DRAMMA - Mancini muore in casa, racconto della moglie straziante. Zeman distrutto

Rassegna Stampa fonte : Corriere dello Sport
DRAMMA - Mancini muore in casa, racconto della moglie straziante. Zeman distrutto

Hanno parlato all'ora di pranzo, poi Chiara è partita da Foggia con i loro figli, due maschietti di 13 e 8 anni, per raggiungerlo. Lo fa sempre quando il Pescara gioca in casa. Siamo a metà pomeriggio e Chiara è quasi arrivata, richiama più volte per avvisare, ma stavolta Franco non risponde. Strano, lui è sempre così preciso. Chiara comincia a preoccuparsi, quando arriva sotto casa, in un condominio di via Gobetti, 19, parcheggia di fretta e sale precipitosamente al secondo piano, seguita dai bambini. Entra in casa e trova Franco riverso a terra in camera da letto, lo tocca, è già freddo. Non è possibile, non ci si può credere, Franco Mancini è morto. Probabilmente stroncato da un infarto fulminante, ma questo sarà l'autopsia a confermarlo. La constatazione del decesso arriva dal medico legale alle ore 17, poco prima Chiara ha urlato tutta la sua disperazione.

RICOSTUZIONE - Riavvolgi il nastro di qualche ora e trovi Mancini al Poggio degli Ulivi per la seduta di rifinitura. Oggi arriva il Bari, la squadra di cui è stato anche capitano, non vuole scherzi. Mentre gli altri ripetono gli schemi di Zeman, lui torchia i tre portieri. Li sistema tutti tra i pali, uno davanti all'altro a distanza di un metro, poi calcia forte e chiama il numero di chi deve intervenire. «uno, due, tre». Anania, Ragni e Cattenari scherzano con lui,  «mister, ma così è un trucco», lui risponde,  «se è facile non vale». Non vale, appunto, la vita è un soffio. Sono passate meno di cinque ore da sorrisi e scherzi e lui è immobile sul suo letto, sembra che dorma. Intorno alle 18 arriva Zeman con la moglie e il figlio Andrea. Il tecnico boemo entra in camera, lo guarda, esce e si siede sulle scale del pianerottolo, abbraccia Chiara, non ha parole, è devastato dal dolore. Per lui Franco era un figlioccio. Lo aveva avuto come portiere a Foggia, se lo era portato anche al Napoli e alla Lazio. Il migliore interprete del ruolo per la sua filosofia, spregiudicato con i piedi fuori dall'area e reattivo tra i pali. Buono anche come insegnante. Infatti, lo aveva ritrovato a Foggia l'anno scorso e lo aveva indicato come preparatore dei portieri per il Pescara.

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