Careca: "Pioli e Gasperini non mi piacciono per il Napoli, ci vuole il carattere di Conte. Il mio nome? Deriva da un clown che si chiamava Carequinha"

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Careca: Pioli e Gasperini non mi piacciono per il Napoli, ci vuole il carattere di Conte. Il mio nome? Deriva da un clown che si chiamava Carequinha

Careca ha parlato del Napoli

Antonio Careca ha parlato a "Legends-Ci vediamo a Napoli", in onda su Sportitalia e Napoflix:

Careca sul Napoli

"Il nome Careca deriva da un clown che si chiamava Carequinha che mi piaceva moltissimo quando ero bambino. E mia madre e mia zia mi cominciarono a chiamare così, sia per lui che per come portavo i capelli. Ci siamo anche conosciuti, quando avevo 26 anni. E' venuto lui stesso a trovarmi prima di una gara del campionato brasiliano ed è stato molto bello. Ricordo il mio primo provino al Guaranì, c'erano più di 800 persone presenti. Parliamo di una squadra che ha da sempre una delle maggiori tradizioni in merito alla formazione dei ragazzi, poi divenuti calciatori. Avevo 15 anni circa e praticamente lasciai casa per circa tre settimane. Non fu facile abbandonare la mia quotidianità e la mia famiglia. Dormivamo circa cinquanta ragazzi tutti in una stanza. Ma sapevo che non avrei potuto mollare, anche perché mio padre si aspettava molto da me. E quando sono tornato da lui per annunciargli che ce l'avevo fatta, ero molto felice. A 16-17 anni ho esordito e vinto il primo campionato Brasileirao, contro squadre come Flamengo, Corinthians e tante altre fortissime. Io vengo da una città piccola, frequentavo ancora la scuola, ma mi allenavo anche due volte al giorno. Ma ho insistito perché volevo cogliere l'opportunità avuta fin dal primo giorno per migliorare le mie qualità".

"Chi più forte tra Maradona, Pelè e Messi? Oggi si dice che ogni epoca è diversa ed è impossibile fare una comparazione, perché il calcio è diventato più difficile, ma io credo che la tecnica che c'era ai tempi nostri non tutti possono permettersela oggi, così come non tutti i calciatori bravi di oggi avrebbero potuto giocare quando lo facevamo noi. Anche i difensori erano molto forti ed era difficile affrontarli. Su quei tre io penso che il più completo per tutto, quindi anche come atleta, sia stato Pelè, però Maradona ha fatto cose impossibili solo con il sinistro e pur allenandosi meno degli altri, è stato grandissimo e unico nella storia. Io l'ho visto da vicino, nella quotidianità, fare cose uniche e spettacolari. Loro due sono di un altro livello, superiori rispetto a Messi, e anche se lui ha vinto finalmente il Mondiale con l'Argentina il mio giudizio non cambia. Vi svelo una cosa l'idolo di Maradona era Rivelino che gli presentai una sera a cena a casa da me in Brasile".

"Problemi del Napoli quest'anno rispetto a quello scorso? Prima di tutto la partenza di Spalletti, dopo tutta la confusione fatta con De Laurentiis, ha influito moltissimo. Forse il presidente lo avrebbe potuto trattenere, anche con una offerta economica importante. Perché il fatto che sia andato in Nazionale dimostra che la sua scelta non era di voler stare fermo un anno, ma di continuare. E avrebbe potuto farlo a Napoli. Poi De Laurentiis ha portato sulla panchina un allenatore, Garcia, che non c'entrava assolutamente niente con la squadra, che neanche la conosceva, come lui stesso ha ammesso. Diciamo che già dopo uno scudetto è difficile mantenersi a certi livelli, a maggior ragione dopo tutti questi cambiamenti".

Giudizio attaccanti passato e presente: "Pelè? Fenomeno. Jarizinho? Unico. Garrincha? Fortissimo. Addirittura i più vecchi dicono fosse meglio persino di Pelè, che ha giocato con calciatori fortissimi, come anche Rivelino, che era l'idolo di Maradona. Ricordo che un giorno a casa mia, quando Diego ha avuto modo di conoscerlo. Sarà stato alla fine degli anni novanta e ho ancora una foto che lo testimonia. Maradona? E' prima di tutto il motivo per cui sono arrivato a Napoli a fare la storia. Sarei dovuto andare in un'altra squadra, ma quando Moggi venne a parlare con me e mi disse che avrei potuto giocare con lui ho pensato fosse addirittura uno scherzo. Mi sembrava impossibile, pensavo fosse un sogno. Ci siamo conosciuti nel 1986, abbiamo parlato dopo la sua vittoria ai Mondiali e lui mi chiese se mi avrebbe fatto piacere giocare in Italia. Risposi che sarebbe stato un sogno, soprattutto se avessi avuto modo di farlo di fianco a lui. Ed è accaduto davvero. Per me è stato il massimo. Lui ha contribuito molto non solo al mio arrivo, ma anche a quello di altri compagni di squadra. Penso perché fosse più facile pensare di giocare con lui che contro. Vialli? E' stato un grandissimo come uomo e come calciatore. Ha fatto una carriera spettacolare a partire dalla Sampdoria, squadra in cui, con Mancini, ha creatouna coppia fortissima. Cavani? Un grande, ha scritto la storia a Napoli, segnando in tutti i modi. Osimhen? Fortissimo. L'anno scorso ho avuto modo di vederlo di persona allo stadio, in occasione di un gol segnato contro la Roma alla Pelè. Non so come mai stia attraversando questo momento di crisi. Come corsa e velocità è lo stesso di sempre, ma gli sta mancando qualcosa negli ultimi metri, sotto porta. Forse è colpa dell'ansia di volersi sbloccare che subentra in un attaccante nei momenti difficili. Capitava anche ai nostri tempi. Lui deve solo continuare a lavorare e si sbloccherà di nuovo. Retegui? E' un buon giocatore, ha molta qualità, rappresenta il presente e il futuro della Nazionale italiana, soprattutto considerando che Ciro Immobile ormai ha 34 anni".

Giudizio allenatori: "Pioli? E' bravo, ma non mi piace. Per lavorare a Napoli non è il mio preferito, c'è bisogno di un altro profilo, soprattutto caratterialmente. Conte? Andrebbe bene per il Napoli, soprattutto perché ha un carattere molto forte, ma a lui piace lavorare con giocatori di livello, il che comporterebbe una campagna acquisti di livello. Mi chiedo se il presidente sarebbe pronto. Italiano? Meglio di no. Non è ancora pronto. Gasperini? E' bravo come allenatore, la sua storia in Italia parla per lui, ma a me non piacerebbe per il Napoli. Ancelotti? E' un grande, ha vinto tanto, ma ha fatto aspettare la Federazione brasiliana per un anno, senza allenatore, e poi ha rinnovato il contratto con il RealMadrid. Meglio tenerlo lontano anche da Napoli. Io conosco Kakà, che mi ha sempre parlato molto bene di lui dal punto di vista umano, ma non si può lasciare aspettare una nazionale come il Brasile per un anno e oltre senza decidere".

"Giovani calciatori brasiliani per il futuro? Dico Endrick, che è stato già preso proprio dal Real Madrid, in cui giocherà dalla prossima estate. Ha 17 anni, è piccolo, ma un fenomeno. E' un attaccante che non si ferma mai, forte di destro, come di sinistro. Andrà a fare molto bene soprattutto con Rodrygo, che, secondo mec è anche più forte di Vinicius".

"Il mio passato con la nazionale brasiliana? Purtroppo nel 1982 mi sono infortunato poco prima dell'inizio dei Mondiali. Nel 1986 ho fatto abbastanza bene, diventando anche il vicecapocannoniere, ma siamo stati eliminati dalla Francia. Nel 1990 abbiamo trovato l'Argentina di Diego di fronte, che è stato fondamentale proprio in quella partita. Prima della gara ricordo che parlammo con il ctLazaroni, dicendogli che avremmo dovuto marcare Maradona a uomo, ma lui insistette sul volerlo seguire a zona. Noi creammo tantissime opportunità, anche sprecando, ma a lui ne bastò una per lanciare Caniggia e farci uscire".

"Gol subiti dal Napoli? Oggi si pensa troppo al pallone e poco a marcare l'avversario e questo avvantaggia molto di più gli attaccanti. Natan? Ha vissuto molte difficoltà quest'anno, anche per colpa degli infortuni subiti"

"L'Inter campione? Parliamo di una squadra compatta, veloce, con un Lautaro trascinatore. Dopo una prima parte del torneo tutto sommato equilibrato, poi ha cominciato a correre e ha lasciato un distacco grandissimo alle altre squadre."

"Un mio aneddoto su Napoli? Io ci torno spesso perché è la mia seconda città. I miei figli sono arrivati che erano piccoli e qui sono cresciuti. Quando sono lontano ho sempre molta nostalgia, anche perché il popolo napoletano è molto simile a quello brasiliano. Ci ho vissuto per sei anni e torno ogni volta che posso. Come ho fatto a giocare la finale di Coppa Uefa con 39 di febbre? Mi ha aiutato la voglia di vincere sempre, fondamentale soprattutto in una competizione difficilissima. Che non ha nulla a che vedere con l'Europa League di oggi, che, al confronto, è scarsa."

Antonio Careca
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