Il Corriere dello Sport osanna il lavoro di Antonio Conte in piena lotta per lo scudetto del Napoli ad una giornata dalla fine del campionato:
E così Antonio Conte, l’allenatore di un Napoli per certi versi irripetibile e giunto a un solo centimetro dalla gloria azzurra eterna, potrebbe diventare venerdì l’unico uomo capace di conquistare dieci scudetti sommando quelli vinti da calciatore (5) e da tecnico (4). Sembra facile, ma a 48 ore dalla partita decisiva contro il Cagliari quel centimetro vale la maratona di New York. Una fatica immane, titanica volgendo lo sguardo al 2-2 con il Genoa, allo 0-0 con il Parma e all’imponente dose di attesa mescolata all’ansia. Al Tardini, dopo la follia della penultima giornata che ha confermato il vantaggio di un punto sull’Inter a 90 minuti dal gong, Conte è stato molto chiaro: l’osso è in bocca ma ora è il Napoli a doversi prendere questo scudetto. Il concetto totem da sfoderare con il Cagliari? Facile dire la tenacia, la carica, il cuore, l’unione che fa la forza. Troppo scontato. Per trovare la forza necessaria a chiudere i conti dopo aver dominato la stagione collezionando 22 giornate su 37 al primo posto davanti ai colossi, potrebbe essere sufficiente la memoria: dieci mesi fa c’erano solo macerie e vuoti giganti, oggi c’è una squadra vera, resiliente nell’accezione scientifica di chi non si rompe mai, che sta lottando per il titolo. E mica solo questo.
L’idea finale è che Conte avrĂ compiuto il vero capolavoro della sua giĂ trionfale carriera, se riuscirĂ a tagliare il traguardo davanti all’Inter. Intanto perchĂ© il Napoli, per rosa e potenza, qualitĂ e quantitĂ , è di certo inferiore all’Inter. Basti pensare che gli azzurri hanno il quinto attacco del campionato insieme con la Fiorentina, ma il suo tecnico ha bilanciato creando la miglior difesa d’Italia e la seconda d’Europa. Dicevamo: in mezzo ai calcinacci di dieci mesi fa, con la squadra reduce da un decimo posto a -41 dall’Inter, Conte è partito dalla ricostruzione dell’anima e dei corpi, restituendo al gruppo convinzione, personalitĂ , mentalitĂ . Senza Zielinski e Osimhen, e dopo aver spento la voglia di andare di Anguissa, Di Lorenzo e Lobotka, a gennaio s’è ritrovato primo. Puntando sull’organizzazione, la regolaritĂ , l’equilibrio, la capacitĂ di assorbire i colpi e di reagire a qualsiasi difficoltĂ . Poi, però, arriva il mercato: Kvara va al Psg e il Napoli, capolista e nel momento di maggiore convinzione collettiva, perde la sua stella. E insieme imprevedibilitĂ , fantasia e talento senza un sostituto in grado di colmare la voragine. Â
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Il lavoro estivo sul mercato, però, era stato eccezionale. E così Conte spreme ogni goccia di calcio e tutti i gol possibili da McTominay, mai così incisivo e brillante, e Anguissa: senza coppie gol all’altezza di Lautaro-Thuram e con poche frecce negli archi di ognuno dei suoi ad eccezione di Lukaku (in doppia cifra solo alla 28ÂŞ giornata), punta sui centrocampisti piĂą adatti. E cambia modulo cinque volte: 3-4-2-1, 4-2-2-2, 4-3-3, 3-5-2, 4-2-3-1 per ovviare all’incredibile serie di infortuni che dal 25 gennaio inaugura l’anno nuovo e un’emergenza mai chiusa. Tant’è che venerdì il Napoli si giocherĂ lo scudetto senza Lobotka, Buongiorno e Juan Jesus, e con Neres, il vero vice Kvara, non al meglio. GiĂ . Senza considerare le nuvole all’orizzonte futuro: ma questa è un’altra storia. Quella da raccontare è di un allenatore che per scudetti potrebbe superare il Trap e Capello, diventando l’uomo della stella e di una squadra che in dieci mesi ha recuperato 41 punti all’Inter. PiĂą uno. Ecco perchĂ© sarebbe il capolavoro vero di una carriera. Il vernissage è venerdì al Maradona.Â