Corbo: "Zuniga non vale Armero, Maggio spettatore illustre. Mazzarri si è fatto fa perdonare così"

Rassegna Stampa fonte : Antonio Corbo - Repubblica Napoli
Corbo: Zuniga non vale Armero, Maggio spettatore illustre. Mazzarri si è fatto fa perdonare così

ALLEGRI accoglie il Napoli con la prodigalità dei milanesi d’una volta, ingenui e vaporosi. Con Balotelli squalificato, peraltro turbato dai rimorsi per le sue nuove mattane, il Milan rinuncia anche ad El Shaarawy. Come dire, ti diamo 23 gol di sconto. Si può snaturare così il Milan, giocando senza due attaccanti da 7 e 16 reti ciascuno? Mazzarri replica con pari magnanimità. Schiera una formazione classica: luci e ombre, quindi. Approccio sonnolento e remissivo nella prima mezz’ora, quanto basta a Flamini per cancellare lo 0-0 dal tabellone dello stadio. Non solo: appaiono svagati Cavani, Hamsik che lascia troppa libertà a Flamini ed Abate non avendo ben chiaro il rivale da marcare in fase passiva, balbetta anche Pandev. Questo, fino all’inizio della partita che per il Napoli comincia solo al 30’. Altre ombre: almeno tre. Britos molliccio come troppo spesso gli accade, oltre a Maggio e Zuniga, gli esterni con diversi destini. Maggio si stacca dalla gara per impiegare il tempo libero negli scacchi con Costant, il fedelissimo Zuniga ancora una volta preferito ad Armero invece balla in quel tornado creato sulla fascia sinistra del Napoli da Abate, Boateng e Flamini. Ma il Milan nella fase iniziale giustifica l’esclusione di El Shaarawy affidando a Robinho un ruolo insidioso: parte da sinistra ma taglia al centro, agitando le acque proprio davanti alla scogliera azzurra. Fondamentale nel proteggerla è Behrami, che piazzato da mediano centrale arretrato libera in copertura e contrasto il suo disciplinato furore. Per spiegare al Milan che è finita la mezz’ora di ricreazione ci si mette quel maturo gigante che Napoli dovrebbe valutare meglio. Cannavaro non solo gioca d’impeto per risolvere ogni disguido, ma detta con lanci lunghi le ripartenze centrali, Cavani è il suo punto di riferimento. Il bomber uruguaiano lo gratifica con pari tempismo, e si vede il Napoli finalmente prevalere: di rimessa eleva il profilo d’allarme, con Cavani lancia Pandev verso il pareggio, convince intanto Allegri che certe esclusioni fanno notizia, ma non aiutano a vincere. L’antidoto al miglior Napoli è quello più atteso: lo spadino El Shaarawy. Il Milan esita tuttavia ad estrarlo. Lo anticipa Mazzarri, ravviva il gioco con Insigne per l’esausto e zoppicante Pandev ma anche con Armero, che subentra ad un discontinuo e stanco Hamsik, bollato da un contrasto aspro. L’espulsione di Flamini crea il terzo scenario tattico. Il Milan è ancora effervescente, ben diretto da Montolivo signore del centrocampo, e ispido con l’ingresso di El Shaarawy schierato a sinistra (dove si aggirava Robinho) in attesa dalla destra delle incursioni del sempre libero Abate. Con uno in più, sentendosi magari osservato anche dalla Milano interista, Mazzarri vuole la sua parte: innesta le marce più alte. Inserisce Calaiò (per l’inutile Maggio) accanto a Cavani con Armero a sinistra e Insigne trasferito a destra. Un 4-4-2 modificabile nell’aggressivo 4-2-4. È un lodevole contributo di Mazzarri al gran finale di questa partita che deve chiarire le gerarchie nella scia della Juventus. Aldilà del risultato, dà un chiaro responso: il Napoli è più attrezzato e solido del Milan, peccato che si conceda troppo spesso impatti morbidi con la partita, cominciando a giocarla con un ritardo accademico di almeno mezz’ora. Mazzarri legge bene la partita e modifica la squadra per renderla sempre più sicura ed aggressiva. Si fa perdonare con i nuovi schemi (ripartenze centrali) l’ostinata fedeltà agli esterni. Zuniga non vale Armero, e Maggio è un illustre spettatore del suo bel Napoli.

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