Ulivieri: "Vi racconto i due Tavecchio che ho conosciuto. Il calcio italiano è da riformare, ma nessuno conosce la strada giusta"

Rassegna Stampa  
Ulivieri: Vi racconto i due Tavecchio che ho conosciuto. Il calcio italiano è da riformare, ma nessuno conosce la strada giusta

Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere Fiorentino:

Renzo Uliveri, toscano, presidente degli allenatori italiani, lei è stato uno dei pochi a difendere Tavecchio fino alla fine. Perché?
«Alle ultime elezioni, io rappresentavo la componente decisiva, l’Aiac, con il suo 10%. Ma il 10% era troppo pesante come responsabilità. Andai quindi al Coni da Malagò e chiesi come dovevo comportarmi. Lì ci trovai Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti. Se c’era Sibilia, il messaggio era chiaro. Decidemmo di sostenere Tavecchio perché avevamo l’accordo sull’obbligatorietà degli allenatori nelle scuole. Io, quando mi incatenai, lo feci per quella causa».
In questi anni ha condiviso tutto di Tavecchio, anche le sue frasi sessiste e razziste?
«Ci sono stati due Tavecchio. Il primo è l’autore un po’ ingenuo di alcune gaffe che sono state strumentalizzate. Il secondo è il Tavecchio che ha commesso meno errori, che è stato importante nella ristrutturazione e nella riorganizzazione, anche finanziaria, della Figc. Con quest’ultimo sono andato d’accordo. Nei ultimi giorni prima gli hanno teso un trabocchetto, poi c’è stato il fuggi fuggi. È iniziata la gara a prendere le distanze da Tavecchio. In quei momenti difficili sono stato con lui, c’ho messo la faccia».
Ma dopo tutto quello che è successo, come si sente? Arrabbiato, infastidito, deluso?
«Mi sento queste tre cose messe insieme. Li guardo, questi uomini che fanno parte del nostro movimento e provo per loro tanta pena».
A chi si riferisce?
«A quelli che pretenderebbero una medaglia per aver sventato il commissariamento della Figc. Al solo pensiero, mi viene un nodo alla gola».
Il commissariamento per adesso non c’è stato, ma dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio la Figc è senza una guida...
«In un paese normale, non accadrebbe mai che un presidente di una federazione venga forzato a dare le dimissioni fuori tempo. In Italia è accaduto. Quello che si doveva seguire era un percorso istituzionale. Tavecchio doveva rassegnare le dimissioni ma con un consiglio federale completo dei presidenti di Lega A e B. Questa sarebbe stata la linea della normalità. Invece, il processo è stato accelerato. Con qualche furbata di troppo. Penso alla Lega Nazionale Dilettanti che aveva addirittura candidato Tavecchio».
Adesso sarà fondamentale che la Lega A elegga i suoi organi entro l’11 dicembre per evitare il commissariamento della Figc.
«Sono fiducioso, anche se 15 giorni sono davvero pochi. Ora, non dico che sarebbero stati necessari tre mesi, ma così sembra di assistere a un golpe».
Alcuni sostengono che il presidente del Coni Giovanni Malagò non attenda altro.
«Dietro ci sono questioni di politica che non conosco, ma non posso credere che Malagò voglia vedere interrotto il percorso di una Lega. Semmai, c’è da fare una distinzione di ruoli. Il Coni dovrebbe adempiere alla funzione di preparare gli atleti per i Giochi Olimpici. Gli altri compiti spettano al ministro dello sport. In Italia non abbiamo mai avuto un ministro dello sport. Adesso che c’è, siamo tenuti sotto scacco dal Coni. È assurdo».
Concorda però con Malagò che il calcio sia un movimento da riformare?
«Certo, solo che nessuno conosce la strada da seguire. Ci sono cose da cambiare. Una è la riforma dei campionati, un’altra è la distribuzioni delle percentuali all’interno del consiglio federale, perché è impensabile che la Lega A abbia il 12% di rappresentatività e la Lega Nazionale Dilettanti il 34%. C’è da riformare il concetto di formazione. I nostri ragazzi giocano poco a pallone. In altri Paesi giocano il doppio e diventano più bravi».
A proposito di allenatori. Quanto le è piaciuto il ct azzurro Giampiero Ventura?
«Non posso giudicare un collega. Dico che prima della Spagna mi era piaciuto molto. Dopo è cambiato il mondo, ha subìto troppe pressioni. Chi occupa quei ruoli deve sapere reggere, lui non c’è riuscito».
L’Italia non andrà ai Mondiali. è una tragedia?
«È una cosa pesante, bisogna prenderne atto con serietà».

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