Intervista di Igor Protti a Repubblica che svela alcuni dettagli della sua terribile malattia:
Come ha scoperto la malattia?
«Qualche perdita di sangue, pensavo un’altra cosa. Poi gli esami, e un quadro più grave del previsto. Non ho realizzato subito, però mi sono detto che un infarto o un incidente sarebbero stati peggio, perché non avrei potuto passare nemmeno un minuto in più con i miei cari».
Come sta adesso?
«Mi sento molto stanco e un po’ confuso, ho momenti di buio profondo che alterno a pensieri più positivi. Il cancro sta vincendo 3-0 ed è sleale, perché non mi ha fatto sentire il fischio d’inizio. Ora mi tocca rimontare,ho il dovere di provarci anche se sarà dura. Non ci giro intorno».
Ci racconta la sua giornata?
«Cure e pensieri, può capire solo chi lo vive. Ma anche l’affetto di tanta gente: non lo avrei mai immaginato, non così. Ora so di avere sbagliato tante cose, di avere buttato troppo tempo in fesserie, in preoccupazioni, tutte cose che non contano. Vorrei dirvi di non fare come me: siate felici di ogni mattina vissuta in salute. Non pensate al futuro da immortali, ma al presente così bello e precario: non abbiamo altro, e dura niente. E fate prevenzione, fate sempre gli esami. Io forse ho aspettato troppo».
Un atleta non dovrebbe reggere meglio l’impatto con la malattia?
«Mi guardo nudo allo specchio, ho perso 15 chili e mi sembra di essere invecchiato di vent’anni in tre mesi. Ma non posso farciniente, se non affidarmi ai medici e al cielo, tanto alla fine decide lui».
Lei è stato l’ultimo calciatore a segnare in serie A con la maglia numero 10 del Napoli.
«Da ragazzino, il mio idolo era Rivera. Nel ’95 chiesi la 10 al Bari, poi alla Lazio e quindi al Napoli, dove naturalmente non potevo neanche pensare di avvicinarmi a Diego, nessuno al mondo poteva farlo. Una cosa simile è anche imbarazzante, però spero che quella maglia incredibile, poi ritirata, sia stata almeno un po’ contenta di essere indossata da me».