"Lorenzo, meriti la “10” ma di Diego ce n’è uno"

Chi lo avrebbe detto. Dopo Ezequiel Lavezzi, anche Lorenzo Insigne è precipitato nella trappola dei paragoni scomodi col più grande di tutti i tempi. Diego Armando Maradona: un nome che da queste parti fa rumore, sempre e comunque. Parlar di lui vuol dire farlo col sorriso stampato sul volto, con la faccia un po’ più assente e la mente già in viaggio verso ricordi felici. Parli di Diego e pensi al “dieci”, a quel numero che va oltre le due cifre, contenitore di emozioni e significati limpidi. Il Napoli lo ha ritirato nell’estate del 2000 e da allora lo ha (ri)visto solo in tv, negli attimi di nostalgia che - quotidianamente - bussano alla porta di qualsiasi tifoso. E’ giusto aprire il cassetto e riassegnare la “dieci” a Lorenzo Insigne? Probabilmente no. O forse sì, chissà. Il dibattito è acceso e coinvolge tutti, anche per non perdere l’abitudine a nutrirsi di pallone, in attesa della ripresa del campionato. Il primo calciatore ad indossare il 10 azzurro dopo il fallimento fu Nicola Corrent, che non dimenticherà mai la gara storica contro il Cittadella, data 26 settembre 2004 (3-3 il risultato finale, ndr), che coincise con la prima assoluta di De Laurentiis alla guida del Napoli: «E’ stata un’emozione forte che ricorderò per sempre e che racconterò con orgoglio. Sono stato fortunato ad aver indossato quella maglia in uno stadio stracolmo di tifosi nonostante la categoria. Personalmente, continuerei a ritirare la maglietta numero dieci. Non perché metta in dubbio le qualità di Insigne, che è un grandissimo giocatore, ma per quello che Maradona ha rappresentato, non solo a Napoli. Maradona è un patrimonio del calcio mondiale e ritirare il suo numero è stato un gran bel gesto, una forma di riconoscenza per un grande campione». Riavvolgendo il nastro delle emozioni la numero dieci azzurra conduce a Benny Carbone. Era la stagione 1994/95 quando il “peso” era tutto sulle sue spalle: «Sono un ammiratore di Insigne, è un giocatore che stimo tantissimo. La “dieci” è una maglia molto pesante ma credo che lui possa indossarla perché è un napoletano doc. Per quello che sta facendo vedere a Napoli non avrebbe alcun problema, anzi indossarla potrebbe dargli maggiore forza e responsabilità e permettergli di mostrare ancor di più il suo grande talento». Forza, talento, qualità. Tratti distintivi anche di Igor Protti, proprietario della “dieci” azzurra nella stagione ’97-’98: «Il 10 è un numero magico e a Napoli ha un nome solo. Maradona è la storia, è il giocatore più forte di tutti i tempi. Ma proprio perché è così magico, ed accende la fantasia anche dei bambini, il fatto che il 10 possa ritornare in campo a me piacerebbe molto». Protti fa un esempio: «Mi è successa la stessa cosa a Livorno. La 10 fu ritirata per due anni, poi l’ho rimessa in campo perché ritenevo non fosse giusto restasse mia per sempre. Per caratteristiche tecniche Insigne ricorda il classico fantasista. Se venisse assegnata a lui a me farebbe solo piacere, e poi non dimentichiamoci che è un calciatore napoletano. Ancora oggi sono onorato di aver indossato la maglia del Napoli, figuriamoci quel numero cosa può aver significato per me... Ha un valore immenso, semplicemente fantastico». Claudio Bellucci è stato l’ultimo azzurro ad aver vestivo la “dieci” prima del fallimento. Lo ha fatto dal 1998 al 2000: «Indossare questa maglia è un punto d’arrivo. Il “dieci" a Napoli è un numero pesante, sai di avere grandi responsabilità. Sono dell’idea che ogni ragazzo debba avere l’obiettivo di indossare un giorno quella maglia, allora perché ritirarla? Non parlo solo di Maradona. Insigne ha tutto per poterla meritare: è napoletano, ha talento, e ricopre anche il classico ruolo da numero dieci. Totti ha ragione quando dice che ogni ragazzino romano ha il diritto di sognare questa maglia, e io sono convinto che Insigne possa realmente diventare il Totti napoletano». Una precisazione è però d’obbligo: «Non esisterà mai un altro Maradona nella storia del calcio». Almeno su questo sono tutti d’accordo.