Il capo della polizia Giannini: "Già liberi gli arrestati? Le indagini proseguono, ma è gravissimo: sicurezza pubblica a rischio!"

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Il capo della polizia Giannini: Già liberi gli arrestati? Le indagini proseguono, ma è gravissimo: sicurezza pubblica a rischio!

Ultime notizie calcio Napoli - C'è delusione, ma voglia di andare avanti come sempre, nella polizia. Dopo i primi arrestati già liberati dopo gli scontro fra ultras di NapoliRoma di domenica.

Ne parla al Corriere della Sera il capo della polizia Lamberto Giannini:

«Ciò che è accaduto domenica scorsa è molto grave, ma grazie all’attività di prevenzione e intervento siamo riusciti a impedire un contatto diretto tra i due gruppi di tifosi di dimensioni più ampie, e a evitare conseguenze ben peggiori».

È un modo per minimizzare la portata degli scontri in autostrada, prefetto?

«Niente affatto, anzi. Ferme restando le prerogative dell’autorità giudiziaria credo che ai responsabili, da individuare attraverso indagini che devono essere e saranno condotte con celerità e professionalità, si possano addebitare reati gravi soprattutto per lo scenario in cui si sono verificati, che hanno messo a repentaglio l’incolumità pubblica e la sicurezza dei trasporti. Bisogna però considerare anche quello che non è accaduto grazie all’attività informativa e di prevenzione».

Cioè?

«Ritengo che la chiusura da parte delle forze di polizia della stazione di servizio dove gli ultras napoletani erano in attesa di quelli della Roma abbia impedito scontri ancora più consistenti. E in tante altre occasioni, siamo riusciti a evitare disordini. Di queste attività, come è giusto, non si è parlato perché non è successo niente. Ma, solo per darle un’idea dell’impegno profuso in questo settore, le dico che nella giornata di domenica 8 gennaio, abbiamo impiegato, solo dei reparti inquadrati, quasi 2.700 unità, inviando rinforzi per la gestione di 34 incontri di calcio di varie categorie. Questo avviene tutto l’anno».

Tutti abbiamo visto, però, le immagini del poliziotto che, quasi rassegnato, assisteva alla rissa a colpi di cinghie e bastoni a pochi metri.

«Si tratta di un frammento che andrebbe contestualizzato, tuttavia emerge che pure in quel frangente di grande concitazione e pericolosità la polizia è riuscita a documentare quanto stava accadendo, ha fatto giungere ulteriori rinforzi consentendo di evitare danni peggiori. È stata una situazione complessa, la rivalità tra le due componenti violente delle tifoserie è nota, ma non avevamo conoscenza dettagliata di cosa e dove sarebbe accaduto. Tuttavia il rischio non era stato trascurato e siamo riusciti ad intervenire scongiurando esiti che avrebbero potuto essere tragici. Ora comincia la seconda fase, ugualmente importante e decisiva, dell’attribuzione delle responsabilità, e confido in risultati importanti».

Sono necessarie altre misure per contrastare il fenomeno del tifo violento? Si parla di nuove norme, curve chiuse, divieto di trasferte o Daspo perpetui…

«Il legislatore farà le sue scelte, ma credo che già ora ci siano strumenti sufficienti per arrivare a sanzioni importanti, sia sul piano penale che amministrativo. E questo servirà a fermare e sanzionare adeguatamente soggetti coinvolti in questo episodio e che magari già in passato sono stati protagonisti di casi analoghi».

Intanto però i primi arrestati sono già liberi, e per i funzionari di polizia è un fatto grave.

«Si tratta di decisioni dei giudici relative alla fase cautelare che non posso e non intendo commentare, ma le nostre indagini vanno avanti. Nuove misure sono sempre possibili, ma penso sia necessario mantenere un certo grado di proporzionalità e distinguere i violenti che mettono in pericolo la sicurezza pubblica da chi vuole solo assistere alle partite. Da ogni evento critico dobbiamo trarre indicazioni per capire come migliorare il nostro servizio e l’evoluzione del fenomeno. Ora gli incidenti si sono trasferiti dagli stadi ad altri luoghi e ci stiamo adeguando, ma il trend degli incidenti gravi è comunque in diminuzione».

Ci sono collegamenti fra ultras ed estremismo politico, o con la criminalità organizzata, o addirittura strategie di infiltrazione tra un mondo e l’altro?

«L’ultras violento non è un marziano, avulso dal contesto in cui vive o con il quale ha relazioni; se ha contatti con l’estremismo politico o con la criminalità porterà in quell’ambito i propri comportamenti. Non ci sono evidenze di infiltrazioni o addirittura di strategie finalizzate alla commistione tra fenomeni diversi, bensì di singole persone o gruppi che portano i loro comportamenti violenti in situazioni diverse».

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