Il Napoli ha scelto di essere, la Roma di apparire

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Il Napoli ha scelto di essere, la Roma di apparire

Il Napoli ha sposato da anni il profilo basso su acquisti e gestione. La Roma ha invece puntato su top ingaggi

Questa estate il popolino, o almeno una parte del tifo social del Napoli, provava decisamente invidia per come la Roma aveva vinto la Conference League e soprattutto come il club giallorosso avesse fatto una presentazione da brividi per il colpo Paulo Dybala. Qualche esperto di merchandising puntò il dito nei confronti di De Laurentiis per aver perso un’occasione storica come quella di Paulo. C’è chi addirittura dimenticò il percorso societario del Napoli fatto dal 2007 (anno del ritorno in serie A) perchè la Roma aveva vinto la Conference League (finendo settima in campionato). Sempre per l’operazione simpatia, anzi per cavalcare il malcontento, abbiamo letto che Mourinho aveva creato entusiasmo mentre l’aziendalista Spalletti no.

I fatti dicono che dal ritorno in serie A, il Napoli ha un bilancio positivo come trofei e risultati sportivi rispetto alla Roma. Gli azzurri sono andati a podio 8 volte su 15 campionati mentre la Roma 7. Gli azzurri hanno conquistato anche tre Coppe Italia ed una Supercoppa Italiana. I giallorossi una Coppa Italia ed una Supercoppa (vinta con alla guida proprio Luciano Spalletti) ed infine la Conference League.

Mourinho questa estate ha elogiato la società perchè ha speso solo 7 milioni di euro sul mercato. Il buon Josè dimentica però che la sua Roma ha quest’anno il terzo monte stipendi della serie A con poco più di 100 milioni lordi. Solo Juve e Inter pagano stipendi più alti dei giallorossi. Il Napoli è quarto con 70 milioni lordi dopo la rivoluzione estiva. Diversa è stata anche la strategia di mercato di Thiago Pinto e Giuntoli. Il primo ha puntato a nomi roboanti, costati non poco, l’altro ha usato la politica del profilo basso beccandosi anche contestazioni a Dimaro e Castel di Sangro. 

Anche sul piano economico non c’è partita tra Friedkin e De Laurentiis. Vero, il primo ha grandi capitali ma ha preso una patata bollente tra le mani. La Roma ha ancora una forte debitoria che con bond vari e ricapitalizzazioni sta cercando in parte di eliminare. Va dato atto all’americano di aver speso molto anche in cartellini. Aurelio ha invece saggio del rischio d’impresa questa estate quando, fregandosene di tutto e tutti, ha azzerato quasi il Napoli innestando giovani e calciatori con fame. In definitiva, possiamo dire che il Napoli ha scelto di essere (forte) anzichè apparire come la Roma.

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