Raspadori, l'amico Davide: "Vi svelo una leggenda su di lui alla Progresso. Ecco cosa mi disse dopo il primo gol segnato al Maradona" | ESCLUSIVA

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Raspadori, l'amico Davide: Vi svelo una leggenda su di lui alla Progresso. Ecco cosa mi disse dopo il primo gol segnato al Maradona | ESCLUSIVA

Ultime calcio Napoli A casa di Jack Davide De Lucca, amico di Giacomo, ci racconta il suo rapporto di amicizia

Nella rosa del Napoli Campione D'Italia, c'è un giovane arrivato dal Sassuolo, che tanto bene ha fatto con quella maglia tanto da arrivare a giocare e vincere l'Europeo con la Nazionale italiana. E' Giacomo Raspadori, oggi attaccante del Napoli, ma dal passato ricco di aneddoti e curiosità. Con 'A casa di Jack' abbiamo provato a raccontarvi tutto, dai luoghi, la sua Castel Maggiore, la scuola e gli amici oltre a chi calcisticamente l'ha fatto crescere. Tra gli ospiti Davide De Lucca, il suo vero amico e queste sono le sue parole, in esclusiva, a CalcioNapoli24:

Davide De Lucca

Raspadori, l'amico Davide racconta il suo Giacomo

Sei cresciuto con Giacomo, mi racconti un po' com'era da ragazzo?

“Ci siamo conosciuti che avevamo 5 anni, giocando a calcio. Poi ci siamo ritrovati a scuola e da lì abbiamo approfondito il nostro rapporto”.

Scuola Filippo Bassi, tutto inizia da qui...

“Il rapporto si solidifica perchè ogni intervallo era occasione di gioco. Il calcio ci ha legati da piccoli e andavamo sempre a giocare”.

Mi racconti il tuo Giacomo?

“Il mio Giacomo parte dal rapporto nato quando eravamo piccoli. Il calcio è sempre stato motivo di incontro e da subito abbiamo iniziato a dare calci al pallone anche in questa piazza. La tecnica, soprattutto la sua, è migliorata da qui”.

La tecnica si affina, ma eri tu a fare assist a lui o viceversa?

“Era sempre una gara in quanto la nonna ci prometteva sempre le figurine ad ogni gol e si trovava sempre un motivo per farlo o farlo fare”.

Da piccolo era tifoso di Eto'o?

“Anche questa è una cosa che ci accomuna. Da piccoli ci siamo trovati a tifare e simpatizzare per la stessa squadra che con Castel Maggiore non centra nulla. Eto'o è stato un suo mito e credo che lo sia ancora”.

Giacomo Raspadori - Davide De Lucca

Il segreto di Giacomo

La famiglia una forza, i nonni la spinta in più

“La famiglia è stata importante per lui ma i nonni sono sempre stati il suo segreto. La nonna, in particolare, lo portava sempre al parco ed è stata la principale figura a spingerlo a fare il calciatore”.

E' vero che vi preparava sempre da mangiare?

“Da Serie A, la numero 1, come lui...”

La piazzetta antistante la scuola Filippo Tassi era il luogo nel quale si giocava a calcio...

“Dopo la scuola, facevamo le porte con i pali della luce. Campo non dei migliori, una 'L', non c'era erba ma ci divertivamo tanto”.

Giacomo calcia bene a giro, magari qui è migliorato...

“Un modo per migliorarsi, ma la sua tecnica è naturale”.

In piazza non esiste ruolo, ma che qualità mostrava da bambino?

“Su strada si vedeva poco, giocavamo sempre contro, ma le qualità si intravedevano”.

Cosa ti lega di più a Giacomo?

“Il calcio, la passione che abbiamo entrambi e che abbiamo coltivato da bambini. A 12 anni siamo andati in un settore professionistico e passavamo insieme il sabato sera. Abbiamo vissuto anche un derby da avversari, un Sassuolo-Bologna che sentivamo ancora di più”.

Davide De Lucca - Giacomo Raspadori

La passione per il ballo

E' vera la sua passione per il ballo?

“Ci è sempre piaciuto ballare, però la domenica si gioca e il sabato libero era raro. Qualche volta c'è stata la possibilità e ci siamo divertiti. Gli piace molto il Latino-Americano”.

Da bambino era un piacione?

“Piacione no dai, diciamo che piaceva e a lui piaceva ma questa cosa non distraeva dal calcio”.

Chi aveva più ragazzine intorno?

“Anche lui lì è sempre stato forte, lo dico con umiltà”.

Quante volte sei stato a casa di Giacomo?

“Diciamo che qui un bel po' di tempo l'ho passato”.

Spesso vi siete anche ritrovati nel cortiletto...

“Ogni luogo era buono per dare calci ad un pallone e l'occasione era ghiotta, c'era anche l'erba”.

Il passato al Progresso calcio

Al Progresso Calcio giocavi accanto a lui?

“Diciamo di si in quanto il campo era ridotto e si giocava a 5. Eravamo sempre vicini”.

Ho visto i vostri completini, che impressione vi fa rivederlo?

“Mi fa rivivere tante emozioni. Ricordo soprattutto quello bianco, sotto la pioggia, lo sporcammo tanto...”

Giacomo al Sassuolo, tu al Bologna e quel derby...

“Ogni derby ha sempre un sapore speciale ma quello che giocammo contro fu entusiasmante. Io terzino sinistro, lui attaccante: mi trovai a centrocampo, ci fu un impatto forte. La maglia non l'abbiamo potuta scambiare, eravamo al settore giovanile...”

La maglia del Napoli ce l'hai di Giacomo?

“Ce l'ho, indossata, bianca e da trasferta”.

Famiglia impegnata nel sociale. Accanto a casa sua anche un Teatro...

“Non conosco i particolari ma i genitori amano fare teatro e da piccolo li seguii quando fecero Greese”.

Conosco tre soprannomi: Giak, Raspa e Raspino. Ce ne sono altri?

“Io l'ho sempre chiamato Giacomino, come suo nonno”.

Aneddoti vari dalla scuola calcio alla famiglia...

“Ricordo con piacere che prima delle partite domenicali, ci ritrovavamo il sabato sera e si giocava alla Playstation. Ci siamo divertiti molto”.

Quando lo vedi, cosa gli dici sempre?

“Prima di tutto gli chiedo 'Come stai?', poi gli dico: 'Quanto sei brutto'. Sicuramente lo abbraccio perchè la distanza si fa sentire. Prima ci si vedeva 3 volte a settimana, ora è dura”.

Nelle tue parole c'è emozione, amicizia solida e cosa da non dare per scontato. Cosa ti lega a lui?

“Abbiamo gli stessi gusti e carattere simile. Ci piace scherzare e prendere in giro tutti. Ci siamo trovati subito sin da subito”.

La cosa che gli dici sempre?

“Non c'è una cosa in particolare, gli dico 'Grande bomber' quando segna o come contro il Milan, al rientro, gli dissi: 'Contento che sei rientrato ma fai gol...' Gli do carota e bastone”.

Il numero 81...

Ha scelto l'81 ma voleva il 18 che è andato a Simeone

“Si voleva il 18, ha pensato di fare un po' di 'ignoranza' anche se è un bravo ragazzo e ha invertito i numeri, pensando anche al prefisso di Napoli 081... Il 18 è la data di nascita, un numero a cui è legato tanto”.

Al Progresso Calcio si è cementato il vostro rapporto calcistico. In quel Torneo Tassi del 2009 c'eri anche tu?

“Nel 2009 eravamo piccoli, avevamo 9 anni. Fece un torneo importante, eravamo molto piccoli...”

Leggenda, Giacomo va dal mister e batte un calcio d'angolo facendo gol...

“Spazio ridotto, gesto tecnico incredibile. Partita tirata, noi eravamo molto forti e chiudevamo presto le gare. Eravamo sull'1-1, non ci credevo più e ci fu questo corner. Un missile all'incrocio. C'è chi dice che se la sia spostata, ma l'angolazione era incredibile, un gesto enorme. Per l'età che avevamo era un qualcosa di impensabile”.

In una gara fece 6 gol...

“Eravamo svantaggiati, c'era un altro ragazzo molto quotato e aveva fatto molti gol. Ne fece 6 e lo superò. Si vedeva che era forte e anche noi lo eravamo. La differenza era che lui era la stella”.

Guardandolo da fuori, può giocare ovunque in attacco. Ma che ruolo può ricoprire al meglio?

“Davanti può giocare ovunque. A livello tecnico è bravo, gioca destro e sinistro come pochi. Segna di testa per tempismo ma qualche centimetro gli manca. Il suo apice lo raggiunge da seconda punta o trequartista. Osimhen è punta fisica e può liberargli gli spazi”.

Al Progresso ha giocato anche da centrocampista

“Per le qualità che ha e i piedi che ha, smista palla facilmente e anche a Napoli si abbassa tra i tre di centrocampo”.

Da qui a fine carriera potrebbe cambiare ruolo e giocare da play davanti alla difesa?

“Bisognerà capire quali saranno le sue qualità in futuro e se l'allenatore del momento avrà l'intuizione di spostarlo. Di sicuro è sempre pronto e disponibile”.

Da quanto tempo non venivi qui a casa di Giacomo?

“Sono passato prima di Natale a salutare anche la famiglia. Quando c'è passo sempre”.

Venivi in bicicletta?

“Si venivo a chiamare io lui o ci si incontrava a metà strada”.

Quante volte con bici e zaino in spalla andavate in giro per Castel Maggiore?

“Innumerevoli e sempre con pallone e scarpette nello zaino”.

Marachelle?

“Non tante, siamo bravi ragazzi. Qualcuna piccola, magari a scuola ma niente di grave”.

A scuola insieme ma lui com'era? Un secchione?

“Era furbo come in campo. Sempre applicato e faceva quello che serviva per portare a casa il risultato. Copiare a vicenda era difficile perchè non eravamo bravi tutti e due. Le maestre ci staranno guardava, ma qualcosa si faceva”.

Insieme alle scuole medie...

“Tre anni importanti, siamo cresciuti e menomale che c'era lui: avevo un amico stretto in classe”.

Ma quel corridoio delle scuole elementari? Cosa succedeva?

“Eravamo in sezioni differenti e all'intervallo si fece una partita di carta e si cominciava la partita di calcio. C'era l'estintore in una teca di vetro e l'abbiamo rotto... Cose che capitano”.

Prima del Progresso, l'oratorio della Chiesa di Bondanello...

“Tappa fondamentale della nostra crescita. Qui abbiamo passato numerose estati e tanti giornate di calcio. Ogni occasione era giusta per mettere gli scarpini e giocare a calcio”.

Leggo l'emozione sul tuo volto, ti giri a destra e a sinistra come se stessi rivivendo quelle emozioni

“Ricordo che eravamo più piccoli, giocavamo contro gli animatori e il livello tecnico si assottigliava. Noi eravamo superiori ma il divertimento non mancava”.

In bicicletta qui al campo, lo avete consumato voi questo campo

“Lo abbiamo arato ma anche il tempo ha fatto il suo”.

Aneddoti qui?

“Ricordo i tornei estivi tra parrocchie e Giacomo era sempre il migliore in campo. Tanti bei momenti... Si arrivava alle 8, c'era l'appello e si usciba alle 16 e si andava a dormire distrutti”.

Il Sassuolo è la sua squadra, la società che l'ha cresciuto. Arrivato lì anche per la presenza del fratello: s'impone nel settore giovanile, cambia ruolo in Primavera e con il direttore Palmieri che l'ha fatto crescere. Il salto in prima squadra è stato d'obbligo...

“Appena arrivato al Sassuolo, è diventato protagonista: era piccolo e fece 64 gol in quella stagione. Arrivato in primavera, per il divario dell'anno che c'era, trovò poco spazio ma poi s'impose e ne è diventato capitano. Poi, il salto in prima squadra e non è più sceso”.

Il rapporto con De Zerbi

Si mette in mostra a San Siro, doppietta che fa esaltare il Giacomo salito in prima squadra. Del Sassuolo diventa anche capitano...

“Ha sempre elogiato De Zerbi che ha sempre creduto in lui e fatto diventare capitano. Secondo me è stato un personaggio fondamentale nel suo percorso calcistico”.

De Zerbi gli ha dato quella fiducia che gli ha permesso di esaltarsi

“Giacomo era in un periodo difficile, sempre sul pezzo ma senza giocare. De Zerbi ha avuto fiducia in lui e l'ha buttato dentro. Si è preso il suo spazio...”

In Nazionale ha giocato in tutte le categorie, poi arriva nella massima

“La trafila in tutte le nazionali gli ha dato quel qualcosa in più. Mancini è stato un grande perchè ha trovato in lui una punta diversa che in squadra non c'era. L'ha convocato all'Europeo e l'ha anche vinto”.

A Napoli l'hanno paragonato a Mertens...

“Mertens è più rapido e folle nelle giocate, Giacomo è più di altri tempi. Lo paragono ad Antonio Di Natale”.

L'Europeo, la vittoria finale e Giacomo porta a casa la coppa

“E' stato un anno difficile, non si dava tanta fiducia all'Italia. E' stata una sorpresa e vincere sapendo che lui faceva parte della squadra è stupendo”.

La coppa l'hai vista?

“La coppa non l'ho vista ma l'ho sentito subito dopo la gara e mi disse di essere dilaniato, non dormiva da giorni. Poi è andato a Roma per la premiazione ma è stata un'emozione incredibile”.

Dopo quell'Europeo, Giacomo ha su di se gli occhi della Juventus e di altri club. Arriva il Napoli, ma cosa ti diceva? Cosa si aspettava?

“Da fuori non pensavo che facesse una stagione così. Ha dimostrato con i numeri e i fatti le sue qualità. Sono contento per lui, ha risposto alla grande. Ha mostrato le sue qualità in un club con pressioni diverse dal Sassuolo e lontano da casa”.

Vince lo Scudetto, ti ha mai parlato di questa emozione?

“Giacomo è fiero, di più ancora. Lo scudetto è importantissimo e nella sua carriera non ha mai sbagliato una scelta. Tutti gli obiettivi sono ben chiari nella sua testa e li raggiunge con forza”.

Tutto quello che tocca diventa oro...

“Possiamo dire così ma sono convinto che la sua voglia di arrivare sia la marcia in più”.

Come vive la città?

“Mi dice che non riesce a vivere il centro città al meglio perchè il tifo di Napoli è calorosissimo e non riesce a girare liberamente. Però abita a Posillipo ed è fantastico, vede il mare dalla finestra”.

Quando è entrato allo stadio Maradona, cosa ha provato?

“Mi ha raccontato l'emozione del primo gol con lo Spezia, non fece una grande prestazione a livello di qualità ma a livello quantitativo corse tanto. Dopo il gol sentiva esplodere il cuore per una emozione che non ha mai vissuto. Mi ha detto che gli veniva da piangere per la gioia provata”.

Davanti a te c'è Giacomo, cosa ti senti di dirgli?

“Mi sento di fargli un grande in bocca al lupo per il futuro, di continuare a fare quello che sta facendo e prendersi tutto quello che può perchè con la sua fame e grinta può arrivare dove vuole”.

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