Romito a CN24: "Marino mi chiamò, gli risposi 'e io sono Babbo Natale', andai a firmare a Venezia. Salerno? Mi scrissero 'Napoletano di me**a...'"

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Romito a CN24: Marino mi chiamò, gli risposi 'e io sono Babbo Natale', andai a firmare a Venezia. Salerno? Mi scrissero 'Napoletano di me**a...'

Ultime calcio Napoli Salernitana Romito sul suo passato tra azzurro e granata

Tommaso Romito, ex calciatore di Napoli e Salernitana, è stato raggiunto dalla redazione di CalcioNapoli24:

Romito sul passato alla Salernitana e al Napoli

Come nacque la trattativa del tuo passaggio a Napoli? Arrivasti a gennaio, esclamando: 'cosa sono i soldi, ho la prospettiva di giocare in un grande club', è vero?

“Dopo quella partita il Napoli mi seguì, gara dopo gara. A dicembre mi arrivò la chiamata, dovetti andare all'aeroporto di Venezia per firmare. Non ci credevo, tanto che pensavo fosse uno scherzo dei miei compagni di squadra. Marino si presentava e io gli rispondevo: 'si, e io sono Babbo Natale'. Mi chiamò Tambone, che era dirigente e mi disse che mi stava cercando Marino. Dalla sera alla mattina mi fecero partire alla volta di Venezia per firmare il contratto. C'era il Rimini che mi voleva, però era una diretta concorrente del Napoli e Marino mi portò in azzurro. Non era un discorso di soldi, avevo un contratto banale che si andava a ridiscutere nell'anno successivo, qualora avessi fatto una buona stagione. Marino mi offrì 5 anni di contratto a cifre basse, al Chieti guadagnavo 25mila euro all'anno. Decisi di firmare per 4 anni e non per 5, lo chiesi personalmente e Marino non capiva il perchè. Arrivai e mi infortunai, mi dovetti operare al menisco. L'anno dopo la rosa si rifondò e giocai titolare. Marino venne da me dopo le prime amichevoli, mi sentii stimato. Anche Reja mi disse che puntavano su di me e feci un anno da protagonista. Salerno è stata una decisione sbagliata. Sono stato quasi costretto ad andarmene. Dopo un anno da protagonista, sarei rimasto a Napoli anche a fare panchina: arrivarono Domizzi, Cannavaro e io con Maldonado e Giubilato eravano lì. Ero quello che guadagnava di meno e quello che più poteva partire facilmente. Arrivò la richiesta della Salernitana, a pochi giorni dalla fine del calciomercato, e a malincuore accettai. Salerno è una piazza importante ma non ero informato su nulla. Andai perchè dovevo andare, il Napoli doveva smaltire, con la promessa di Marino che l'anno dopo sarei tornato anche perchè nessuno credeva nella promozione in serie A vista la presenza di Genoa e Juventus. Mi ritrovai subito un allenatore che amava il gioco di Zeman, con difesa altissima e, da subito, non mi trovai bene con gli allenamenti. Avevo fatto allenamenti con Reja e passai a fare i 3000 metri a Salerno il martedì. Non ero abituato e non stavo bene. La società, poi, non era presente. Non mi pagavano gli stipendi e non ho vissuto bene. Unico ricordo positivo, quello della nascita di mio figlio ma posso dire che Salerno è una bellissima città”.

Anche con l'ambiente però, a maggior ragione perchè venivi dal Napoli, è vero?

“Si, è vero. Una mattina andai ad aprire il cancello di casa e mi scrissero 'Napoletano di me**a...' non è stato un periodo felice”.

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