Il tempo sta scadendo

Editoriale  
Il tempo sta scadendo

Ultimissime calcio S.S.C. Napoli. Editoriale per analizzare la prestazione di Milik contro il Genk.

Un centravanti deve buttarla dentro, stop. Senza se e senza ma. Soprattutto in notti del genere. Se poi riesce ad affiancarci giocate di qualità e quant'altro, ancora meglio. E in questo caso probabilmente si tratterebbe anche di un top player o comunque tra i migliori nel panorama mondiale. Il problema invece è che Arkadiusz Milik ha sì un piede da 10, volendo, ma non la fame di un 9. Nulla di male se non fosse per il fatto che il suo mestiere prevede i gol, più di ogni altra cosa. 

Troppe le occasioni sprecate ieri a Genk. Su tre, almeno una va conclusa in rete. Invece si evince ancora una volta l'assenza di grinta e spirito famelico. La voglia di spaccare e divorare il mondo non c'è. Ci sono le potenzialità, sì, ma il tempo intanto sta scadendo. E se ci si ritrova già a rimpiangere Fernando Llorente, un giocatore che in realtà sarebbe la sua riserva, possiamo già tirare le prime conclusioni. 

Una pagelle impietosa ieri per Milik, perché a certi livelli questi errori sono imperdonabili. Se il Napoli non è andato oltre lo 0-0, vanificando di fatto il successo contro i campioni d'Europa, grosse responsabilità sono proprio dell'ex Ajax. Perché lui, da massimo terminale offensivo della squadra, ha l'obbligo di sbloccare il risultato alla Luminos Arena. Specialmente con quelle occasioni all'attivo. Invece ci arriva molle, senza quella voglia di uscire da questo eterno limbo e senza l'orgoglio di chi vuole riprendersi quanto perso in questi anni. 

Arek Milik, attaccante della SSC Napoli

L'arrivo di Llorente, di fatto, sebbene sia arrivato dopo il mancato approdo di Mauro Icardi, è stato comunque un modo per dare una seconda chance a Milik. Seconda occasione che il 25enne sta già sprecando, perché la sensazione è che le gerarchie siano già cambiate: Llorente, svincolato fino a poco fa, è il nuovo punto di riferimento del Napoli di Carlo Ancelotti, mentre Milik per ora è solo una valida alternativa per match secondari. 

Le scelte di ieri lo hanno confermato. Alla prossima c'è il Torino, tappa fondamentale per non uscire già dai giochi in campionato, e spazio al 'turnover' lì davanti: risparmiato Lorenzo Insigne, con una tribuna che in ogni caso meriterebbe vere spiegazioni, e fuori anche Dries Mertens e appunto Llorente. Dentro il tandem Milik-Lozano alla ricerca di gloria, anche perché contro il modesto Genk - perché di una squadra di basso livello parliamo - un attacco da oltre 80 milioni di euro sarebbe dovuto bastare. Se poi si mettono in discussione le scelte di ieri, allora bisogna anche ridiscutere dell'intera qualità della rosa finora giustamente esaltata per completezza e qualità. Ciò che si può recriminare ad Ancelotti, piuttosto, è probabilmente l'intera gestione del periodo con alcune evidenti sbavature, certificate da risultati e prestazioni. 

Ma ieri anche con Milik e Lozano si poteva e doveva vincere facilmente. Il problema è che questi due, nella sera del grande riscatto, steccano clamorosamente. E se il messicano può aggrapparsi ancora sulla storia dell'adattamento - ma ancora per quanto? -, il discorso si fa diverso per un Milik che spreca l'ennesima grande opportunità. Di questo passo, è destinato a sprofondare ancor di più nelle gerarchie partenopee. Llorente vive sicuramente un periodo d'oro che lo sta esaltando oltremodo, ma intanto ha portato in tempi da record tutto ciò per cui era stato chiamato, ossia centrimetri ed esperienza, e soprattutto svolge egreggiamente il compito madre di una prima punta: segna. 

Arek Milik

Debole mentalmente, ma in fondo anche forte. Lo strano caso del dottor Arkadiusz e mister Milik: timido e talvola impacciato in campo, eppure così forte fuori. Perché un doppio infortunio del genere - ricordiamolo - avrebbe ammazzato chiunque. In molti avrebbero smesso di giocare ad altissimi livelli. Invece lui non si è arreso, si è rialzato e ha mostrato di meritare ancora certi scenari. Il problema è che manca ancora quello step per essere il centravanti di una grande squadra. E probabilmente, a causa del doppio incidente che l'ha frenato in un momento decisivo della carriera, non arriverà mai. 

La dimostrazione, del resto, è arrivata anche lo scorso anno. Diversi goal, ma difficoltà complessiva nell'incidere contro le big o in generale contro le squadre di alta classifica. Milik si è rivelato un ottimo attaccante per una squadra da secondo posto, ma non abbastanza per una formazione che vuole vincere davvero. Ecco perché serviva un centravanti totale quest'estate. Ecco perché si è provato fino alla fine a prendere Icardi. Due mesi dopo, complice anche un problemino fisico che ha condizionato il gigante dell'Est, il quadro è questo: il centravanti c'è ma non segna. Nemmeno a un metro dalla porta. Inconcepibile, a questi livelli. Ed è così che si sprecano grandi notti europee. Ed in questo modo che non si compie mai quel benedettissimo passo in avanti.  

di Pasquale Edivaldo Cacciola 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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