Vinicio, Juliano, Pesaola e Burgnich: Rivellino racconta il Napoli degli anni '60 e '70

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Intervista Rosario Rivellino, ex calciatore e allenatore del Napoli negli anni sessanta e settanta

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio, è intervenuto Rosario Rivellino, ex calciatore e allenatore del Napoli negli anni '60 e '70.

Ecco le sue dichiarazioni: "Per l'epoca avevo la statura di un calciatore alto, oggi un bassotto. Giocai una partita contro il Milan di Gullit come allenatore e incontrai Gullit in spogliatoio, l’ho guardato ed ho pensato: ‘Come potevo marcarlo se avessi giocato io?’ era esagerato.

Ritiro di Vinicio? Mi trovavo lì per caso, non ero il secondo di Vinicio. Tuttavia, una sera a cena si uscì un po’ fuori dai regolamenti rigidi che Vinicio voleva da un punto di vista dell’alimentazione e del comportamento. Vinicio si irrigidì e chiese di rientrare nelle sue regole, altrimenti sarebbe andato via. All’epoca il Napoli aveva la fortuna di avere un grande capitano, Juliano, si riunirono e accettarono le condizioni dell’allenatore. Vinicio pretese la camera d’ossigenazione a causa della preparazione massacrante che facevano, seppur fatto con logica. I giocatori uscivano stremati, andavano a fare questo percorso e recuperavano: da allora ho capito che è il recupero che è importante, più dell’allenamento in sé. Nella mia classifica metto Vinicio, Sarri e Spalletti perché Vinicio non aveva lo staff tecnico di adesso, ha fatto tutto da solo.

Se mi aspettavo questo Napoli? Non se l’aspettava nessuno, è molto piacevole. Ogni giocatore va ad incastro con il compagno a fianco, è diventato un gioco perfetto, è una squadra perfetta. L’allenatore è bravo.

Costruzione dal basso? È iniziata con Sarri perché ha il pallino del possesso palla, con Spalletti lo fanno meno e per farla c’è bisogno di calciatori adatti. A Napoli abbiamo bruciato un gran difensore come Maksimovic per fare il gioco dal basso. Anche per Manolas è stato così, nella Roma giocavano tutti dietro e lui era il gigante della difesa, entrava sempre a colpo sicuro. A Napoli è andato in difficoltà perché non era rapido e svelto.

Kim? Lo vedo benissimo come difensore, nel senso di stare sull’uomo e anticipare sull’uomo, per impostare lo vedo un po’ in difficoltà. Rrhamani è il miglior difensore che ha il Napoli, è una grande perdita averlo ai box.

Kvara più Meroni o George Best? Credo che sia superiore a Best, è un ambidestro, tipo Mertens che gioca con entrambi i piedi. È un longilineo e gioca benissimo. L’unica cosa da correggere -ed ho capito che lo sta facendo- deve giocare più per la squadra che per sé stesso, non lo fa per cattiveria, ma per istinto. Raspadori e Simeone sanno dove sistemarsi in aria di rigore per capire dove ricevere, questa è la fortuna del Napoli.

Anderlecht-Napoli? Ero in panchina con Pesaola e ci alzammo in piedi a gridare per il gol di testa, l’arbitro indicò immediatamente un’irregolarità. Successivamente, ci fu un fallo a favore della squadra avversaria, proprio accanto alla nostra panchina e c’era la possibilità di crossare in aria di rigore, l’arbitro dove doveva sistemarsi? In area di rigore, invece si venne a sistemare dietro il pallone e non vedeva quanto accadeva in aria, perciò poi ci hanno fatto un gol un po’ fortuito. Burgnich alla fine della partita era molto nervoso e diede un calcio alla porta dello spogliatoio buttandola giù. Il presidente dell’Anderlecht parlava solo inglese e Ferlaino chiamò me per farsi tradurre, lui disse ‘Fooball isn’t sport, is business’, l’arbitro era un rappresentante della sua birra in Inghilterra e noi lo scoprimmo il giorno dopo.

Turnover? Va bene farlo, ma con chi è veramente stanco. Magari c’è chi ha giocato tanto e non avverte la stanchezza, va fatto riposare chi veramente ha un calo tecnico".

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