di Marcello Pelillo
La situazione del Napoli è critica, difficile, ma non è chiaro a tutti. Gli azzurri rischiano seriamente di retrocedere. I numeri dicono che nelle ultime dieci giornate la squadra è terzultima. Per essere certi di salvarsi occorre fare diciotto punti nelle diciassette rimanenti, ma l'andamento degli ultimi mesi esclude questa possibilità e domenica arriva la Juventus. Gattuso ha perso quattro delle cinque gare giocate in campionato. Ha sicuramente commesso degli errori anche lui. Innanzitutto ha provato a rispolverare nella squadra il modo di stare in campo dell'era Sarri.
Il punto è che questa squadra è diversa. Mancano le menti di quel gruppo, Albiol, Hamsik e Jorginho, e alcuni non sono più a quei livelli come Callejon e Insigne. L'impressione è che Rino abbia cercato di allenare la sua idea di calcio senza cercare di capire quali fossero i problemi mentali della squadra. In realtà, quando si arriva dopo un cambio in corsa, il primo intervento da fare è di carattere mentale perché la squadra esce da un fallimento sportivo che ha portato al cambiamento. Il mister ha lavorato molto su tattica e atletica ma l'impressione è quella che non abbia analizzato psicologicamente il gruppo.
L'Idea di imitare Sarri, il sogno personale di Gattuso sotto il profilo tattico, gli ha fatto sottovalutare la situazione al punto da fargli annullare le uniche due certezze che aveva questo Napoli: Di Lorenzo e Meret. Il primo sta giocando al centro per sopperire agli infortuni dei centrali, il secondo è clamorosamente scivolato in panchina reo di non saper palleggiare.
Il caso Ospina-Meret è la chiara fotografia dello scarso realismo di Gattuso. Meret ha salvato il Napoli in una serie di occasioni in questa stagione. Oggi i punti non sarebbero questi senza i miracoli dell'ex udinese. Il mister chiede ai suoi di annusare il pericolo ma lui dimostra l'esatto opposto cercando un calcio spregiudicato che il Napoli di oggi non è in grado di sostenere. Occorre, invece, l'umiltà delle piccole perché da mesi il rendimento è da piccola.
L'allenatore non può perdere il realismo, fa parte del suo lavoro. La realtà è che la squadra ha perso certezze ed equilibrio anche per le assenze per infortuni, in difesa, e strutturali, a centrocampo. È compito del tecnico trasmettere l'atteggiamento tattico giusto per sopperire alle assenze e recuperare equilibrio tattico e di conseguenza mentale... Vedremo...