A Torino si fa la storia, a Napoli la sceneggiata: un San Paolo arlecchino a metà è orrendo

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A Torino si fa la storia, a Napoli la <i>sceneggiata</i>: un San Paolo <i>arlecchino</i> a metà è orrendo

Mentre la Juventus batte l'Atletico Madrid, a Napoli il Comune e De Laurentiis si scontrano per il colore dei sediolini del San Paolo. Uno scenario irritante

La serata di ieri, in fin dei conti, è stata storica. Con le dovute proporzioni, il divario tra Juventus e Napoli non è mai stato così ampio, almeno idealmente. Se per i tifosi più accaniti - quelli legati maggiormente alla maglia ma un po’ più distanti dalla mera realtà -, il distacco tra le due non è elevato, la realtà è ben diversa.

La Juventus fa la storia, a Napoli ci si scontra per i sediolini

Cristiano Ronaldo ha mosso altri tre passi nella Storia del calcio, in una carriera che lo porrà nelle vicinanze di Maradona e Pelé per qualità devastante e continuità di rendimento. Nello stesso momento, al massimo qualche ora prima, alla Mostra d’Oltremare si è assistito a scenette davvero poco edificanti.

Va bene che la burocrazia ha tempi lentissimi, però la storiella del restyling sul San Paolo - quando finirà -, verrà ricordata come una barzelletta, una sceneggiata di proporzioni bibliche. Mettendo da parte le promesse elettorali sulla costruzione di un nuovo stadio, vecchie ormai di quasi dieci anni, le discussioni su sediolini e bagni ormai sono protagoniste di collage che riassumono slittamenti su slittamenti nell’inizio dei lavori (la burocrazia questa è).

San Paolo ‘arlecchino’ a metà, una schifezza cromatica

Fa sorridere, amaramente però, l’idea che il San Paolo possa avere due tipologie diverse di colori sui sediolini: toni azzurri all’anello superiore, toni arlecchineschi in quello inferiore. Insomma bisogna non far arrabbiare alcun colore, come recita un vecchio detto. Diciamoci la verità, uno stadio multi-multicolore fa ampiamente schifo.

Nella questione tra Comune e De Laurentiis nessuno ha piena legittimazione:

  • il Comune ha avuto ragione in passato a non accettare proposte irrisorie da parte del Napoli per cedere lo stadio (la Corte dei Conti sarebbe intervenuta immediatamente), ed è coerente nel volere sediolini azzurri per favorire l’identificazione con squadra e città;
     
  • il Napoli fa bene a portare avanti - a torto o a ragione - una sua linea sui sediolini essendone l’unico beneficiario, ma ha torto nel voler essere preponderante: in fondo i soldi non li mette il club e non li mette De Laurentiis di tasca sua. Se il proprietario di casa vuole ristrutturare e l'affittuario ne gode - non a spese sue -, quest'ultimo non può avanzare tutte le pretese possibili.

Il San Paolo - che, ricordiamolo, ogni anno ha una deroga perché non a norma UEFA sempre per via dei sediolini -, viene reso a malapena sufficiente solo e soltanto grazie ai fondi delle Universiadi. Altrimenti sarebbe rimasto - e non è detto che non possa rimanerlo in parte - il solito ‘cesso’, per dirla in una maniera tanto cara a De Laurentiis. Il quale, in questa querelle, vuole avere tanto (voce in capitolo) con poco (i soldi investiti non sono suoi, il Napoli è in fitto). Nel frattempo la Juventus, presa senza motivo come paragone, continua ad allontanarsi in campo e fuori. Evidentemente non hanno mai avuto problemi sui fondi o sui colori dei sediolini.

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