oneri finanziari riconducibili alla costruzione di immobilizzazioni materiali, costi non riconducibili all’attività tipica, costi per lo sviluppo sociale ma soprattutto i costi per investimenti nell’impiantistica sportiva e quelli sostenuti per il settore giovanile inclusivi dei costi per il calcio femminile. In sostanza quindi, gli investimenti su stadi o settori giovanili non rientreranno nell’analisi della Figc.

Fair Play Finanziario Serie A, i costi non rilevanti
L’analisi dei conti del Fair Play Finanziario Serie A non si limiterà ad una sola stagione, ma si baserà su un periodo di rilevezione che comprende tre esercizi: quello che si chiude nell’anno precedente a quello in cui ha inizio il Campionato di Serie A, quello che si chiude nel secondo anno precedente a quello in cui ha inizio il Campionato di Serie A quello che si chiude nel terzo anno precedente a quello in cui ha inizio il Campionato di Serie A.

 Per chiarire con un esempio, per la Licenza Nazionale 2019/2020 si terrà conto degli esercizi chiusi nel 2016, 2017 e 2018. Inizialmente e solo per il 2018/19 la Figc ha previsto una norma transitoria: per la prima stagione saranno valutati solo i bilanci 2016 e 2017, e nel caso in cui quello del 2016 sia in rosso sarà preso in considerazione solo il 50% del deficit.

Tre sono i risultati che le società possono avere al termine del periodo di valutazione: un perfetto pareggio, un surplus oppure un deficit. In caso di deficit complessivo nei tre anni, le società potranno utilizzare il surplus (se lo hanno conseguito) dei due anni precedenti alla valutazione: ad esempio, se al termine della valutazione nel triennio 2018/2019/2020 un club si trova in rosso,  potrà utilizzare il surplus degli anni 2016/2017.

Prevista, però, anche una deviazione accettabile, che consiste nel massimo deficit di bilancio complessivo consentito affinché una società rispetti il requisito di pareggio di bilancio. Questa deviazione accettabile è pari al 25% della media del valore della produzione dei tre esercizi di riferimento: non propriamente una cifra di poco conto. Se da una parte incoraggia comunque gli investimenti, dall’altra sembra una norma volta anche a non porre paletti troppo restringenti per le big: basti pensare che, seguendo il principio del 25% del fatturato, la Juve (esempio solo perché è quella negli ultimi tre anni con i ricavi maggiori) potrebbe avere un rosso intorno agli 80 milioni senza comunque incorrere in sanzioni (anche se poi dovrebbe fare i conti, in caso di qualificazione europea, con il FPF della Uefa).

Ma c’è anche un altro valore soglia, quello cioè del 50% della media del valore della produzione: se il deficit complessivo infatti supera questa soglia, la società verrà punita dalla Co.Vi.So.C. con il divieto di tesseramento di nuovi calciatori professionisti per due sessioni di campagna trasferimenti. Sanzione che sarà applicata dal 2019/2020 e riguarderà la sessione estiva e la successiva sessione invernale della medesima stagione sportiva.

Nel caso in cui il deficit complessivo sia superiore alla deviazione accettabile, la differenza “dovrà essere integralmente coperta da apporti di mezzi propri effettuati mediante aumento di capitale interamente sottoscritto e versato, versamenti in conto futuro aumento di capitale e finanziamenti postergati ed infruttiferi dei soci”, si legge nel testo. Nel caso in cui non venisse coperto, quindi, si intuisce che la Licenza Nazionale non verrebbe concessa, cioè la società in questione non verrebbe ammessa al campionato di Serie A.

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