Conte: "Perché ho scelto di restare a Napoli: ecco cosa ci siamo detti con ADL. Alla squadra mancava il coltello nel calzino. Vi dico la gara che mi ha fatto credere allo scudetto"

Rassegna Stampa  
Antonio ConteAntonio Conte

Antonio Conte ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera dove ha parlato della scelta di restare ancora al Napoli e non solo

Antonio Conte ha rilasciato una lunga intervista al settimanale 7 del Corriere della Sera. L’allenatore del Napoli ha spiegato perché ha voluto scrivere un libro ed anche della sua avventura sulla panchina degli azzurri.

Intervista Antonio Conte al settimanale 7

Ecco i passaggi più interessanti evidenziati da CalcioNapoli24 dell’intervista rilasciata da Antonio Conte al settimanale 7 del Corriere della Sera:

Perché ho deciso di scrivere un libro? Non volevo fosse una nuova autobiografia dilungandomi sempre sulle cose sportive. Ho pensato che la gente sapesse già tutto. Ho voluto raccontare invece la mia essenza, del mio metodo di gestione di un gruppo, di come sono realmente. Il libro era pronto a marzo ma c’era in gioco lo scudetto e abbiamo preferito aspettare.

Davvero non ha avuto contatti con la Juve? Non ho avuto contatti con nessuno anche perché a chiunque abbia provato a cercarmi con terze persone ho sempre risposto che avrei parlato con il club a fine stagione come si fa sempre. E solo se l’incontro non avesse soddisfatto le parti avrei aperto ad un’altra soluzione, avendo comunque un contratto con il Napoli per altri due anni.

A Napoli i ragazzi sono stati sempre disponibili, mi hanno seguito fin dal primo giorno e alla fine sono riusciti a metabolizzare il concetto di fatica, di sacrificio. Certo, a questa squadra all’inizio mancava quello che chiamo il coltello nel calzino. Serve cattiveria sportiva, si va in guerra senza scrupoli. Poi l’hanno trovato, altrimenti non avremmo vinto lo scudetto.

Se mi sono mai pentito di essere stato troppo duro con qualcuno? Ci sono delle situazioni in cui devono percepire che sono molto arrabbiato. L’ultima in questa stagione è successa con i ragazzi dopo la sconfitta di Como. Eravamo 1-1 all’intervallo, hanno vinto loro nel secondo tempo perché hanno avuto più fame. Beh, lì sono stato durissimo. Si può perdere ma non perché hanno più cattiveria, ambizione.

La gara che mi ha dato la sensazione di poter vincere lo scudetto? Quella con l'Inter, recuperare lo svantaggio, rischiare di vincere. Dissi pubblicamente per la prima volta “Se vogliamo, possiamo”. Era un messaggio per i miei ragazzi. Ci credevo, dovevano farlo anche loro. Il pareggio con il Genoa ha seriamente rischiato di compromettere lo scudetto:  il difensore centrale intercetta un passaggio filtrante, nella sua metà campo, passa il pallone e inizia a girovagare nella nostra area, finisce al terzino sinistro che riesce a crossare nonostante il cross, e il difensore Vasquez fa gol nonostante fosse in mezzo a tre nostri giocatori.

Come nasce la decisione di restare a Napoli? Attribuisce a sua moglie Betta qualche complimento? La famiglia è un punto di riferimento ma certe scelte le faccio io. Mia moglie, mia figlia stanno molto bene a Napoli ed è un dato di fatto. Ma poi sono io che devo allenare tutti i giorni una squadra, loro non c’entrano nulla. Nell’incontro con De Laurentiis ci siamo chiariti, parlare è fondamentale. Lui ha capito gli errori  o comunque le situazioni che devono essere migliorate. Ho un contratto ed il chiarimento è stato il punto chiave. Il resto sono state tante voci che hanno fatto male, non hanno tenuto conto di come sono fatto io”.

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