ESCLUSIVA - Maniero: "Napoli-Milan? 1 fisso, che ricordi al San Paolo! Quagliarella farebbe carte false per tornare. Quando salvammo Novellino da Zamparini..."

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Maniero in azione con la maglia del VeneziaManiero in azione con la maglia del Venezia

Filippo Maniero, ex attaccante, che ha vestito tra le tante maglie quelle di MilanPadovaParmaVenezia Torino, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24.it alla vigilia della sfida tra Napoli e Milan. 

Cresciuto nella Legnarese, ha esordito tra i professionisti nel 1990 col Padova, dove nel 1994 ottiene la promozione in A e l’anno successivo la squadra si conferma nella massima serie. L’anno in A comincia in salita, 4 sconfitte, poi la svolta con il Napoli: 3-3 al San Paolo, dove Maniero (subentrato nel secondo tempo) trascina gli Euganei in 9 contro 10 con una doppietta e, il tabellone, dal 3-1 per gli azzurri al minuto 84 segna il punteggio di 3-3 al minuto 86.

Che ricordi ha di quella partita e cosa ha rappresentato per lei? 

"La ricordo come se fosse ieri (ride, ndr). E’ una di quelle partite dove ti sembra impossibile aver raggiunto un risultato positivo, noi in 9 e loro in 10, pareggiarla è stato incredibile per il nostro campionato. Per me e la squadra è stata la partita della svolta, sono partite che difficilmente dimentichi, poi al San Paolo…".

Al San Paolo, martedì prossimo, il Napoli avrà una gara importantissima per il cammino in Champions. Lei che l’ha giocata con il Parma, come può giustificare il calo di tensione della squadra di Sarri nella prima giornata?

“E’ sempre difficile arrivare in fondo ad ogni competizione, qualcosina devi mollare. Il Napoli in Italia è una delle favorite insieme alla Juve, la Roma e l’Inter. In Champions, invece, ci vuole anche un po’ di esperienza, bisogna avere giocatori che giochino da tanti anni in competizioni europee. Non è ma semplice affrontare la Champions, nel girone a 4 squadre quando sbagli mezza partita diventa tutto più complicato. Ora può ancora giocarsela ma sarà davvero difficile”.

Che partita sarà invece quella tra Napoli e Milan?

“Il mio pronostico? 1 fisso!”

Passando alla Nazionale, invece, come si spiega la mancata qualificazione al Mondiale 2018?

“Quello che è successo alla Nazionale rispecchia tutto ciò che sta capitando in questi ultimi anni al calcio italiano. Credo che un Ct abbia oggi davvero tanta difficoltà a scegliere dei giocatori da poter mandare in campo. Se prendiamo le prime squadre nostre che giocano la Champions League vediamo che hanno pochissimi italiani che giocano con continuità, lo stesso Napoli ha il solo Insigne che gioca regolarmente”.

Al Parma ha avuto Ancelotti come allenatore, è l’uomo giusto per l’Italia?

“Il mister ha tanta esperienza dalla sua parte e nessuno può mettere in dubbio le sue qualità, il problema è capire se lui avrà voglia di prendere in mano questa situazione sapendo i rischi che può correre. Ci sono tante cose da mettere a posto, l’allenatore è l’ultimo dei problemi attualmente. Per allenare una Nazionale devi più essere selezionatore che allenatore, quelle poche volte che i giocatori si incontrano non credo che un tecnico può avere la bacchetta magica per inventarsi qualcosa”.

E’ per questo che Antonio Conte ha avuto mano problemi, per il suo essere un grande motivatore?

“Si, lui è un vero motivatore. La sua fortuna è stata anche avere il blocco Juve con qualche anno in meno, Ventura in questo è stato un po’ sfortunato”.

Il 7 aprile del 2008 c’è l’addio al calcio giocato, tra i vari Del Piero, Ferrara e Recoba c’è Fabio Quagliarella che era con lei al Torino. Può essere il rinforzo che serve al Napoli nella sessione di gennaio?

“Conosco Fabio, farebbe carte false per tornare al Napoli. Ci ho giocato insieme al Torino e so benissimo quanto è legato alla città a i suoi amici. Tornare dopo quello che gli è successo potrebbe essere la ciliegina sulla torta per chiudere una carriera fantastica. Da parte sua se ci fosse la possibilità tornerebbe di corsa, ma la Sampdoria non credo vorrebbe privarsi di un giocatore del genere, a gennaio non è facile rimpiazzare un giocatore così. Per Fabio e per il Napoli sarebbe però una grande occasione”.

Può essere quindi Inglese il Maniero del Napoli o meglio attendere Milik?

“Aspettare Milik sarebbe come un terno al lotto, non si sa quando e in che condizioni torna, penso più che il Napoli farà qualcosina a gennaio. Inglese sta dimostrando di essere un buon giocatore nel Chievo, ma giocare nel Napoli non è semplice, soprattutto se si tratta di giocare spezzoni di partita, lui è abituato a giocare con continuità”.

A gennaio del 1998 arriva il Milan di Fabio Capello. Lì è circondato da Maldini, Kluivert, Davids, Boban, Ganz e tantissime altre leggende. Come può spiegare il 10 posto in campionato e la rimonta subita in finale di Coppa Italia con la Lazio?

“Ho avuto la sfortuna di capitare nell’anno peggiore del Milan (ride, ndr). L’anno successivo con Zaccheroni alla guida ha poi vinto lo scudetto. Per me sono stati 6 mesi fantastici, a quell’epoca approdare al Milan, Juve o Inter era il sogno di qualsiasi giocatore e io l’ho potuto realizzare. E’ stata un'esperienza fantastica con giocatori fantastici, è andato solo male l’annata. Potevamo salvare la stagione con la finale di Coppa Italia, ma non andò bene nemmeno quella. Sono annate che ci stanno in tanti anni di storia di un club che vuole sempre vincere. Stagione da dimenticare dal punto di vista sportivo, ma sicuramente una grande esperienza dal punto di vista personale in un mondo totalmente diverso dalle altre realtà calcistiche”.

Poi arriva il Venezia…

“Al Venezia 4 anni, tre di A e uno di B vinto, dove ho potuto esprimere al meglio le mie qualità visto che ero nel pieno della maturità calcistica e personale. Essere in cima alla classifica marcatori del Venezia (54 gol e dietro soltanto a Francesco Pernigo, ndr) mi riempie di orgoglio”.

Gennaio 1999, dopo la promozione in A arriva El Chino Recoba dall’Inter. Quanto è servito Recoba al Venezia per la salvezza e quanto il Venezia a Recoba per rilanciarsi?

“Le cose sono andate a braccetto, dal suo arrivo abbiamo cambiato completamente marcia. Abbiamo ottenuto una salvezza che a gennaio sembrava più che impossibile, lui è arrivato con tanta umiltà e ci ha dato una grandissima mano. Per la nostra squadra era un fuoriclasse e un campione unico, la domenica lo dimostrava sul campo a prescindere dai gol ed era la cosa più importante. Abbiamo vinto tantissime partite e per pochissimo non siamo entrati nella zona Europa, sarebbe stato da guinness dei primati. E’ stato davvero molto positivo per noi e per lui il suo arrivo”.

In quegli anni il presidente era Maurizio Zamparini, ci racconti un suo ricordo…

“Zamparini è stato un grande presidente, con noi era una persona e con giornalisti e tv un’altra. Lo Zamparini che vedete voi non è quello vero, è sempre stata una persona buona che cercava di darti una mano in qualsiasi momento, ha sempre trasmesso la giusta tranquillità a noi giocatori. Nei momenti di difficoltà ha da sempre avuto poca pazienza con gli allenatori e cercava di fare a modo suo cambiando troppo velocemente e non ascoltando mai un consigli. La fretta di cambiare ha fatto si che non raggiungesse sempre risultati positivi. Ricordo però il primo anno in A col Venezia dove voleva mandare via mister Novellino. In quel momento i 5-6 più “vecchi” della squadra gli parlammo insieme e gli facemmo cambiare idea ed è stato un bene visto che quella salvezza oltre che per Recoba arrivò proprio grazie a mister Novellino, forse è stata una delle uniche volte che ha ascoltato qualcuno della squadra (ride, ndr)”.

Nel 2005 e senza squadra e arriva l'offerta dei Rangers Glasgow, che decide di accettare. Dopo quaranta giorni senza alcuna convocazione rescinde il contratto. Cosa è accaduto?

“Ancora oggi a distanza di tanti anni non capisco il motivo delle mancate convocazioni. Ero molto indeciso sul trasferirmi così lontano e con un ginocchio un po’ malconcio. Loro però hanno insistito tanto e questo mi ha convinto. In 4 mesi non sono mai stato convocato e ho scelto di rescindere per tornare a casa".

Adesso ha intrapreso la carriera da allenatore partendo dal basso come mister Sarri…

“Sono 5-6 anni che alleno nei Dilettanti, sto cercando di fare un po’ di gavetta. E’ come quando inizi la carriera da calciatore e vieni mandato in prestito in categorie minori. Vivo tutto con molto divertimento, voglio dare i consigli giusti ai giovani che hanno voglia di crescere. Fare l’allenatore di Promozione e di Eccellenza può solo aiutarti nella crescita. Giocare ed allenare sono due cose completamente diverse, si passa dal pensare a se stesso a 25-30 ragazzi insieme. L’esempio di mister Sarri è quello più emblematico, dopo tanti anni di gavetta e di studi puoi arrivare in alto, ma devi essere molto bravo e avere delle tue idee”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE

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