L'editoriale di Corbo per Repubblica che esalta il Napoli di Spalletti:
Una squadra che non s’arrende ma il migliore è Zielinski Il Napoli degli irriducibili trova storie e volti nuovi anche nelle serate cruciali. Alla frontiera del calcio europeo, dentro o fuori alla sesta e ultima partita del girone, trova subito il lampo di quel genietto incompreso tornato da una sofferta esperienza a Crotone, Ounas insegna che può riemergere anche chi affonda in una penosa retrocessione. Il Napoli gioca una partita di autentico calcio inglese. Incontra una squadra tatticamente ingenua, modellata senza arguzie su forza e corsa, pronta sempre a reagire. Cede troppo presto il Napoli al puerile candore di sentire la vittoria subito sua, trovandosi in vantaggio di due gol dopo 25’. Ma ritrova sufficiente grinta e acume quando è costretto a ricominciare dal 2-2. La chiave tattica è decisa dall’infortunio di Lozano, l’ennesimo incidente per questo Napoli mai così tormentato dagli infortuni. Smette di soffrire sulle fasce, perché Lozano a destra e Elmas a sinistra non vanno avanti né dietro, evanescenti in languori insopportabili per Spalletti, che furibondo vede svanire il tesoretto di due gol raccolto in così poco tempo, un gol di Ounas e l’altro di Elmas . L’inserimento sulla destra di Malcuit consente a Di Lorenzo di alternarsi nelle proiezioni offensive. Una serie di stop e sorpassi su quella corsia esorcizza il gigantesco terzino Bertrand . Si deve proprio a Di Lorenzo la preparazione del terzo gol, sempre sulla destra, dove Ounas raddrizza l’assist del terzo gol, il secondo di Elmas, giocatore di ruolo indefinito e profondi chiaroscuri, ma a Spalletti piace. Il Napoli della prima ora è facile da raccontare. Male nella fase difensiva, si evidenzia l’assenza di Koulibaly ma anche la mancanza di metodo. Difesa male, non marca. Né il centrocampo con Demme le fa da schermo. Bene però la fase offensiva, perché nel tandem del 4-2-3-1 c’è lo Zielinski che Spalletti con lodevole fiducia ha sempre aspettato. Zielinski scommette tutto il suo talento nella nuova posizione, non è più sottopunta. Partendo da dietro, almeno trenta metri più giù, impone scatti brevi e vincenti grazie alla sua qualità finissima di palleggio ma sa anche disegnare traiettorie verticali al millimetro che si infilano nelle larghe maglie inglesi. Del congegno offensivo si rende prezioso come prima punta Petagna. Sgobba come si chiede ad un uomo di sincera disponibilità alla fatica, ma si distingue anche per lucidità, freddezza e altruismo quando indovina i tempi per passare a Elmas che lo raggiunge sulla sinistra. Della sua doppietta, Elmas deve tanto a Petagna. Della vittoria invece il Napoli deve ancora di più a Zielinski, il migliore, un perentorio capitano che domina la sua zona, che dà anche spiragli di luce alla manovra sempre verticale secondo il nuovo corso, tracciato da Spalletti. In questo cammino accidentato l’allenatore si rivela il miglior acquisto di Aurelio De Laurentiis. Non c’è guaio che lo spaventi. Non si arrende mai, e la squadra con lui. Chiunque giochi.