Il guru della pace in un'oasi felice

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Il guru della pace in un'oasi felice

Semplicemente l'uomo perfetto. Più di ogni altro. Per la SSC Napoli, l'intera città e un movimento calcistico in cerca di

Semplicemente l'uomo perfetto. Per la SSC Napoli, l'intera città e un movimento calcistico in cerca di rilancio. Perché Carlo Ancelotti non è solo un allenatore strordinariamente brillante e vincente, ma anche un uomo smisuratamente intelligente e proficuo a 360°. Una brillante intuizione di Aurelio De Laurentiis, la sua mossa più eccezionale in assoluto. E questa volta si è superato davvero tra la fine dell'era Sarri, uno scudetto perso in modo assurdo e il rischio di una depressione ambientale devastante. Un ridimensionamento quasi d'obbligo, matematico, con un espatrio collettivo dopo un ciclo così intenso e sfiancante. Invece no, c'è stato il rilancio. Quell'asticella destinata a crollare, è invece risalita ancor più su. Solo un nome grande poteva evitare il collasso all'ombra del Vesuvio, così ne è arrivato direttamente uno grandissimo. 

Il guru della pace e della serenità. Perché al di là dei risultati sul campo, prevedibili considerando il suo blasone, è più che altro l'atteggiamento ad aver conquistato tutti. Oltremodo umile: nell'approccio, nel discorso tecnico e nella vita quotidiana anche lontana dai riflettori. Fece il giro del web il video del primo incontro con Kalidou Koulibaly con quel sincero e veemente "no, il piacere è mio", di fronte a un giocatore visibilmente emozionato. Così come è stato fantastico vederlo presentarsi in sala stampa con panettone e champagne per scambiarsi gli auguri con i giornalisti. Non si comporta come un dio sceso dall'Olimpo, un prometeo che ha portato il dono del fuoco a una piazza che arde dal desiderio di vincere. E' semplicemente un uomo tra gli uomini. Così vale anche per il campo, dove con grande saggezza e serenità ha deciso ripartire dal lavoro del suo precedessore. Nessun comportamento da prima donna o star per incantare, in qualche modo, subito l'ambiente. 

Un'oasi felice. Quella che ha poi creato con una semplicità disarmante. E' entrato nella testa e nei cuori dei giocatori chiave del vecchi progetto come difficilmente si poteva, ne ha rivitalizzato e rilanciati altri. Nikola Maksimovic, per esempio. Costretto a un esilio in Russia lo scorso anno e punto di riferimento in Champions League e non solo. Oppure Adam Ounas, relegato a salvare la Primavera azzurra nell'ultima stagione e parte integrante della nuova rotazione. Per non parlare della sorprendente staffetta tra i pali, dove tutti sono chiamati in causa. Ora il gruppo è un corpo unico: non esistono scontenti, ma al massimo insoddisfatti individuabili in non più di due profili. Del resto, dopo nemmeno un girone d'andata, è già stata impiegata l'intera rosa a eccezion del solo Vlad Chiriches purtroppo infortunatosi. Giocatori sorridenti e baciati, dallo stesso tecnico e ancor prima da una dea bendata che ha fatto sì che le loro strade si incrociassero. Perché avere una tale fortuna, di certo, non capita a tutti. 

Una garanzia per la tifoseria e per la società. Il punto d'incontro perfetto di un confine spesso teso. Ha calmato da subito gli animi bollenti, ha reso la piazza meno isterica e delirante. Via il provincialismo, dentro l'ironia. Basta pensare al gesto di Mourinho in piena conferenza per esempio. E a proposito: l'intervista collettiva non è più un round, un luogo di trincea, in cui proteggersi con scudo e contrattaccare con freccie come veniva inteso un tempo. Ora, è  un agorà del mondo partenopeo in cui dialogare e parlare serenamente. Scambiare sorrisi, idee, ma anche parlare in modo schietto e fissare gli obiettivi quando necessario. Come quel "siamo dei coglioni se usciamo dalla Champions". Mica banale, poi puntualizzato proprio in questi giorni: "Ma io intendevo: saremmo coglioni a uscire per un mancato risultato contro la Stella Rossa. Invece siamo stati in ballo fino all’ultimo contro una squadra, il Liverpool, candidata a vincere la coppa. Come il Psg, il Barcellona e la Juventus, che però ha un ostacolo difficile nell’Atletico Madrid. Il Real senza Ronaldo invece è meno competitivo". Calmo sì, ma anche autorevole e impetuoso. Come in occasione della risposta alle offese juventine o ai cori razzisti negli stadi d'Italia. 

Via con linternazionalizzazione, quel vecchio e dichiarato obiettivo presidenziale. Ora sì che è possibile. Basta vedere i nobili parterre a cui il tecnico emiliano prende parte, la moltitudine di interviste richieste all'estero o la trepidazione degli studi Tv quando sta per arrivare il maestro. De Laurentiis ha trovato l'uomo che cercava da una vita, quel profilo capace di coniugare le due grandi politiche aziendali: la valorizzazione dei giovani talenti per future plusvalenze da una parte, l'escalation europea e la valorizzazione del brand dall'altra. Ogni suo singolo spostamento impreziosisce ulteriormente un marchio già in netta crescita, una tentazione per ogni grande giocatore che verrà contattato in estate. Ora però serve l'ultimissimo step per il salto di qualità: vincere. Vincere qualcosa di importante. E quell'Europa League in palio, per un maestro di coppe come lui, può essere il trampolino di lancio per una nuova e gloriosa epoca napoletana. 

di Pasquale Edivaldo Cacciola - @PE_Bahia

©RIPRODUZIONE RISERVATA 

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