A Napoli bastano poche ore per tornare all'inferno...

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A Napoli bastano poche ore per tornare <i>all'inferno</i>...

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

Basta ascoltare un'intervista a Sarri nel post partita di Napoli-Lazio e si evince che la squadra azzurra è da scudetto. Poi si leggono i quotidiani stamattina, dopo un pareggio a reti inviolate a Modena, contro il Carpi, e il Napoli è una squadra da metà classifica, Sarri non è all'altezza e Valdifiori è già da buttare. Manca l'equilibrio, manca e mancherà sempre. Perchè il tifoso del Napoli è abituato a guardare il risultato finale di un match, senza analizzare gli episodi. Di calcio si parla nei bar, in piazza, seduti al tavolino. E' lo sport più popolare, viene concessso a tutti un giudizio sulla propria squadra del cuore. E va bene così. Però non vanno fatti voli pindarici se si batte la Lazio, così come è giusto non abbattersi dopo un pareggio in casa del modesto Carpi. Andiamo per step.

L'INIZIO - Sarri arriva a Napoli con la convinzione di volersi affidare al modulo che ha fatto le fortune dell'Empoli. Il 4-3-1-2. Ben venga, ognuno ha la propria idea tattica ed è giusto volersi togliere lo sfizio di provare. Ok, il 4-3-1-2 non fa per questo Napoli, penalizza diversi giocatori più abituati a destreggiarsi sugli esterni e non dà ampiezza alla manovra. L'ha detto la stampa, lo chiedevano i tifosi. Sarri cambia dopo il pareggio ottenuto nella sua Empoli. 

L'EVOLUZIONE - Evoluzione, ma possiamo definirla anche rivoluzione. Sì, perchè la gara contro il Bruges è servita a Sarri per poter rendersi conto che, forse, il 4-3-3 sarebbe potuto essere il metodo più congeniale alle caratteristiche della squadra. 5 a 0 ai belga del Bruges, si va avanti con lo stesso modulo anche contro la Lazio. Biancocelesti in estrema difficoltà al San Paolo, ne prende cinque e torna a casa. Arriva la trasferta di Modena, Sarri schiera la stessa squadra (dando l'occasione ad alcuni calciatori di poter riposare), ma il risultato è stato diverso. Niente goleada, nessuna manita. Il Napoli crea, chiude gli avversari nella propria metà campo per tutto il match, ma non riesce a bucare la porta difesa da Benussi prima e Brkic poi. 

ESIGENTI - Il tifoso del Napoli non analizza, vuole la vittoria. Se ieri fosse entrato quel tiro a pochi metri dalla porta di Gabbiadini si starebbe parlando di un Napoli in crescita, in evoluzione. Invece no, il Napoli non vince e si ritorna nell'oblio, nel girone dei perdenti. Suvvia, apriamo gli occhi. Non pensiamo a Benitez nè a Montella. Diamo tempo a questo signore di lavorare e di trovare i giusti automastimi. Ma al bar fanno ancora i caffè?

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