Dopo la chiusura della curva del Milan per cori discriminatori nei confronti dei napoletani, il capotifoso rossonero "barone" ha parlato in tv prendendo le distanze dal razzismo. Le sue dichiarazioni hanno evidenziato la pretesa di poter utilizzare proprio un linguaggio intollerante perché “quei cori sono solo roba da stadio”, salvo autoconfutarsi nell’arco di cinque secondi cinque… giusto il tempo di confessare, quasi fosse un’attenuante invece che un’aggravante, che certi cori sono normali dal momento che si fanno anche a scuola. Ed è proprio questo il problema. Dunque, tutto dovrebbe essere corretto proprio nelle scuole, ma non si può consentire che certa propaganda sia considerata innocua e prosegua impunemente. Lasciamo pure che negli stadi ci sia volgarità, a Milano come a Napoli; lasciamo pure che si tifi contro gli avversari invece che a favore dei propri colori. Ma il razzismo é pericoloso, ancor più quando è subdolo e nascosto nelle pieghe di tanta proverbiale volgarità. Soprattutto perché quello contro i napoletani è una costante della giovane storia d’Italia e non accenna ad arrestarsi, non solo allo stadio. E i media hanno già contribuito a fomentarlo nel 1973, ricamando sul colera a Napoli, allontanando dalla città i turisti che vi sono tornati solo dopo il G7 del 1994. È solo roba da stadio?