Cdm - Non si può pensare di ipotecare la qualificazione se in 70minuti non si tira mai in porta

Rassegna Stampa fonte : Corriere del Mezzogiorno
Cdm - Non si può pensare di ipotecare la qualificazione se in 70minuti non si tira mai in porta

Non si può pensare di ipotecare la qualificazione ai gironi di Champions in casa propria se in settanta minuti non si tira mai in porta. E’ la nota, amara, della prima notte europea al San Paolo. Quella lieta (meno male) consente al Napoli di raddrizzare una partita che si era messa storta col gol di Muniain allo scadere del primo tempo. Finisce 1-1 e la bolgia del San Mames non fa più tanto paura. La squadra di Rafa non ha nelle gambe la forza di palleggiare, non ha il gioco sincronizzato dell’Athletic di Bilbao, ma ha i campioni. Ha in squadra un certo signor Gonzalo Higuain che d’improvviso si sveglia e decide. Decide di fare tutto da solo, di costruirsi un’azione da manuale, di far gol e di scuotere tutti i suoi compagni.

È il settantesimo di una partita troppo importante per continuare a trascinarsi stancamente subendo la foga e il gioco avversario. Un minuto dopo Callejon toglie finalmente la maschera e diventa l’attaccante che ha fatto le fortune di Rafa la scorsa stagione. Affonda da sinistra, il tiro è preciso, manca di un soffio la rete del vantaggio. Esce alla distanza il Napoli, e i cinquantamila infiammano la notte magica di Fuorigrotta. Persino la panchina del buon Valverde si sorprende. Il primo tempo era stata tutta un’altra storia. Il Napoli dà subito l’impressione di non soffrire gli undici baschi di Valverde. L’Athletic non fa paura e allora Rafa chiede e ottiene un approccio spavaldo e anche intenso. Senza far troppo i conti, evidentemente, con un carico di benzina minimo nelle gambe che si sarebbe esaurito dopo quindici minuti dal fischio di inizio. Eppure in quel quarto d’ora c’erano state due occasioni d’oro da poter e dover sfruttare. Minuto sette, Insigne è da solo davanti a Iraizoz, non aggancia una palla dai sedici metri, liscia la mezza girata e butta al vento un gol che avrebbe realmente intimidito gli undici biancorossi, arrivati a Fuorigrotta col sostegno, caldissimo, di seicento tifosi. La rasoiata di Callejon da calcio piazzato per Higuain sottoporta è una parabola perfetta. Sono trascorsi sedici minuti e l’argentino non trova il tempo. Viene da rodere le mani a Rafa, anche perché la sua squadra cala ritmo e intensità e soprattutto nulla può di fronte ad undici grandi palleggiatori avversari. Veniamo all’altra nota lieta: dai fischi agli applausi, il protagonista è Walter Gargano, unico cagnaccio di un centrocampo lento e mai propositivo. Lui, quello fischiato dai quarantamila col Paris Saint Germain, solo perché due stagioni fa era passato all’Inter ed aveva osato rivelare che da bambino giocava alla play station con i nerazzurri, è stato il migliore. E i tifosi dimenticano l’affronto.

I fischi vengono riservati ad un altro giocatore azzurro (l’altra nota amara), Lorenzo Insigne. E provocano la reazione stizzita dell’attaccante napoletano quando Benitez lo richiama in panchina per Mertens. La serata di Insigne non è felice, Antonio Conte (in tribuna) dovrà rivederlo e lui lascia il campo reagendo verso chi lo fischia. Al suo posto il belga dimostra di essere più in palla. Nel finale fuori anche Hamsik per Michu. Il Napoli chiude in crescendo, ci prova Mertens, Higuain trova l’istinto di Iraizzoz più forte dei suoi tiri. Rafa dovrà rodersi ancor di più le mani, la sua squadra non è esistita per settanta minuti ma nei restanti ha creato oltre cinque palle gol. La trasferta a Bilbao non sarà una passeggiata, ma non è proibitiva.

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