Sono cento i giorni da quando Carlo Ancelotti ha indossato la tuta da lavoro del Napoli e ha conquistato il cuore dei tifosi. Sin a subito ha apprezzato l'affluenza di gente presente a Dimaro e ha sempre spiegato perché accettare il progetto di Aurelio De Laurentiis.
"Ho scelto Napoli per vari motivi: perché voglio scoprire questa città, che è ricca di passioni; perché c’è un progetto societario serio; perché ci sono filosofie interessanti e calciatori di valore che mi piacciono". Oppure: "Io qui mi sento da dio e stare a Napoli è come stare in paradiso".
Un allenatore che ha girato il mondo ma stregato dalla bellezza che la città di Napoli ti offre. Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport si parte da via Tasso, l'epicentro di un universo solare, ma poi si atterra ovunque, a Ischia, alle Fumarole, da dove un mattino, ed eravamo già in ottobre, chiamò De Laurentiis per fargli sentire ciò che avvertiva, come un languorino nella coscienza per aver stravinto tutto senza però aver ancora visto quel che c’è da regalarsi. Pompei compresa e poi la Costiera Amalfitana, attraversata tutta, in entrambe le direzioni, perché ci sono panorami che meritano d’essere amati da prospettive diverse e il venticello dolce che t’accarezza il volto lascia che non resti traccia di quella diffidenza - altrui - sparsa tra i vicoli, via etere o su questi mezzi di comunicazione moderne che ignorano il vissuto d’ognuno di voi, con infamante superficialità. Cento giorni di Ancelotti a Napoli: per accorgersi, ascoltandolo, assorbendolo, che si è atterrati su un pianeta sconosciuto, un universo disincantato, quasi si fosse dall’altra parte della Terra, e si diffonde una luce nuova e si sia in presenza di una metamorfosi collegiale. Ma poi ci saranno le partite, maledizione, che eleggono i Re oppure no!