Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il direttore del “Il Napolista”, Massimiliano Gallo.
Di seguito le sue parole:
«A me piace il gioco del Napoli, sono uno dei pochi a cui piace. A me piace il calcio serio come lo propone Antonio Conte al Napoli. Il Napoli è secondo in classifica, i risultati parlano chiaro.
Lukaku? Il calcio è una piramide, si parte dal portiere per arrivare agli attaccanti. Gli attaccanti sono oggetto di maggiori critiche. Lukaku fa fatica per una serie di ragioni, alcune attinenti a lui, altre per questioni tattiche. Il modo di giocare del Napoli non valorizza il belga poiché gli arrivano pochi palloni nel corso delle partite. Il Napoli è ingessato perché Conte non ha alternative. Con questo modulo le partite di Lukaku diventano momenti di lotta libera che non valorizzano il giocatore.
Il Bologna ha buttato una partita importante contro la Juventus ed Italiano era uno dei pochi che poteva pareggiare una partita così in quelle condizioni al minuto 87. Il Napoli pensa allo scudetto e contro la Lazio si pensava che la partita potesse finire 0 a 0: nel complesso è stata equilibrata nonostante il Napoli produca poche occasioni da gol. Dopo di che, c’è stata anche una componente “sfortuna” e la Lazio ne ha saputo approfittare.
Non è successo niente contro la Lazio, lo ha detto anche Antonio Conte. Contro la Lazio c’è stato un inciampo dovuto al fatto che il Napoli pensa allo scudetto. Conte sta ricevendo lo stesso trattamento riservato ad Ancelotti.
Non c’è allenatore che conosca Lukaku meglio di Antonio Conte. All’Inter aveva Lautaro Martinez al suo fianco. Ha bisogno di un attaccante vicino a lui. Penso che Conte tornerà al 3-5-2. Tutto dipenderà dal mercato di gennaio. Il Napoli crea poco e Lukaku ne risente. Il belga è un professionista esemplare, non contesta mai ed è sempre rispettoso dell’ambiente.
De Laurentiis e Lotito sono stati bravi. Sembravano sconfitti ma, invece, si stanno giocando la partita politica. Loro parlavano di calcio in termini aziendali, economici e di fatturato e dopo vent’anni tutti parlano il loro linguaggio. Oggi sono i due nuovi rappresentanti del calcio italiano. La Juventus è più olandese che italiana, considerando dove pagano le tasse».