CdM - Il pasticcio di Juve-Napoli, non diamo un calcio al diritto

Rassegna Stampa  
CdM - Il pasticcio di Juve-Napoli, non diamo un calcio al diritto

Juve-Napoli continua a far discutere

I colleghi dell'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno riportano un focus legato a Juve-Napoli e a cosa è accaduto allo Stadium: 

"Di conseguenza, disporre il rinvio di una partita di calcio rientra nella competenza esclusiva degli organismi sportivi. In particolare spetta alla Lega il potere di rinviare, in via preventiva, una gara e di fissare la nuova data. Se l’impedimento si verifica il giorno della gara (il caso più frequente è quello della impraticabilità del campo), spetta all’arbitro il potere di sospensione e il regolamento fissa minuziosamente quali sono le condizioni che l’arbitro deve verificare per potere disporre il rinvio. La Lega prendendone atto, fissa la nuova data.

Nel nostro caso la società napoletana aveva informato la Lega della impossibilità di raggiungere Torino a causa del provvedimento dell’Asl. Non spettava alle due società calcistiche disporre il rinvio. Se fossero state d’accordo, avrebbero potuto rappresentare congiuntamente alla Lega la necessità di disporre il rinvio. Sarebbe, poi, spettato, alla Lega il compito di decidere. L’accordo non c’è stato (potremmo dire che poco sportivamente la Juventus non ha acconsentito) e — a quanto pare — la Lega ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per rinviare.

Oggi il giudice sportivo ha da risolvere una grana. Se non volesse applicare la sanzione della perdita della partita a tavolino (con il codicillo delle sanzioni accessorie), dovrebbe dare rilievo ad uno stato di necessità o ad una impossibilità di comportamento per factum principis che la Lega ha ritenuto non rilevante. Non mi meraviglio che prenda tempo, sperando che sia la Lega a risolvere una situazione che ha creata. Se, infatti, la Lega continuasse a ritenere che il provvedimento dell’Asl non impediva alla squadra napoletana di recarsi a Torino, sarebbe discutibile che il giudice sportivo possa andare in contrario avviso. Sarebbe una decisione (quella della sanzione) in linea con l’autonomia dell’ordinamento sportivo. E la società di calcio napoletana non potrebbe agire davanti al giudice statale per l’annullamento, perché si tratterebbe di una decisione su materia disciplinare per la quale davanti al giudice statale sono possibili soltanto azioni risarcitorie (nel nostro caso contro la Lega).

Un bel pasticcio. Il buon senso vorrebbe che la Lega intervenisse e lo spirito sportivo vorrebbe che la prima a chiedere un intervento in tal senso fosse la Juventus (che sbandiera uno spirito che finora non ha dimostrato e, per la verità, che non ha mostrato neppure nel passato).

L’altra faccia della questione è il provvedimento dell’Asl. Qui bisogna avventurarsi nel ginepraio di una normativa caotica dove tutti ritengono di potere fare tutto. Ho cercato inutilmente di venirne a capo. Non ci sono riuscito. Quindi applico le categorie generali. L’Asl è un organo amministrativo. Ammesso che possa esserle affidato il potere di disporre provvedimenti limitativi della libertà personale, questi dovrebbero essere di durata limitata nel tempo e giustificati da ragioni eccezionali. Il Protocollo con cui si è riavviato il gioco del calcio non può ignorare che si è consentita una attività a rischio. Di più. Oggi tutte le attività sono a rischio. E vi è un inevitabile margine per confrontare i costi (per neutralizzare del tutto il rischio) e il beneficio (quello di impedire una diffusione del virus) e per organizzare un adeguato sistema di protezione. L’Asl napoletana ha emesso un provvedimento amministrativo e ha inciso in una materia nella quale il ricorso alla giustizia è inutile perché sarebbe sempre intempestivo.

Nel nostro caso, fermo restando che il rischio esiste, l’Asl avrebbe dovuto chiedersi se fosse ragionevole il provvedimento emesso o se non fosse più ragionevole dare disposizioni per garantire l’isolamento dei giocatori e impedire qualsiasi contatto che non fosse quello inevitabile durante la gara. E lo avrebbe dovuto fare tenendo presente che il suo è, sì, un provvedimento amministrativo impugnabile, ma nei fatti è un provvedimento definitivo perché il controllo giudiziario arriverebbe sempre troppo tardi. Lo avrebbe dovuto fare tanto più considerando che se le condizioni per proseguire il campionato fossero quelle da lei imposte, la prosecuzione del campionato sarebbe ben difficile. E ne salterebbe la nostra terza o quarta attività produttiva".

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