Amazon, il vicepresidente tifoso del Napoli: "Stiamo facendo crescere il brand azzurro nel mondo, i prodotti finiscono in poche ore. Su Ancelotti..."

Rassegna Stampa  
Amazon, il vicepresidente tifoso del Napoli: Stiamo facendo crescere il brand azzurro nel mondo, i prodotti finiscono in poche ore. Su Ancelotti...

È il vice presidente di Amazon per le vendite internazionali, lavora a Seattle con Jeff Bezos, l’uomo più ricco del pianeta. Ma poi basta sentire al telefono la sua risata entusiasta, per capire che è davvero come dicono: uno che si alza all’alba per vedere il Napoli in tv con gli amici, che ai gol si abbraccia con il figlio, Zade Alberto, trattenendo l’urlo per non svegliare la moglie.  
 
«’nnamorato so», conferma ridendo Russell Grandinetti ai microfoni del Corriere dello Sport, 47 anni, nato a New York, studi a Princeton, uno dei manager più brillanti di un’azienda con 560 mila dipendenti e 177 miliardi di dollari di fatturato. Quasi otto mesi fa, il Napoli è stato il primo club al mondo a creare uno store digitale su Amazon. Quattro giorni dopo il lancio, i prodotti erano esauriti. «I napoletani sono ovunque - spiega Grandinetti - ma è così per molte squadre. Il novanta per cento dei tifosi dei grandi club vive lontano». La Serie A però fatica a capirlo. Si conferma il più arcaico tra i grandi campionati: i presidenti si accontentano dei soldi veloci dei diritti tv, trascurando il resto.  

Secondo un recente studio Deloitte sui venti club europei con maggiori ricavi nella stagione 2017-18, la Juve, prima di acquistare Cristiano Ronaldo, era solo nona per merchandising, con 143,3 milioni di euro incassati contro i 191 del Chelsea, i 348,8 del Bayern e i 356,2 del Real. L’Inter, 14° in una classifica che tiene conto anche di diritti tv e biglietti, incassa poco più della Juve dal merchandising (147,8), ma molto meno delle altre big. La Roma, 15ª, 47,8 milioni contro i 137,8 del Borussia. Il Milan, 18°, con 70,2 milioni ne ha incassati trenta in meno dello Schalke 04. Ma forse qualcosa sta cambiando «Non posso fare nomi - spiega Grandinetti - ma presto annunceremo l’apertura di store digitali di altri grandi club italiani e europei. E’ inevitabile». Juventus, Inter, Milan e Roma vogliono avvicinare le top five della classifica. 

Lei ha antenati calabresi e tifa per il Napoli, come ha fatto? «Sono cresciuto a New York. Mio nonno era arrivato con la classica valigia di cartone. Ma la nonna era napoletana, e, come dire, la cucina ha guidato la linea... Come molti italoamericani, seguivo la Serie A la domenica in tv, quando trasmettevano la partita più importante. Il mio primo idolo, però, fu Giorgio Chinaglia, quando arrivò al Cosmos. Segnava sempre, pazzesco. Poi nell’82, l’Italia trionfò e tutti noi volevamo essere Paolo Rossi». 

E poi? 
«Poi è arrivato un certo “argentiniano”. E da allora ‘nnamorato so». 

Amore a prima vista con Maradona.  
«Gran parte degli immigrati arriva dal Mezzogiorno, così quando il Napoli vinse lo scudetto, fu il successo del Sud. Una cosa “mitica” (in italiano, ndr)». 

Ultime partite viste dal vivo? «Napoli-Roma e Psg-Napoli nella stessa settimana. Ero in Europa». 

Da Seattle come appare la squadra? 
«Siamo passati dal gioco bello di Sarri a quello internazionale di Ancelotti. Serviva tempo, ma tutto è andato oltre le mie aspettative. Penso alle gare con Psg e Liverpool, ci è mancato solo il gol decisivo». 

Domani c’è la Juventus. 
«La vedrò con i soci del Napoli club, qui saranno le 11,30 di mattina. Non mancherà il caffè, e forse i cannelloni» (ride). 

Sensazioni? 
«Per certi versi è una partita simbolica, perché la Juve in campionato è la più forte, ma vengono da una sconfitta in Europa e a Bologna non hanno fatto benissimo. Sarà interessante. Non dico il risultato per scaramanzia, ma ci spero. Sarebbe una bella spinta in vista dell’Europa League. Ricordo ancora Maradona a Stoccarda, la vittoria in Coppa Uefa. C’è un video in cui Diego palleggia, come fosse nel cortile della scuola, con le scarpe slacciate. Quell’immagine mi ricorda quanto sarebbe bello vincere in Europa. Siamo arrivati a un passo dalla finale, nel 2015. Se non ci avessero rubato un gol…». 

Napoli-Juve sarà anche la sfida tra due popoli e due brand. «Hanno progetti ambiziosi e diversi. Quando abbiamo incontrato il Napoli ci siamo subito intesi su come far crescere la presenza del marchio nel mondo. Abbiamo percorso insieme una strada che nessun club aveva intrapreso. E i risultati si sono visti subito». 

Tipo? 
«Amazon francese aveva esaurito tutti i prodotti del Napoli in poche ore. Ho visto gli ultimi dati, è incredibile. Come a Londra. E in Usa. Tifosi ovunque. Si sono uniti Bayern Monaco, Betis Siviglia, Venezia, i club inglesi. È un mercato aperto, noi come Amazon abbiamo già le infrastrutture. La vendita online mondiale è una scelta naturale, se vuoi moltiplicare i ricavi». 

Oltre al Napoli, chi avete in Serie A? 
«Non posso fare nomi, ma presto lanceremo lo store digitale per altri club italiani e europei. Sarà l’inizio di qualcosa che diventerà grande». 

Il Paese dei suoi nonni è pronto a fare questo salto culturale? «Ha grandi potenzialità, ma devono capire che il mercato del calcio è mondiale. Se la Lega si organizza, i club si muoveranno più facilmente». 

Con il Napoli la collaborazione continuerà? 
«Certo. Quello che è piaciuto è stata la disponibilità di tutti. Ancelotti si è prestato a girare questo video, diventato virale, in cui a Milano consegna, come fosse il fattorino di Amazon, le maglie ai clienti, che restano stupiti». 

Lei lo ha conosciuto, che impressione le ha fatto? 
«Carlo è un grande personaggio, trasmette classe e umiltà, ti trascina. Da tifoso lo sento, e penso anche la squadra». 

Ma in Italia è impossibile piacere a tutti. Il tecnico si è schierato contro gli odiatori dei social. Allegri è uscito da Twitter.  
«Penso sia un problema generale, ma il calcio ha grande potere di fascinazione: può creare contenuti positivi, ironici, sdrammatizzare. Ancelotti che fa l’attore, per esempio. L’ambiente generale può essere negativo, ma il calcio può migliorarlo». 

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