Trotta: "Se il Napoli non dovesse vincere lo scudetto sarà solo per questo motivo"

Le Interviste  
Trotta: Se il Napoli non dovesse vincere lo scudetto sarà solo per questo motivo

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Ivano Trotta, allenatore ed ex calciatore di Napoli e Juve. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Era nell'aria che Thiago Motta sarebbe stato sollevato dall'incarico, anche se non ci aspettavamo un esonero a stagione in corso. Secondo lei, cosa ha convinto la Juventus a cambiare in maniera così repentina? "Secondo me è successo qualcosa. Altrimenti non si spiega il fatto che il direttore sportivo, pochi giorni prima, lo avesse confermato nonostante i risultati negativi. Credo che ci sia stato un problema interno, qualcosa tra di loro. Da quello che so, sembra che ci sia del vero in queste ricostruzioni della stampa. Non so quanto Giuntoli ne sia uscito bene da tutta questa situazione, perché alla fine l’allenatore ha pagato, ma anche lui non credo ne sia uscito indenne. A prescindere dal fatto che sia stata una sua scelta o meno, la dinamica non è stata tipica della Juventus. C'è poi la questione dei problemi finanziari, che hanno sicuramente influito. Credo che il cambiamento fosse necessario e la scelta di Giuntoli fosse giusta, dopo il lavoro fatto a Napoli. Ripartire con un direttore giovane aveva senso, ma la strategia adottata con Thiago Motta è stata sbagliata. Non tanto la scelta dell’allenatore in sé, quanto il modo in cui è stato costruito il progetto. Non solo si è voluto chiudere il ciclo con Allegri, ma anche mandare via giocatori importanti in maniera troppo netta. Penso, ad esempio, al trattamento riservato a Danilo. Parliamo del capitano, un giocatore che poteva ancora dare il suo contributo, soprattutto in un momento difficile. È sempre stato dedito alla causa, mai polemico, eppure si è fatto di tutto per mandarlo via. Thiago Motta ha voluto puntare sui giovani, e nelle prime partite gli è andata bene, ma quando il campionato entra nel vivo serve esperienza. Credo ci sia stata un po' di presunzione nella gestione della squadra da parte del mister. Un altro errore è stato il trattamento riservato a giocatori di qualità. Uno su tutti: Yildiz. Quest'anno il suo valore si è deprezzato, ma nella scorsa stagione ha fatto partite straordinarie, con giocate da fuoriclasse. Eppure, dopo una grande prestazione, lo ritrovavi in panchina. Sono scelte che lasciano perplessi. Thiago Motta, dunque, ha pagato per le sue scelte particolari. Se avessero portato risultati, sarebbe stato visto come il nuovo che avanza, ma così non è stato. Le sue decisioni sono apparse troppo strane e poco comprese dal gruppo. Oltre alla presunzione aggiungerei anche la confusione. Thiago Motta ha cambiato 39 formazioni su 42 partite, un dato che parla da solo. Non lo conosco personalmente, quindi il mio giudizio si basa su ciò che vedo durante le gare. Non so come si approccia ai giocatori, ma da fuori mi sembra che abbia peccato nella gestione della squadra. Ha cercato di applicare lo stesso tipo di calcio che aveva proposto a Bologna, un sistema in cui i singoli contano relativamente e il modulo è predominante. Però la Juventus non è il Bologna. Ha dato l'impressione di credere che il suo approccio facesse la differenza a prescindere dai giocatori. Ma il calcio è fatto di qualità, e se togli l’esperienza e il talento, alla lunga paghi."

Il Milan ha vissuto una stagione molto difficile. Non è bastato l’esonero di Fonseca: il problema, dunque, non era l’allenatore? "Esattamente. Il Milan ha avuto problemi interni per tutta la stagione. Ne abbiamo parlato più volte: io ho sempre stimato Fonseca, perché non si è mai lasciato condizionare da atteggiamenti sbagliati all’interno dello spogliatoio. Però al Milan ci sono giocatori che, semplicemente, non hanno più voglia di stare lì. E quando mancano leader capaci di trascinare il gruppo, diventa tutto più complicato. Conceição non lo conoscevo come allenatore, ma penso che vincere subito la Supercoppa Italiana gli abbia paradossalmente fatto male. Ha dato l’illusione che i problemi fossero risolti, quando invece erano solo nascosti. Il Milan ha meritato di vincere quella coppa, ma non si può dire che l’Inter abbia giocato la sua miglior partita. È stata un po' un’illusione ottica: sembrava che tutto fosse in discesa, invece la salita era appena iniziata."

Molti club, delusi dalla stagione, sembrano aver messo nel mirino Antonio Conte. Da allenatore, non pensa che sarebbe utile una smentita da parte sua per rassicurare l’ambiente? “Io credo che Conte non abbia bisogno di smentire nulla. Lo conosco come calciatore, ma ho imparato a capirlo come allenatore. Lui parla quando ha qualcosa da dire, non per alimentare polemiche con la stampa. È consapevole del suo valore e di quello che sta costruendo a Napoli. Quest’anno, il Napoli ha fatto un buon campionato, soprattutto considerando la stagione scorsa. Se Conte rimarrà, e mi auguro che lo faccia, renderà la squadra ancora più forte. Ma è normale che sia sempre un nome molto richiesto sul mercato."

Lei ha giocato con Conte alla Juventus. Pensa che una sua dichiarazione pubblica potrebbe aiutare il gruppo squadra, dando più certezze ai giocatori? "Nì. I giocatori importanti, quelli che vivono ogni giorno il proprio allenatore, sanno perfettamente da che parte sta e che tipo di persona è. Lo vedi in campo: il Napoli, anche nelle sconfitte, mostra compattezza e unità d’intenti. Se il Napoli non dovesse vincere lo scudetto, sarà solo perché l’Inter ha una rosa incredibile. Ma come gruppo, quello che ha creato Conte è già un successo. Ha costruito una mentalità vincente, e questa è la base per i futuri trionfi."

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