Siamo certi che saranno veramente pochi coloro che si ricorderanno di questo ‘bidone’, anzi, più che bidone lo definiremmo ‘fantasma’. Solo tre presenze in azzurro, quasi sicuramente questo nome sfuggirà anche alla mente del presidente Aurelio De Laurentiis e alla memoria di Pierpaolo Marino, il promotore della trattativa che portò in azzurro Roberto De Palma nella prima stagione del Napoli in Serie C, 2004/05. Una vita trascorsa al Benevento, club che lo lanciò nell’orbita Napoli, mossa che lo stesso De Palma sperava gli aprisse le porte del calcio che conta, ma che infine risultò molto più deficitaria di quanto pensasse. Nel lontano 2005 il Napoli decise prima di prenderlo in prova per due settimane, poi Edy Reja optò per l’inserimento a pieno organico del giocatore nella rosa del Napoli. Nessuno, o forse solo i più esperti, ricorderanno le tre presenze con la maglia all’epoca targata ‘Mandi’ del Napoli embrionale di Aurelio De Laurentiis. Esterno di fascia destra, una mezz’ala moderna per intenderci. Ad oggi interpreterebbe il ruolo di Josè Maria Callejon, ma al di là delle battute e i paragoni goliardici, ci ricordiamo di un giocatore lento, macchinoso e tecnicamente poco valido. Quale fu il motivo di aggiungere alla rosa un calciatore da tali caratteristiche? Siamo in tanti a chiedercelo e purtroppo non avremo mai una risposta visto che di De Palma se ne ricorderà solo qualche beneventano accanito di calcio locale. Nel gennaio del 2006 passò all’Acireale dove disputò solo sei gare, poi arrivò all’Aversa Normanna, ma non fu un problema di categorie, anzi. De Palma non riuscì più ad ingranare, la sua carriera è terminata in Serie D. Scavando tra i ‘ricordi ce ne siamo ricordati, uno come De Palma vi capiterà di pensarlo pochissime altre volte. ‘Ringraziateci’!
RIPRODUZIONE RISERVATA