ESCLUSIVA - Murilo: "Io come Pato, vi racconto la mia favola. Un ostacolo mi divide da Napoli. Con Insigne jr e su Maradona un aneddoto simpatico"

Primo Piano fonte : dai nostri inviati, Pasquale Cacciola e Gianluca Vitale
ESCLUSIVA - Murilo: Io come Pato, vi racconto la mia favola. Un ostacolo mi divide da Napoli. Con Insigne jr e su Maradona un aneddoto simpatico

Appena maggiorenne ma con tanta voglia di sfondare. Murilo Octavio Mendes, semplicemente Murilo per amici e conoscenti, è un ragazzo umile, giunto in Italia con un sogno: diventare un calciatore professionista. Prima Novara, oggi Napoli: da quattro mesi è nel Bel Paese in cerca di una squadra pronta a scommettere sul suo talento. Attaccante duttile, scatto fulmineo e gran fisico: "Sembra Pato", dicono gli addetti ai lavori. Dieci anni spesi dietro ad un pallone, nelle ultime due settimane si è allenato a Castel Volturno con la Primavera di Saurini e, in un paio di occasioni, con la formazione di Mazzarri. Responso positivo ma con un piccolo intoppo di natura contrattuale che, al momento, ne frena il tesseramento. La redazione di CalcioNapoli24.it ha indagato sulla vicenda ed è stata ospite a casa Octavio Mendes tramite gli inviati Pasquale Cacciola e Gianluca Vitale.

Da diversi giorni ti stai allenando a Castel Voturno con il Napoli: come sei arrivato sin qui?

"Sono in Italia da quattro mesi. In passato ero a Novara, in prova; dovevo firmare, poi ho avuto problemi poiché mi manca il passaporto comunitario e così si è deciso di lasciar perdere. In seguito mio padre ha avuto qualche screzio col mio vecchio agente e sono arrivato a Napoli tramite un'agenzia brasiliana".

Eri praticamente del Novara, quindi...

"Esattamente. Potevo anche tornare, dal momento che mi hanno richiamato. Ora però sono seguito da un altro procuratore e insieme abbiamo ritenuto opportuno intraprendere una strada nuova".

Che sensazioni hai avuto della città?

"Napoli è meravigliosa, bellissima. È la città italiana che più mi ricorda il Brasile. Le persone sono calde. Si dice che al Nord la gente sia fredda; non è vero, però riconosco che qui è diversa".

Abiti in una zona molto 'esterna' di Napoli. Hai visitato anche il centro?

"Certo. Sono stato a Mergellina, luogo meraviglioso. Così come altri posti in cui ho passeggiato con gran piacere".

Parliamo di te sotto l'aspetto calcistico: quali sono le tue caratteristiche?

"La mia qualità principale è sicuramente la velocità, poi ho anche un fisico forte. Sono alto 180 cm per circa 72 kg. Calcio bene la palla, con entrambi i piedi. Non nascondo che mi piace fare qualche numero in stile 'joga bonito' durante la partita, del resto sono brasiliano (ride, ndr), ma viene sempre prima la squadra, è ovvio".

C'è chi ti ha paragonato addirittura a Pato...

"Parliamo di un grandissimo calciatore, è arrivato al Milan e in Nazionale. Io devo ancora fare la mia strada, ma con le dovute proporzioni è un paragone che, per tipologia di gioco, ci può stare. Mi vedo molto simile a lui".

Tutti i giovani hanno un idolo. Qual è il tuo?

"In Brasile tutti dicono Pelè, dicono che sia "Il Re" del calcio, ma io, purtroppo, non l'ho visto giocare. C'è un diverbio su chi sia il migliore tra Pelè e Maradona, ma non posso esprimermi poiché non ho visto nessuno dei due. Chi adoro è sicuramente Ronaldo. Anche Ronaldinho Gaucho mi piace tantissimo, ma 'O Fenomeno' è in assouto il più forte che abbia mai visto".

Di Cavani, invece, cosa pensi?

"Fortissimo, capace improvvisamente di inventarsi qualcosa e far goal. Un grande, ho avuto anche il piacere di vederlo da vicino durante gli allenamenti. È umile nonostante tutto, una persona normalissima".

Come è stata la tua esperienza con la Prima Squadra?

"Stupenda. Mi sono allenato due volte con loro, ci ho giocato contro. Sono rimasto molto colpito da Emanuele Calaiò, mi piace moltissimo. Il Napoli ha giocatori fortissimi, tutti sognano questa piazza. Il club è prestigioso, poi il tifo è amore allo stato puro. L'accoglienza è stata ottima, non ho nulla da dire. Mi hanno aiutato sotto ogni aspetto, tutto perfetto".

Hai scambiato qualche chiacchiera con Rolando? Unico in azzurro a parlare portoghese...

"Sì, ma abbiamo parlato solo di calcio. Mi ha chiesto della mia esperienza e dei trascorsi in Brasile. Mi ha augurato buona fortuna per questo percorso".

Hai legato con qualcuno in particolare, in questi quattordici giorni?

"Con tutti: dopo il secondo giorno parlavo già con ognuno di loro come se li conoscessi da tempo. Il più espansivo e curioso è stato Roberto Insigne. Bravo ragazzo, così come gli altri".

Cosa vi siete detti?

"Voleva sapere chi fossi e da dove venissi. Gli ho risposto: «Senti, io non parlo napoletano, non ti capisco!». Lui parlava solo in dialetto (ride, ndr). Un ragazzo bravissimo, comunque".

Ti sei confrontato con Novothny? Ricopre il tuo stesso ruolo e potreste anche alternarvi, qualora andasse tutto bene...

"Sì, anche lui ha chiesto di dove fossi. Più volte abbiamo scherzato insieme, il feeling è nato subito. Quando in campo facevo bene mi diceva "ca***, avete visto il brasiliano?" (ride, ndr). 

Volendo, però, tu puoi giocare anche da seconda punta. Quale posizione prediligi?

"Come dicevo prima, io gioco principalmente per la squadra, quindi mi adetterei alle esigenze del mister. Se proprio fossi libero di scegliere, preferirei partire più indietro. Mi hanno provato in entrambe le posizioni: in linea con Novothny più due esterni a sostegno, così come alle sue spalle con un compagno al mio fianco. La difficoltà della prima punta è aspettare che arrivi la palla, invece da seconda vai a crearti gli spazi. Con la mia velocità credo che potrei essere utile, soprattutto se giocassi a sinistra. Anche se non è poi così fondamentale, la posizione è comunque un dettaglio". 

Che accordo c'è col Napoli? Fin quanto sarai in prova?

"Ora mi sono fermato un attimo perché la società ha apprezzato il mio potenziale ma dice che non ci sono posti liberi per gli extracomunitari. Sto lavorando con il mio agente per aggiustare tutto e risolvere la questione nel più breve tempo possibile".

C'è quindi qualche speranza che tu ottenga il passaporto europeo e venga tesserato dai partenopei...

"Forse sì, ci stiamo lavorando. Stiamo studiando l'albero genealogico. Da extracomunitario sarebbe difficilissimo trovare squadra, non essendo conosciuto".

Hai parlato con qualche dirigente del Napoli in questi giorni?

"Io no, ma ovviamente il mio agente sì. Dice che va tutto bene, sono convinti".

Se la situazione dovesse terminare nel migliore dei modi, che numero ti piacerebbe indossare?

"Ho sempre avuto l'11, è il mio preferito. Mi piace anche il 7, ma l'undici va benissimo. Il nome sarebbe semplicemente Murilo".

Ma come mai, tra tante opzioni, hai scelto proprio l'Italia?

"Perché giocare qui è il sogno di tutti. Calcio classico, bellissimo. Avevo un agente in Brasile che conosceva una persona che poteva portarmi in Italia. Non ci ho pensato su due volte...".

Non hai avuto un po' di paura? In fondo, hai appena 18 anni...

"No, sono andato via da casa quando ne avevo 13. Ho un obiettivo e voglio raggiungerlo. È vero, ogni tanto viene nostalgia, ma è normale. Gioco a calcio da piccolino, mi additavano come prospetto interessante, dicevano che avrei avuto un futuro in questo sport. Mio padre, tuttavia, non veniva mai a vedermi. Poi un giorno qualcosa cambiò: venne e disse: «Questo ragazzo può realmente diventare un calciatore». Da allora mi trasferii a 200km e assaporai per la prima volta la lontananza da casa, dove tornavo solo nel weekend. Inizialmente è stata dura, poi ci ho fatto l'abitudine. Importantissimo mio padre durante il mio cammino, dedico a lui i miei sacrifici. Per me è Dio. Prima viene il Signore, poi lui".

A proposito di religione, anche tu come Cavani sei un atleta di Cristo...

"Sono evangelista e ho una grande fede, un valore che mi ha trasmesso la famiglia. Sono sempre andato in Chiesa e sempre ci andrò. Nella vita ci vuole fortuna come tante altre cose, ma sicuramente la presenza del Signore è essenziale. Dà sempre una mano, e a me l'ha data più volte. Nel calcio e non solo...".

Quando il tuo primo calcio ad un pallone?

"Ho giocato per la prima volta a undici quando avevo sette anni, ma avevo già iniziato col calcio a cinque, sempre come attaccante. Ancor oggi, quando posso, mi ci diverto con gli amici. Una volta compiuti i tredici anni, mio padre mi disse che per diventare un calciatore sarei dobvuto cambiare, così sono passato al campo regolamentare".

Prima di venire a Napoli giocavi col Grêmio Baruerì, dal quale ti sei svincolato. Cosa è successo col club brasiliano?

"Vi spiego dall'origine: ho giocato nel Cruzeiro quando ero piccolo, però avevo un fisico non irresistibile e credevano che non sarei cresciuto più di tanto. Poi sono andato al Gremio Baruerì, dove sono rimasto due anni. Al giorno d'oggi è difficile far carriera in Brasile: conta chi ha i soldi e può permettersi il procuratore importante. Insomma, sono andato via perché non c'erano prospettive. Io guardo sempre avanti, vedevo che lì non potevano esserci miglioramenti. Non ho disputato partite ufficiali con la Prima Squadra, solo con la Primavera. Nel Cruzeiro, invece, nessuna partita ufficiale".

Che differenza hai avvertito tra Italia e Brasile?

"Non tantissima, sicuramente i difensori qui sono più ruvidi. In Brasile è tutta tecnica e velocità, in Italia posizionamento e tattica".

Come ti immagini a vivere costantemente in una città come Napoli in cui vige il 'culto argentino'? 

"È un motivo in più per scherzare. Una volta andai nell'ufficio di un amico, c'erano tante foto di Maradona sulla parete. Per farmi due risate stampai delle immagini di Pelè, ci scrissi su «Lui è il Re» e gliele lasciai in ufficio. Avreste dovuto vedere come si era arrabbiato (ride, ndr). A parte gli scherzi, Maradona certamente ha fatto tanto, addirittura mi dicono decidesse le partite da solo. Ho visto il goal storico contro la Juventus. Lui non calciava, la buttava con le mani, la palla, nella porta. Forte, troppo forte. Ovvio, però, che mi piacerebbe vestire la maglia azzurra e in un clima più brasiliano. Vorrei far parte della storia di questo club, diventare un idolo. Vedremo Dio cosa avrà in serbo per me. Quando arriverà il giorno, sarò pronto".

A Napoli un brasiliano c'è, seppur in prestito: Bruno Uvini. L'hai mai conosciuto personalmente?

"No, personalmente no. Io sono di Belo Horizonte, non di Sao Paulo come è stato scritto da qualche giornale poco informato. Ho giocato contro la sua squadra ma lui non c'era. L'ho seguito spesso in Tv. Difensore all'altezza, sarà importante per il futuro del Napoli".

Avrai seguito sicuramente Armero, visti i suoi trascorsi nel Palmeiras. Che ricordi hai di lui?

"La tifoseria era divisa. Una parte era molto convinta del colombiano e un'altra no. Parliamo comunque di un periodo difficile per il club paulista. Non viveva un momento felicissimo, all'epoca. Pablo ha fatto comunque bene e a me piace tantissimo: è una formula uno, ha una velocità assurda. Per non parlare del balletto. In Brasile esiste il rebolation, lui ha fatto l'Armelation (ride, ndr)".

In estate all'ombra del Vesuvio potrebbe arrivare un altro verdeoro: Fernando del Gremio. Lo ritieni all'altezza?

"Sarebbe perfetto, abbiamo visto nel match tra Brasile e Italia quanto vale. Ho sentito che si parla anche di Damião, bomber di grande esperienza. Gioca in Nazionale e ha disputato le scorse Olimpiadi. Potrebbe sostituire Cavani, ma inevitabilmente all'inizio avrebbe difficoltà".

Ultimamente è spuntato il nome di Wellington Nem, indicato come un piccolo Lavezzi. Cosa pensi di questo accostamento, tu che lo conosci da vicino?

"Sì, il paragone ci sta. Entrambi sono giocatori veloci ed agili. Wellington ha aiutato tanto il Fluminense per la volata scudetto dello scorso anno, è un attaccante importante".

Se l'avventura in azzurro non dovesse finire come speri, ci sarebbe un altro club in cui ti piacerebbe giocare?

"Il Milan, storicamente colonia dei brasiliani. Sicuramente non la Juventus (ride, ndr)".

Se invece arrivasse il passaporto e la chiamata della Nazionale Italiana Under 19?

"Quesito difficilissimo, avrei bisogno di tempo per pensarci. Non escluderei l'Italia a priori, ma dovrei rifletterci su un bel po'. Il Brasile resta il luogo dove sono nato, ma in Italia potrei avere più opportunità e dare una mano alla causa. Veramente non saprei. Spero di iniziare a giocare nel Napoli, poi, per il resto, si vedrà..." .

a cura di Pasquale Cacciola e Gianluca Vitale

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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