Palazzetto, merchandising, una visione del nome Napoli ed un marchio, quello del Napoli Basketball, da esportare in America perchè, in fondo, la città la conoscono tutti. Ad un mese dall’inizio del campionato, il presidente Matt Rizzetta si racconta in un incontro in sede, ed è anche l’occasione per conoscere, dopo Daniel Doyle, anche i due soci Bob Wood e Vincent Beni. Sorride quando gli si fa notare che una serie TV come Running with the Wolves dedicata al suo Campobasso (in onda su ESPN e disponibile anche sulle piattaforme streaming Disney) dedicata al Napoli Basket potrebbe avere ancora più eco mediatica. Come se avesse già in mente qualcosa.
di Claudio Russo (@claudioruss)
Da dove partire? Dalle strutture, dal PalaBarbuto. Che resterà in concessione esclusiva al club, a fine mese ci sarà l’assegnazione da parte del Comune di Napoli e Rizzetta ha le idee chiare in tal senso:
“È tema fondamentale, noi vogliamo trasformare Napoli in una piazza ambita e le strutture sono centrali nella strategia: sono state messe a disposizione risorse umane ed economiche, ma senza fretta. Per ora usiamo il PalaBarbuto, lo renderemo più moderno per l’esperienza dei tifosi. Finché non sarà risolto il tema del nuovo palazzetto, faremo di tutto per migliorare quello attuale. A fine mese il Comune assegnerà la concessione, noi vogliamo occuparcene”
Si porterà la visione americana, sempre nei limiti della struttura di Fuorigrotta: verrà implementato il merchandising, il food & beverage, poi spazio intrattenimento sul modello NBA sfruttando gli intervalli ed i time out. “Sarà un’annata sperimentale fuori dal campo: impareremo e capiremo cosa funziona. Vogliamo proporre un modello simile all’NBA, anche se non abbiamo un impianto adeguato. Faremo il massimo per ottimizzare l’esperienza dei tifosi: è un vantaggio perché rappresenta un’opportunità. Il calcio è sacro, ma il basket è più fluido si può massimizzare la pausa per intrattenere i tifosi”.
Radici familiari a Monteleone di Puglia, un tempo territorio della Campania e ora pugliese, il filo con New York è bello teso e ricco di idee: “Abbiamo strategie innovative, vedrete contenuti nuovi. Vogliamo esportarli in tutto il mondo, anche con dirette pensate per il mercato internazionale”. Da qui la volontà di sfruttare il canale YouTube, sui cui è stata trasmessa in diretta la prima amichevole contro Avellino.
Rizzetta parla apertamente anche del mercato, di cui si occupano il GM Laughlin e coach Magro. Manca ancora un ultimo giocatore, e Naz Mitrou-Long non ha ancora sciolto definitivamente le riserve:
“Non è detto che sia lui, è un giocatore che piace ma non c’è fretta. Io ho massima fiducia in GM e coach, ma il giocatore che firmeremo potrebbe anche non essere un playmaker puro, il coach apprezza i giocatori versatili, senza ruoli predefiniti. Noi abbiamo dato disponibilità ad un extra budget, e ho parlato con James (Laughlin, ndr). Credo che la prossima settimana ci saranno novità”
Un precedente: due anni fa, nella stagione della vittoria della Coppa Italia, il playmaker Tyler Ennis firmò il 3 settembre. Nel frattempo: dopo la firma di Elhadji Fainke con la Victoria Libertas Pesaro, in prova con Napoli restano Jakub Wojciechowski e Mirko Gloria per l'ultimo posto nel roster. Il primo ha giocato contro Avellino nella prima amichevole, il secondo non è entrato. Il trofeo Lovari potrebbe dare indicazioni definitive.
Sin dal primo momento dell’accostamento a Napoli, l’hype dei tifosi è legato al nome di Shaquille O’Neal, una leggenda del basket americano. Il suo uomo di fiducia Mike Parris è stato in città mesi fa e da allora se ne parla insistentemente. Non è semplice, comunque. Magari un video sui social, in un futuro, o anche qualcosa in più: “C’è interesse - racconta Rizzetta -, ma ancora nulla di ufficiale. Si tratta di una partnership complessa, perchè lui ha tanti interessi in America e anche potenziali conflitti di interesse perché ha dei progetti in ballo con la NBA. Restiamo in comunicazione continua, però, siamo fiduciosi”.
Questione sponsor: poco più di due settimane all’ultimo termine della registrazione in Legabasket, ma in casa Napoli si lavora alacremente. Ma nessun annuncio: “Ci stiamo lavorando, non faccio proclami che non posso mantenere. Sono fiducioso: puntiamo a un marchio globale con radici italiane”. E non sono da escludere sponsor anche da oltreoceano (“Con i miei collaboratori a New York lavoriamo in sintonia con lo staff italiano, parlando con tanti sponsor americani che hanno legami con Napoli e con l’Italia”): non c’è una classifica di priorità tra i club di Rizzetta - Napoli nel basket, nel calcio il Campobasso in Serie C, la Res Roma in B femminile, il Brooklyn FC in America -, ma la comunione della proprietà può portare valore, magari anche qualche sponsor: “Ho opportunità lavorative che mi danno gioia e Napoli è una di queste. I sognatori sono sottovalutati: è una sfida che accetto”.
La visione sportiva è improntata al raggiungimento dei playoff scudetto (“Non ci nascondiamo, siamo fiduciosi, ma la palla è rotonda e nulla è scontato. Se non ci riuscissimo, ne saremmo delusi”), nel frattempo la risposta dei tifosi è incoraggiante: ancora quattro giorni di campagna abbonamenti con la prelazione per rinnovare, e finora la quota rinnovi si aggira attorno alle 400 tessere sulle 700 circa della scorsa stagione.
C’è un concetto che Rizzetta tende a far risaltare, assieme a Wood e Beni: la pazienza, la perseveranza con cui si possono ottenere risultati.
“Il Campobasso lo abbiamo preso in Eccellenza e ora siamo in Serie C, abbiamo portato anche una serie TV. Credo di avere credibilità e umiltà: se lo abbiamo fatto lì, immaginiamo cosa si può fare a Napoli con lo sport più “chic” del mondo”. E ancora: “Napoli merita un attaccamento superiore al 100%. Qui abbiamo trovato una sintonia speciale con i giocatori: prima giocavano in Russia o in Lituania, venire qui è tutt’altra cosa. Cerchiamo chi suda la maglia e lotta, chi ha legame con la piazza e la tifoseria. Si può sbagliare, ma stiamo approcciando la costruzione del roster così. Oltre ai nomi blasonati cerchiamo chi si impegna davvero”.
Liquidata con una sola frase la querelle relativa al trasferimento delle quote legata al proprietario di minoranza Federico Grassi (”Non ho avuto modo di sentirlo, nessun malumore comunque”), lo sguardo di Rizzetta è ottimista:
“In quattro mesi ho visto tante opportunità. Credo che tra qualche anno arriverà un flusso di investitori internazionali nel basket europeo: lo sport è globale, ci sarà un boom e potremmo essere come dei pionieri. Forse servirà più convinzione da parte delle proprietà attuali, che non sanno cosa hanno in mano. Tutti dicono che nel basket non si guadagna, ma forse non hanno mai avuto una strategia pragmatica e intelligente. Ci sono ricavi da sfruttare e in futuro emergeranno nuove priorità”
Chiosando con una frase divertita che coinvolge i tifosi: “Quando apro il telefono e trovo 30-40 messaggi da parte dei tifosi che mi chiedono e mi dicono tante cose: io sono di New York, sono abituato alla pressione (ride, ndr). Però vogliamo un progetto vincente, altrimenti commercialmente non funziona”.
Ai suoi lati gli altri due soci alle prese con la nuova realtà. Da una parte Vincent Beni (“Napoli significa tantissimo per New York. La mia famiglia è di Bari, ma in America tutti conoscono Napoli e i napoletani. Siamo eccitati e vogliamo portare questo entusiasmo in Italia. Conosco Rizzetta da 13 anni: gli ho detto che vogliamo alzare la reputazione del club. Ci fidiamo della dirigenza: hanno preso giocatori che rispettano compagni e città, persone positive e perbene. Abbiamo visto un gran gruppo allenarsi e stare insieme anche fuori dal campo”), dall’altra Bob Wood (“Per noi è un onore essere qui. Mi ha colpito ciò che ha fatto Matt con il Campobasso. Noi siamo dei vincenti, ma sappiamo che serve pazienza per costruire. Abbiamo mezzi per aiutare la squadra a vincere. Le squadre che vincono sono quelle che non si mettono in difficoltà fuori dal campo: creare solide fondamenta è importante. Siamo ottimisti e felici dell’entusiasmo che vediamo. Sugli sponsor credo ci siano grandi opportunità: il nostro obiettivo è dare motivi per sostenerci. Se vinceremo, saremo attrattivi e cresceremo ancora di più”). E Riccardo Marziantonio, il direttore generale, pronto ad aggiornare sui miglioramenti al PalaBarbuto: un sistema di climatizzazione, ma anche altri investimenti per migliorare la struttura e legati alla concessione dell’impianto dal Comune. Per renderlo la casa del basket Napoli.