Brocchi racconta Ancelotti: "I suoi successi passano dalla gestione del gruppo, no a schemi fissi: si adegua alla squadra!"

Rassegna Stampa fonte : Il Mattino
Brocchi racconta Ancelotti: I suoi successi passano dalla gestione del gruppo, no a schemi fissi: si adegua alla squadra!

Nell'era dei successi di Carlo Ancelotti alla guida del Milan, uno degli infaticabili del centrocampo era Cristian Brocchi. Giocatore d'ordine,

Nell'era dei successi di Carlo Ancelotti alla guida del Milan, uno degli infaticabili del centrocampo era Cristian Brocchi. Giocatore d'ordine, in grado di correre e portare palloni giocabili al genio di Pirlo e all'estro di Seedorf. Un ruolo importante nel quale già all'epoca faceva un po' l'allenatore in campo. Oggi Brocchi l'allenatore lo fa per davvero (ultima avventura da collaboratore di Capello al Jiangsu Suning) e nel suo bagagliaio di esperienza non dimentica quello che ha imparato proprio alla bottega di Carlo Ancelotti. Il palmares insieme parla da solo: uno scudetto, una Coppa Italia, una supercoppa italiana, due Champions, una supercoppa europea e anche un Mondiale per club. Insomma, di tutto un po' all'interno dei confini italiani e non solo. 

La lezione più importante tra le tante ricevute durante la vostra convivenza ai tempi del Milan?

«I suoi successi passano tutti dalla grande gestione del gruppo che è sempre stata eccezionale».

Ovvero?

«Tutti noi avevamo una grandissima stima di lui, perché dava lo spazio giusto a tutti e ci motivava instaurando un rapporto forte. D'altra parte non ho mai sentito nessuno parlare male di lui».

Secondo lei qual è stata la sua chiave tattica più importante per centrare tanti successi in tutta Europa?

«Aver ascoltato Pirlo mettendolo davanti alla difesa e aver inventato l' Albero di Natale nella partite in cui serviva equilibro».

Lei oggi è diventato allenatore, c'è qualcosa che ha rubato dal modo di lavorare di Carlo Ancelotti?

«Mi ha dato tanto dal punto di vista gestionale e mi sono molto vicino al suo modo di essere allenatore nello spogliatoio. Anche il mio carattere è un po' frutto della nostra frequentazione».

Anche se per lui prima di tutto ci sono sempre stati i risultati: tanti risultati.

«Quelli sono sotto gli occhi di tutti e non credo si possa discutere perché sono tanti e sono evidenti, ma tutti sono stati frutto della sua grande capacità di leggere le partite».

In che senso?

«Ancelotti è un allenatore che sa sempre capire quando è meglio utilizzare un giocatore piuttosto che un altro. Ma non solo, perché riesce a far rendere tutti al 110% delle proprie possibilità e lo fa sempre con il sorriso sulle labbra, senza particolari imposizioni».

Come ci riesce secondo lei?

«Perché li allena bene e li fa star bene, oltre al fatto di saper dare loro le giuste idee sia tattiche che tecniche».

Ricapitoliamo: il gruppo viene al primo posto?

«Assolutamente, e me ne rendo conto ancora oggi».

Cioè?

«Quando noi ex compagni del Milan di quel ciclo ci vediamo, siamo ancora molto uniti e se il gruppo si era formato era sopratutto per merito suo. Aveva sempre la parola giusta al momento giusto. Un grande allenatore, certo, ma anche un grandissimo comunicatore». 

Passiamo alla tattica: con il Milan è diventato celebre grazie all'Albero di Natale, ma ha un modulo di riferimento?

«Nessuno in particolare. Per lui i giocatori vengono prima di tutto. È un allenatore capace di cambiare a seconda delle esigenze».

E poi?

Non ha sempre utilizzato un solo sistema di gioco ma guarda le caratteristiche dei giocatori».

Quindi a Napoli cosa potrà accadere?

«Conoscendolo sono sicuro che guarderà sempre prima la rosa a disposizione e poi deciderà come giocare. Ma comunque è un allenatore molto flessibile e potrebbe cambiare tanto in corsa, sia di partita che di stagione».

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