Più dentro che fuori, al momento. Kalidou Koulibaly, a una settimana esatta dalla fine del mercato, va dritto verso la permanenza in azzurro. A questo punto, considerando l'attuale stallo totale, solo un colpo di scena in extremis cambierebbe gli scenari. "Credo rimanga e siamo molto contenti, anche lui lo è molto. Ha altri due anni di contratto e credo rimanga con noi", ha ammesso lo stesso Cristiano Giuntoli nel pre partita di ieri. Siamo a un 80% di permanenza, diciamo anche 85. Tutt'altro che poco, di certo, per un giocatore così.
Se non è stato un vero annuncio quello del Ds partenopeo, poco ci manca. Di sicuro è stata una grande notizia per tutti. Perché vendere adesso Koulibaly, proprio in questo fotofinish, sarebbe una batosta troppo forte per un ambiente che iniziava a volare sulle ali dell'entusiasmo. Una mazzata tremenda alle ambizioni e ai sogni di gloria di una squadra che ora inizia a sogna con Victor Osimhen. Un ridimensionamento repentino e senza possibilità di contromossa, quasi una sentenza. La conferma di Koulibaly, al netto di tutto, è quindi un bene per il Napoli. L'equilibrio è sottile: con lui è un Napoli più da Champions; senza, ovviamente, le quotazioni scendono rapide.
E pazienza se senza la sua uscita il mercato è verosimilmente chiuso in tempi di crisi. Se proprio non c'è altra scelta tra le due opzioni, bisogna farsene una ragione. Un mediano di posizione è a oggi vitale per attuare concretamente il 4-2-3-1, ma messo davanti a una scelta, probabilmente, qualsiasi tifoso napoletano avrebbe scelto la permanenza di Kalidou piuttosto che il famoso centrocampista e un terzino. Soprattutto se il sostituto del senegalese fosse un Sokratis qualsiasi e non un atleta di un livello superiore. Meglio un Koulibaly scontento che un Papastathopoulos felice, direbbe qualcuno.
Ma il punto è proprio qui: sicuri che Koulibaly sarebbe così contrariato? Deluso al massimo, ma non certo sconento e contrariato. Forse amareggiato per un grande trasferimento che non si è più concretizzatosi, ma tutt'altro che frustrato o esasperato. Non sarebbe un nuovo caso Allan, tanto per intenderci. Innanzitutto per l'ingaggio: Koulibaly, con uno stipendio di 7 milioni, è già il giocatore più pagato della rose e in assoluto uno i difensori più pagati al mondo. Mica poco considerando la mentalità e le gerarchie de laurentiiane. Per la serie: comunque sia, cade in piedi. Anche perché il rapporto con la città, come noto, è magico e viscerale.
Allan chiese di andar via, Kalidou non l'ha mai fatto esplicitamente. Il top player azzurro, dopo un ciclo durato ben sei anni, si è semplicemente affacciato verso l'esterno per capire se ci fosse qualche nuova opportunità. Normalità in un mondo come il calcio. Nulla di indecoroso. Il 29enne, anzi, non ha mai sbattuto i piedi né si è mai sentito soffocato. Fosse arrivata l'occasione City l'avrebbe ovviamente raccolta (chi non lo farebbe?), ma in caso contrario va bene anche così. E' questo, in sintesi, quanto accaduto.
E il campo lo dimostra. Prima a Parma e poi col Genoa è stato infatti tra i migliori in campo. Inespugnabile, attento e trascinatore. Mentre Osimhen ha fatto la differenza lì davanti, lui ha tenuto a bada le incursioni avversarie. Ovviamente serviranno impegni più probanti per la conferma definitiva, ma la dedizione, l'attaccamento e la professionalità con cui è sceso in campo in queste prime uscite sono già una conferma. Specialmente considerando che si trattava di due gare - diciamo così - non proprio motivanti.
Fosse stato venduto a inizio stagione, per la felicità dei diretti protagonisti e col Napoli che lo avrebbe sostituito al meglio e con altri rinforzi in rosa, sarebbe stato diverso. Ma arrivati al 28 settembre, considerando le tempistiche strettissime, meglio che sia andata così. Poi lo ripetiamo: se si aggiunge in rosa anche un mediano forte in questo rush finale, questa squadra può divertirsi davvero. Ma sarà proprio la sua mancata cessione, probabilmente, a lasciare ancora una volta il puzzle incompleto...
di Pasquale Edivaldo Cacciola
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