Uefa, Čeferin: "Il Mondiale senza Italia è una tragedia, ma l'Uefa può aiutare a costruire nuovi impianti. Stop ai prestiti selvaggi e alle proprietà ambigue. No a salary cap e Superlega"

Le Interviste  
Uefa, Čeferin: Il Mondiale senza Italia è una tragedia, ma l'Uefa può aiutare a costruire nuovi impianti. Stop ai prestiti selvaggi e alle proprietà ambigue. No a salary cap e Superlega

Il presidente della Uefa, Aleksander Äeferin è stato raggiunto dai microfoni di Repubblica e ha parlato della 'questione' Italia e del calcio in generale in una lunga intervista:

Presidente Ceferin, un Mondiale senza Italia è l’Apocalisse?
«Sportivamente, per un Paese tanto passionale verso il calcio, è una tragedia. Ma succede, l’Olanda ha mancato anche l’Europeo. È un’opportunità per cambiare le cose che non vanno».
 
Quali?
«Le infrastrutture. Tra i grandi Paesi europei l’Italia è il più indietro. È una catena: senza infrastrutture non si creano giovani calciatori, senza talenti non si vince. Servono progetti chiari. L’Uefa dà un contributo alle federazioni che presentino piani con partner anche locali, per nuovi campi o centri sportivi. Oggi l’Italia non può ospitare un grande torneo: scarse infrastrutture e stadi obsoleti».
 
Tavecchio, suo grande elettore, si è dimesso.
«È diventato presidente della Figc nel 2014 e ha preso Conte, che in Francia non aveva un top team e che poi è andato al Chelsea. Tavecchio ha preso un altro ct, ma pensate che in due anni si potesse vincere il Mondiale, dopo due uscite al primo turno? Per il resto la Figc ha fatto un buon lavoro».
 
Uva, vicepresidente Uefa e dg della Figc, rischia il posto?
«È un grande professionista, non sarebbe buona cosa per l’Italia. E per me è un ottimo vice».
 
La disfatta indebolirà l’Italia, che ha ottenuto 4 squadre in Champions?
«No, ogni sconfitta può minare la popolarità. La forza politica resta la stessa».
 
L’industria calcio vale l’1 % del Pil mondiale: come conciliare business, sport ed etica?
«Col business etico. Il nodo è la tassa di solidarietà. Chi spende oltre un tetto deve versare la quota della quale ha sforato, per finanziare settori giovanili, sviluppo e infrastrutture».
 
Il salary cap?
«Niente modello Usa, in Europa il tetto dovrebbe essere uguale per tutte le leghe. Ma con la tassa si supera la questione: se fisso il tetto di spesa, supponiamo, a 100 milioni e spendo 120, quei 20 di differenza li restituisco sotto forma di solidarietà. Le storture le vedo bene: un club italiano ha 55 giocatori in prestito, uno portoghese ne ha 25, di cui 24 sopra i 30 anni. I prestiti vanno limitati o vietati e il limite delle rose non può valere soltanto per le coppe. Non tutte le leghe, poi, hanno le seconde squadre».
 
I club sanzionati per il financial fair-play adombrano disparità di trattamento.
«L’Uefa tratta tutti allo stesso modo, grandi e piccoli. Io non faccio il populista, devo essere giusto. Non ci saranno favoritismi, fidatevi».
 
Da avvocato e da presidente Uefa come valuta il presidente della Juventus Andrea Agnelli, inibito in Italia e presidente dell’Eca, l’associazione dei club europei?
«Non posso pronunciarmi, c’è un processo d’appello. Personalmente ho molta fiducia in lui: il suo lavoro sarà utile per il calcio, europeo e italiano».
 
La proprietà nebulosa di alcuni club postula il rischio riciclaggio?
«Soprattutto nei piccoli club. Il problema è serio, serve un fronte comune: Uefa, Fifa, leghe e governi, come per il match fixing lavorano polizia e governi. Abbiamo creato la sezione Protection of the game e un’intelligence».
 
La nuova Champions sfocerà nella Superlega?
«Ho detto ai club che non lo permetterò mai. Venti squadre che giocano sempre tra loro renderebbero noioso il calcio. E chi alleverebbe i giovani? A Maribor, nella mia Slovenia, una città intera vive per la Champions, dai nonni ai nipotini».
 
La Nations League cancellerà quasi le amichevoli tra nazionali europee: l’idea ulteriore è la Global Nations League?
«Ci stiamo pensando, con le altre confederazioni: una final eight per ogni confederazione, nello stesso periodo. Dati i diversi fusi orari, ci sarebbero giornate con 24 ore ininterrotte di calcio».
 
L’Europeo 2020 sarà in 13 Paesi.
«Per i suoi 60 anni: un torneo con legislazioni diverse, monete diverse e Paesi ospitanti senza la propria nazionale che gioca. Nel 2024 si tornerà al classico».
 
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