Auriemma sul CorSport: "Il Napoli ha un nuovo primato che non piace pienamente, c'è un quesito da porsi"

Rassegna Stampa  
Auriemma sul CorSport: Il Napoli ha un nuovo primato che non piace pienamente, c'è un quesito da porsi

Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Raffaele Auriemma per il Corriere dello Sport:

Ci sono primati che sarebbe preferibile rifiutare, ci sono teorie che non sempre possono essere seguite. Il Napoli è primo nella graduatoria relativa alla correttezza in campo. Un riconoscimento ammirevole, meritevole degli applausi di chi apprezza il calcio nell’essenza pura di uno sport comunque di “contatto” e che richiede l’apporto fisico nei contrasti per sottrarre il pallone all’avversario. La squadra di Sarri è stabilmente prima in quanto a falli, la media di 11,9 come nessun altro nelle 36 partite giocate finora in serie A. La disciplina, poi, irreprensibile: 67 ammonizioni e 2 cartellini rossi consegnano al Napoli il riconoscimento di squadra più corretta di tutta la massima serie. Applausi a scena aperta e generosi inchini al cospetto di capitan Hamsik che incassa i complimenti e poco altro di concreto. Medaglie appuntante sul petto, dai 100 gol segnati come solo altre 7 formazioni in Europa o i record buttati giù con un effetto domino tale da cancellare in fretta tutti gli sforzi fatti da chi ha preceduto in maglia azzurra i protagonisti di oggi. Sono tante le decorazioni di cui si fregiarsi ed andare fieri, mentre il trofeo lo portano a casa gli altri che aggiungono il proprio nome nell’almanacco, lì dove i secondi e quelli corretti non ricevono spazio, né memoria. Allora diventa lecito chiedersi: si può abbinare il gioco spumeggiante ad una condotta agonistica comunque corretta, ma un po’ più energica? Il quesito più in generale ha preso vita da quando il mondo ha cominciato ad interrogarsi se lo spirito gandhiano è applicabile ad ogni avvenimento della nostra vita e se la cosiddetta “resistenza nonviolenta” può convivere con l’agonismo presente nel mondo del pallone. Le statistiche di settore e certi gol subiti dal Napoli direbbero di no e dal 2-1 di Napoli-Atalanta emergono un avvertimento e un’esigenza. L’avvertimento prende forma nel gol segnato da Freuler a cinque minuti dal termine della sfida di lunedì sera al San Paolo, l’esigenza è di evitare certi cali di concentrazione ora che restano solo 180 minuti per chiudere felicemente la stagione con un secondo posto che vale tanto oro quanto pesa. Come mai succede, ormai sta diventando materia di studio nelle facoltà universitarie di antropologia. Perché il Napoli muta così improvvisamente, come mai con il trascorrere dei minuti gli fa difetto la concentrazione, è riflessione che confluisce in un’osservazione dai più condivisa: “a questa squadra manca il carattere”. Detta così, vuol dire veramente poco, anche perché bisognerebbe analizzare il motivo per il quale in certi momenti il “carattere” è presente, fino a sparire quasi del tutto negli istanti finali di certe sfide giudicate “cruciali” ai fini degli obiettivi da raggiungere. La memoria riporta direttamente ai gol subiti all’88’ di Juventus-Napoli e all’89’ di Roma-Napoli, un doppio 1-0 firmato dalla coppia Zaza-Nainggolan che ha messo a nudo la personalità indecifrabile di questa squadra. D’accordo, il Napoli ha bisogno di sviluppare il “carattere”, qualcosa che sta a metà strada tra l’aggressività e la determinazione. Doti e qualità che talvolta nascono con il soggetto, mentre in altri casi si sviluppano nell’ambiente in cui si vive o si lavora. Se questo secondo caso lo rapportiamo ai calciatori del Napoli, chi dovrebbe insegnare loro ad avere in campo una personalità forte e protratta fino al termine di una partita? Forse se stessi, l’amor proprio ed il desiderio di giocare l’anno prossimo in Champions League. E certe volte bastano 180 minuti per imparare a crescere da soli. 

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