Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Ma soprattutto abbiamo assistito increduli alla vergogna mediatica italiana che quasi ha dimenticato il tentato omicidio di cui è indagato Daniele De Santis a danno di Ciro Esposito, tifoso del Napoli, colpito da un proiettile che gli ha perforato il torace arrivando fino alla colonna vertebrale. La nostra redazione, nel fare il suo lavoro, vi aveva ieri raccontato in anticipo degli scontri a Campo di Giove e soprattutto del clima di tensione e dei pericoli che arrivavano da possibili intersezioni con i romanisti. A distanza di molte ore dal fattaccio siamo in grado di fornirvi una versione dei fatti lineare e non distorta, come fa comodo a qualcuno.
Partiamo dall'arrivo dei tifosi azzurri in zona Tor di Quinto. La domanda è d'obbligo: è mai possibile che la Digos di Roma non fosse a conoscenza del chiosco di 'Gastone'? La dinamica degli incidenti è da ricostruire, ma una cosa sembra essere certa: gli esponenti dei tifo organizzato immortalati nelle immagini erano per soccorrere e non per rispondere all'agguato vile e premeditato di alcuni facinorosi romanisti. Dalla strada si passa al campo. Arrivano informazioni confuse, i gruppi organizzati cercano di saperne di più. Nel settore azzurro all'improvviso arriva una delegazione del Collettivo Viola scortata dalla Polizia a cui avevano riferito che il tifoso partenopeo fosse in fin di vita. Agli Ultras del Napoli viene espressa la più totale solidarietà. I viola garantiscono che il loro gruppo si asterrà dalla coreografia e da qualsiasi coro o esultanza durante la gara. E' solo a quel punto che i leader di Fedayn e Mastiffs chiedono informazioni dettagliate alla Ssc Napoli in primis all'Head of Operations Sales e Marketing del club, Alessandro Formisano. Sopraggiunge anche il ds Bigon. I tifosi vogliono comunicare la propria decisione al capitano azzurro, Marek Hamsik, avendo allo stesso tempo rassicurazioni sulle condizioni del tifoso ricorverato in codice rosso. Tutto avviene con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c'è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull'opportunità di giocare o meno la partita. Gli Ultras del Napoli decidono in segno di rispetto di rinunciare alla meravigliosa coreografia organizzata: si trattava di un gigantesco stemma della Coppa Italia contornato da una foglia di alloro, sui lati invece migliaia di luci intermittenti, già ammirate in Champions, ad innescare uno spettacolo tecnico mozziafiato. Zero cori e incitamento durante la gara alla squadra, tantomeno esultanza in caso di gol. E' proprio al vantaggio di Insigne che gli stessi protagonisti del dialogo trasmesso in mondovisione abbandonano il loro settore per andare al Policlinico Gemelli. Vince la coerenza. Non ce la fanno ad esultare mentre un fratello lotta tra la vita e la morte. In gioco la credibilità dell'intero movimento. All'ingresso trovano Ultras laziali, nemici ma con mentalità rispettabile, e una rappresentanza di tifosi genoani. Il resto è storia nota.
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